Questo è il sito web di Sara Durantini. Libri editi oltre a racconti, brevi saggi e articoli pubblicati, nel tempo, su riviste, periodici e blog. Gli ambiti di interesse: autobiografia femminile, letteratura al femminile. Tra le autrici che hanno suscitato maggiormente il suo interesse: Colette, Marguerite Duras, Annie Ernaux, Anaïs Nin, Nathalie Léger, Sylvia Plath, Simone de Beauvoir, Virginia Woolf, Anne Sexton, Chandra Livia Candiani, Alice Munro.
mercoledì 22 giugno 2011
Rileggendo Murakami: Tutti i figli di Dio danzano
giovedì 16 giugno 2011
Aleph... Come fu che il cagnolino rise
Se vi interessa di seguito alcuni link utili:
http://www.radiomeridiano12.com
http://comefucheilcagnolinorise.blogspot.com/
mercoledì 15 giugno 2011
Truffa allo Stato: meglio il carcere della vita
Sono stanca di queste persone meschine, che trascorrono la giornata pensando di fregarti.
Le considero persone che non hanno progetti, che non hanno ambizioni, che non sognano. Questa è la cosa più triste di tutte. Trovarsi a contatto con persone che non sognano, impegnate a scavare nelle vite altrui con il solo scopo di agguantare, attraverso l'imbroglio, quanto più possibile. Tutto ciò mi deprime, mi fa sentire impotente di fronte ad una situazione che pare aggravarsi sempre più.
Si va dai manager falliti ormai pieni di debiti, ai consulenti a partita iva che fatturano sessanta giornate di lavoro su progetti che ne richiedono venti effetivi, per non parlare della segretaria single, sfruttata e seviziata (in ogni modo possibile) dal direttore oppure del giornalista pubblicista che ancora vive con mamma, gestisce una piccola rivista sul web e si atteggia, con suoi dipendenti (che manco paga) e che sono molto più giovani di lui, a grande esperto di giornalismo e dell'ambiente editoriale.
Mi chiedo quando, queste persone, hanno smesso di sognare, quando si sono dette che non avevano più nulla da perdere, che potevano persino permettersi di finire in carcere perchè tanto sarebbe stato molto più fico della misera e squallida vita che stanno conducendo adesso. Quando ha avuto inizio tutto questo?
Ho avuto modo di parlare con persone che preferiscono truffare (meglio omettere chi) pur di trovare una soluzione ai loro problemi, all'abisso nel quale sta precipitando la loro vita. Hanno lo sguardo spento, smarrito, ti guardano ma in realtà non ti vedono, non ascoltano quello che gli altri dicono e forse non sono neppure in grado di ascoltare se stessi. Queste stesse persone parlano delle loro prossime truffe come fossero progetti. Sorridono mentre raccontano del loro futuro.
giovedì 2 giugno 2011
Rileggendo Annie Ernaux: Non sono più uscita dalla mia notte
Ci
sono libri che toccano corde talmente profonde del nostro io da non riuscire a
comprenderle fino in fondo. Questo è uno di quei libri. Non sono più uscita
dalla mia notte di Annie Ernaux si insinua nelle pieghe della memoria, là dove
i ricordi si fanno opachi e il dolore sussurra, senza mai gridare. Ernaux ci
accompagna in un viaggio silenzioso, costellato di immagini frammentate, come
polvere che si deposita su vecchie fotografie. Il linguaggio è asciutto, quasi
chirurgico, eppure ogni parola sembra custodire un abisso di emozioni represse.
Non c’è spazio per l’oblio: ogni pagina ci riporta al centro di quel vuoto che
la malattia e la perdita scavano, lasciandoci senza fiato. La sua scrittura non
offre consolazione, ma un confronto diretto con ciò che resta, con ciò che
siamo quando il mondo intorno a noi crolla. E, alla fine, ci ritroviamo a
guardare la nostra fragilità con occhi nuovi, ancora incerti, ma più
consapevoli.
Alla morte di mia madre, ho stracciato quell'inizio di racconto e ne ho cominciato un altro che è stato pubblicato ne 1998: Une femme. Per tutto il periodo in cui ne completavo la stesura non ho mai riletto le pagine che ho redatto durante la sua malattia.
Era
come se mi fossero precluse, vietate: avevo consegnato a esse la cronaca di
quei mesi, di quei giorni, senza sapere che sarebbero stati gli ultimi della
sua vita. L'inconsapevolezza del futuro — forse tipica di ogni scrittura,
senz'altro tipica della mia — assumeva così un aspetto terribile. In un certo
senso il diario di quelle visite mi aveva condotto verso la morte di mia madre”.