Maternità e disoccupazione: cosa vuol dire essere mamme in Italia
Per dieci giorni non ho scritto, ma c'è un motivo e credo che quello che dirò oggi potrà interessare le future mamme e in generale le donne.
Ho fatto la trottola tra gli uffici di Roma per avere informazioni circa la mia posizione di donna incinta senza un lavoro. Mi sono recata alla sede Caf vicina a casa, dove un signore, "esperto" di maternità e disoccupazione, mi ha gentilmente ricevuto nella sala d'attesa perché, a suo dire, non c'era bisogno di ricevermi nello studio e di ascoltare quello che avevo da chiedergli. Nonostante abbia insistito, facendogli capire che prima di compilare moduli avevo bisogno di sapere quello a cui avevo diritto vista la mia posizione, questo gentile "esperto" non mi ha ascoltata e solo dopo venti minuti mi ha chiesto, per l'ennesima volta: "ma quindi lei non ha ancora partorito?", per l'ennesima volta mi ritrovo a rispondere: "come le ho detto sono al terzo mese", lui mi guarda perplesso e dice: "ah, quindi se le cose stanno così lei non ha diritto a nulla. Gli assegni erogati dall'Inps possono essere chiesti solo dopo la nascita del bambino".
Me ne vado scocciata per l'atteggiamento con il quale sono stata trattata e per come, in generale, trattano le persone anziane e le donne incita che erano lì con me. Un ufficio Inps dovrebbe ascoltare i problemi dei cittadini e dare delle risposte sicure, non riceverli nella sala d'attesa e dare risposte imprecise e approsimative.
Dopo essere stata in altri uffici dove le cose non sono andate meglio in quanto a trattamento riservato ai cittadini anziani e alle donne incita, concludo che certe istituzioni non funzionano nonostante viva nella capitale. La città eterna rischia di esserlo anche per la non tempestività delle risposte date dagli uffici pubblici.
Decido di rivolgermi al Caf Uil del paese in cui sono nata e finalmente riesco ad avere delle risposte che, udite udite, non somigliano neppure lontanamente a ciò che mi ha detto quel gentile "esperto" di maternità e disoccupazione. Tuttavia scopro un'amara verità ovvero che le donne in gravidanza che non hanno un lavoro perché precarie e che svolgono molte supplenze nelle scuole statali a tempo determinato, come la sottoscritta, e che magari non godono della disoccupazione a requisiti ridotti oppure di quella ordinaria in quanto, lo scorso anno, hanno lavorato ma non sono riuscite a raggiungere i requisiti di idoneità non hanno diritto, secondo le leggi italiane, all'indennità di maternità.
L'unica cosa a cui si ha diritto sembrerebbe si tratti di una forma di assegno erogato dall'Inps tre mesi prima del parto e due mesi dopo il parto oppure agli assegni comunali per la maternità, la cui domanda deve essere presentata entro sei mesi dalla data del parto presso il proprio municipio. Chi si trova nella mia stessa situazione ma vuole saperne di più, può leggere direttamente sul sito dell'Inps. Se invece qualcuno ha notato delle discrepanze in ciò che ho scritto oppure è a conoscenza di qualche dato che mi è sfuggito non esitate a scrivermi!
Ho fatto la trottola tra gli uffici di Roma per avere informazioni circa la mia posizione di donna incinta senza un lavoro. Mi sono recata alla sede Caf vicina a casa, dove un signore, "esperto" di maternità e disoccupazione, mi ha gentilmente ricevuto nella sala d'attesa perché, a suo dire, non c'era bisogno di ricevermi nello studio e di ascoltare quello che avevo da chiedergli. Nonostante abbia insistito, facendogli capire che prima di compilare moduli avevo bisogno di sapere quello a cui avevo diritto vista la mia posizione, questo gentile "esperto" non mi ha ascoltata e solo dopo venti minuti mi ha chiesto, per l'ennesima volta: "ma quindi lei non ha ancora partorito?", per l'ennesima volta mi ritrovo a rispondere: "come le ho detto sono al terzo mese", lui mi guarda perplesso e dice: "ah, quindi se le cose stanno così lei non ha diritto a nulla. Gli assegni erogati dall'Inps possono essere chiesti solo dopo la nascita del bambino".
Me ne vado scocciata per l'atteggiamento con il quale sono stata trattata e per come, in generale, trattano le persone anziane e le donne incita che erano lì con me. Un ufficio Inps dovrebbe ascoltare i problemi dei cittadini e dare delle risposte sicure, non riceverli nella sala d'attesa e dare risposte imprecise e approsimative.
Dopo essere stata in altri uffici dove le cose non sono andate meglio in quanto a trattamento riservato ai cittadini anziani e alle donne incita, concludo che certe istituzioni non funzionano nonostante viva nella capitale. La città eterna rischia di esserlo anche per la non tempestività delle risposte date dagli uffici pubblici.
Decido di rivolgermi al Caf Uil del paese in cui sono nata e finalmente riesco ad avere delle risposte che, udite udite, non somigliano neppure lontanamente a ciò che mi ha detto quel gentile "esperto" di maternità e disoccupazione. Tuttavia scopro un'amara verità ovvero che le donne in gravidanza che non hanno un lavoro perché precarie e che svolgono molte supplenze nelle scuole statali a tempo determinato, come la sottoscritta, e che magari non godono della disoccupazione a requisiti ridotti oppure di quella ordinaria in quanto, lo scorso anno, hanno lavorato ma non sono riuscite a raggiungere i requisiti di idoneità non hanno diritto, secondo le leggi italiane, all'indennità di maternità.
L'unica cosa a cui si ha diritto sembrerebbe si tratti di una forma di assegno erogato dall'Inps tre mesi prima del parto e due mesi dopo il parto oppure agli assegni comunali per la maternità, la cui domanda deve essere presentata entro sei mesi dalla data del parto presso il proprio municipio. Chi si trova nella mia stessa situazione ma vuole saperne di più, può leggere direttamente sul sito dell'Inps. Se invece qualcuno ha notato delle discrepanze in ciò che ho scritto oppure è a conoscenza di qualche dato che mi è sfuggito non esitate a scrivermi!
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