venerdì 19 agosto 2011

Daccapo: Il realismo magico nell'ultimo romanzo di Dario Franceschini

"Qui dentro troverai scritti cinquantadue nomi. Sono i nomi dei tuoi fratelli e delle tue sorelle". "Ti prego trovali e portameli qui. Sono tutti figli miei".
E' con queste parole che inizia il viaggio attraverso la straordinaria bellezza della vita di Iacopo Della Libera, il protagonista del nuovo romanzo di Dario Franceschini, Daccapo, edito per Bompiani.
L'esistenza di Iacopo, figlio del notaio Ippolito, viene sconvolta dalle parole del padre che, giunto in fin di vita, si rivela al figlio. Racconta di sé con parole citate poc'anzi, si svela al figlio incapace di credere a ciò che gli viene detto. Ippolito decide di mettere a nudo la seconda vita condotta per quasi tutta la sua esistenza e chiede un favore al figlio: poter vedere, prima di morire, tutti gli altri figli.


Come una tela che viene squarciata da una mano conosciuta, così la vita di Iacopo viene distrutta, nell'arco di poche ore, e al suo posto si crea una massa nebulosa di sogni, delusioni, rimpianti, una complessità di emozioni difficilmente decifrabile da lui stesso, educato ad un esasperato formalismo e a qualsiasi forma di riluttanza verso ogni forma di sentimento.
Saranno alcune indicazioni fornitogli dal padre a guidarlo verso un mondo surreale, poco distante dal suo paese in provincia di Ferrara, un luogo dove dovrebbe essere celata la verità.

Eppure quello che scopre Iacopo è ben lontano da ciò che lui si aspettava di scoprire. Il viaggio che affronterà si trasformerà ben presto in un viaggio interiore costituito da forti emozioni tanto da fargli perdere, in più di un'occasione, i sensi. Iacopo scaverà nella sua vita, interrogandosi sul significato dei rapporti stretti fino a quel momento in particolare con i genitori e con la moglie, docile e fedele compagna la quale, tuttavia, sembra anch'essa imprigionata in un formalismo ancora più radicato di quello di Iacopo.

Sarà grazie a Mila, stupenda ragazza e figlia di una prostituta che ha seguito le orme della madre, che Iacopo verrà a conoscenza non solo dei nomi e degli indirizzi dei suoi fratelli ma soprattutto toccherà con mano la Vita, in un quartiere di prostitute (le amanti del padre), che sanno amare, sanno raccontare, sognare, giocare e soprattutto ridere. Una delle cose che colpisce Iacopo appena incontra Mila è proprio il suo viso sorridente, i suoi occhi penetranti, il suo profumo. E' la conoscenza della Vita a sconvolgere Iacopo, a fargli capire che fino a quel momento ha sempre vissuto dentro ad una finzione, in un film non suo.

Colpi di scena si alternano a momenti di narrazione distesa contornata da un alone di magia, intessuta di segreti popolari, ricordi, sogni, visioni. E questa è proprio la peculiarità della scrittura di Dario Franceschini, che propone, così come nei romanzi precedenti (in particolare quello pubblicato nel 2006, sempre da Bompiani, Nelle vene quell'acqua d'argento), una ballata d'amore e di magia, che sfiora il realismo per poi tuffarsi nel surreale. Potrebbe ricordare il realismo magico che Bontempelli aveva messo nero su bianco nei suoi romanzi.

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