Ebook: il futuro dell'editoria nel panorama italiano
Scrivendo di libri e toccandoli con mano quasi ogni giorno, non potevo sottrarmi da alcune riflessioni sorte in seguito a parecchi articoli che ho letto nell'ultimo periodo relativi il futuro dell'editoria e il nuovo modo di fare e pensare la cultura.
La situazione si prospetta, su scala mondiale, assai differente tra America ed Europa (per Europa mi riferisco in particolare alla situazione italiana che, almeno al momento, è quella che ci interessa maggiormente). Se da un lato, in entrambi i continenti, ci si sta avviando verso un futuro che tratterà il libro come una reliquia, un oggetto da collezione, qualcosa che si terrà esposto in vetrina e magari si farà vedere ai nipoti quasi con orgoglio, dall'altro America ed Europa stanno reagendo in maniera differente rispetto alle nuove tecnologie che vedono l'informazione e la cultura divenire sempre più digitalizzata.
Interviste a manager, filosofi ed editori americani dimostrano la loro lungimiranza in merito all'argomento. Grazie ad un pensiero versatile verso le nuove tendenze, la classe dirigente della cultura e dell'editoria americana ha capito, anticipatamente, le ragioni di una scelta che potrebbe sembrare azzardata. Tra le più interessanti interviste vorrei ricordare il pensiero di Tim O'Reilly, editore americano, secondo cui la scomparsa dei libri di carta è voluta dagli editori stessi non tanto perché diminuisce il numero dei lettori quanto perché la logica industriale tende a spostare l'attenzione verso una macchina molto meno costosa nella produzione di libri: gli ebook riducono i costi che riguardano la produzione e la distribuzione del libro cartaceo.
Un altro aspetto nel panorama americano di questo nuovo modo di fare l'editoria e di pensare la cultura è l'auto-pubblicazione. Quando si sente questa parola, la tendenza generale è quella di considerare il libro auto-prodotto inferiore graficamente ma soprattutto contenutisticamente rispetto ad un libro messo sugli scaffali delle grandi catene di distribuzione da una casa editrice. La realtà non è così. Parecchi scrittori hanno deciso di firmare accordi con Amazon e azzerare il costo dell'editore, presentando al pubblico un libro ben fatto sotto ogni punta di vista. Tanti di loro si affidano anche a editor oppure si confrontano con altri lettori, pubblicando sul proprio blog i capitoli del loro romanzo e accettando qualsiasi tipo di critica e suggerimento.
E poi ci sono i casi di scrittori che nascono sul web, diventando famosi ed accreditati grazie appunto alla piattaforma di Amazon. Tra questi si potrebbe ricordare Amanda Hocking: basta riportare qualche numero per capire chi è questa ragazza americana: 17 libri scritti, 2 milioni di copie vendute.
Come detto sopra, l'Europa sta reagendo con lentezza e reticenza. Qualche caso sporadico di scrittore che abbandona la propria casa editrice per abbracciare il self publishing lo troviamo in Francia: Maurice G. Dantec ha annunciato che il suo nuovo libro, Satellite Sisters, sarà disponibile in formato digitale e diffuso tramite Amazon.fr. Ma Dantec è vecchio del mestiere. Da alcuni suoi libri sono stati tratti dei film e da anni ha un pubblico che lo segue e che sicuramente lo farà anche su Internet.
La situazione italiana, in confronto alla linearità, allo spirito critico e profondamente acuto della società americana, lascia perplessi. Pochi dati, spesso incoerenti tra loro o contraddittori appaiono sugli stessi quotidiani o su quotidiani differenti a distanza di pochi giorni gli uni dagli altri. Un articolo apparso su Wired.it proprio in questi giorni annuncia che non solo le vendite di ebook da parte della popolazione maschile sono elevate (si parla del 70%) ma anche che il panorama delle piattaforme per la distribuzione di ebook è ancora più affascinante dell'ebook stesso. Tra queste piattaforme, sottolinea Wired, è bene dare la notizia della nascita di mEEtale, un portale che permette agli scrittori emergenti di pubblicare e vendere i propri lavori online (qui trovate l'articolo per esteso).
Tuttavia, appena due giorni fa, Affaritaliani.it riporta dati tutt'altro che entusiasmanti. Si parla dell'elevato costo degli ebook (dai 4 ai 15 euro) e delle difficoltà di leggerlo, in quanto lo si può fare solo su e-reader con il quale è stato aperto la prima volta (se volete approfondire cliccate qui).
Il Corriere della Sera invece intervista Martin Angioni, country manager di Amazon.it, alla vigilia della "Legge Levi" che prevederà, dal primo settembre, il congelamento degli sconti sui libri al 15% per i librai e al 25% per gli editori. Angioni espone alcune perplessità che riguardano la suddetta legge, in quanto non va a sanare uno dei problemi che da sempre l'Italia porta con sé e che non le fa onore: il basso numero dei lettori (qui trovate l'articolo scritto da Mastrantonio Luca).
Insomma la situazione italiana è molto più intricata di quella americana. Varie voci, spesso vacue e prive di fondamento si alternano ad analisi critiche e puntuali le quali, tuttavia, restano casi isolati in un mare di fango.
Il punto è che non si stia combattendo una guerra tra ebook e carta stampata, tra digitale e non, quello che si sta affacciando sul panorama mondiale è un nuovo modo di fare la cultura, un nuovo modo di pensare l'editoria e, se vogliamo, anche una nuova strategia, magari più interessante, per attirare le nuove generazioni verso il sapere e la conoscenza. Sarebbe quindi saggio guardare alla situazione che si sta sviluppando oltre oceano con una certa curiosità e accettare questi mutamenti, queste tendenze. Il nuovo spaventa, sempre e comunque, ma non possiamo farci spaventare se vi è la possibilità di un miglioramento comune.
Nel frattempo si attendono dati certi e voci realmente informate sui fatti, affinché le nostre riflessioni possano diventare ancora più concrete.
Ps: per le informazioni relative la situazione editoriale americana mi sono servita delle interviste e statistiche riportate negli articoli di Giuseppe Granieri, giornalista e blogger attivo sul quotidiano La Stampa.
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