Un nuovo modo di fare e pensare l'editoria e la cultura ha portato a cambiamenti repentini nella filiera editoriale stessa, modificando quelle figure che, nei decenni precedenti, apparivano come intoccabili mentre ora sono in balia dei cambiamenti frutto delle innovazioni tecnologiche in atto. Il panorama editoriale italiano sta osservando le conseguenze della cultura digitale, prima fra tutte (ma non unica) l'affascinante quanto intricato mondo del self-publishing. Molti autori lo stanno sperimentando anche se siamo ancora lontani, come si è visto negli articoli precedenti, da quel dialogo tra autori-editori cartacei-case editrici online che invece sta avvenendo in America.
Il self-publishing ha portato al mutamento della figura dello scrittore, alla centralizzazione che sta assumendo nei confronti delle opere pubblicate, alla consapevolezza delle proprie potenzialità nella promozione del libro e nell'interazione con i lettori. Come sottolinea Giuseppe Granieri in un suo illuminante articolo apparso su La Stampa, L'ascesa dei nuovi autori, "accanto agli scrittori ancorati ad una visione tradizionale, c'è una nuova generazione di autori. Sono autori nuovi non perché siano al debutto, ma perché interpretano in modo contemporaneo il loro ruolo. E non stiamo parlando solo del manipolo di pionieri che Amazon ha raccolto sotto l'ombrello di questa nuova feature". Di nuovo dobbiamo guardare ciò che accade oltreoceano per renderci conto di quanto sia vero e realizzabile tutto ciò: gli autori usano twitter, il loro blog, e tutti gli strumenti che internet metta a disposizione per entrare in contatto con i lettori e per affermare la loro autorità sull'opera scritta. La cultura digitale, ha affermato Granieri, "sta dimostrando come la tecnologia abbia abilitato un accesso all'authorship completamente nuovo. Abbattute le barriere in ingresso (l'accettazione da parte di un editore, la delega a quest'ultimo del controllo dell'opera) e costruito in modo più efficace un potenziale rapporto diretto con il mercato, la geografia del talento sta cominciando ad aggiornare le proprie mappe".
Eppure se la cultura digitale, trattata in questi termini, può dare buoni frutti, lo stesso meccanismo di fare cultura potrebbe essere fuorviante quando si parla di informazione e giornalismo. Edoardo Segantini, in un articolo apparso sul Corriere della Sera, Il mercato dei media e le regole dell'attenzione. Meccanismi e distorsioni di un sistema, ha richiamato il concetto espresso da Guido Rossi sul Sole 24 Ore, "quello che un tempo era il mercato dell'informazione sta diventando mercato dell'attenzione". Se da un lato la ricerca e lettura di informazioni su Internet, stando comodamente spalmati sul nostro divano, può apparire conveniente in termini economici oltre che personali, visto il tempo che si risparmia con un semplice clik, dall'altro non ci si può esimere dal notare come l'eccesso di informazioni relative un argomento di nostro interesse non è, il più delle volte, sinonimo di qualità dell'informazione stessa. E questo accade perché, come osserva Segantini riportando l'esempio del famigerato News of the World, "si esasperano i sistemi per conquistare l'occhio e l'orecchio dei lettori, degli ascoltatori, dei telespettatori".
La cultura digitale, in termini di informazione e giornalismo, sta dimostrando un eccesso della quantità a scapito della qualità. E quindi, come scrive Luca De Biase in un articolo apparso sul suo blog, L'alba di un nuovo giornalismo, "emerge il problema dei modi con i quali si può rinnovare il sistema dei filtri selettivi e critici, per via tecnologica o culturale, con lo scopo di rivalutare la qualità non solo del sistema dell'informazione nel suo complesso ma anche delle sue componenti e persino di ogni singolo elemento informativo". Gli algoritmi che si nascondono dietro l'informazione e la cultura digitale si prestano all'attenzione del pubblico. E' il pubblico che decide, anche sono con un clik, che quella notizia ha valore, può essere condivisibile, linkata, commentata, citata, ripresa e, in alcuni casi, ampliata ed interpretata.
Se il pubblico amplia ed interpreta un'informazione, inserendola in blog, siti, forum, community, mettendola a disposizione di altri utenti che possono, a loro volta, condividerla, linkarla, commentarla, va da sé che l'essenza stessa del giornalismo amplia i suoi orizzonti, mutando linguaggio, stile e anche veste grafica con la quale era solita presentarsi. Così come si sta delineando la categoria degli "autori nuovi", accanto ai giornalisti tradizionali si sta facendo strada la categoria dei "giornalisti nuovi", persone che nascono sul web e sanno leggere le innovazioni tecnologiche in atto con una versatilità e una forza mai viste prima.
Resta in ogni caso il problema dell'eccesso di informazioni e quindi di un tipo di giornalismo, appunto non tradizionale, che potrebbe essere fuorviante per il lettore. Tuttavia entra in gioco la metodologia con la quale viene costruita l'informazione stessa, le fonti sulle quali si basa, la veridicità di queste fonti e l'accessibilità delle stesse da parte dei lettori. La trasparenza e la sincerità dell'autore permette al lettore di farsi un'idea sull'iter fatto nella costruzione di quell'informazione.
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