E' la campagna vicentina che fa da sfondo a questo romanzo intenso, il primo romanzo di Mariapia Veladiano, La vita accanto, edito da Einaudi, vincitore del Premio Calvino 2010 e finalista del Premio Strega (vinto da Edoardo Nesi con Storia della mia gente). La vita accanto è un libro doloroso, quel dolore che potrebbe sfiorare ognuno di noi, in qualsiasi momento della nostra vita, quel dolore di fronte al quale ci si arrende oppure si combatte.
Rebecca ha capito, fin da quando era bambina, quale sarebbe stato il suo ruolo nel mondo: marginale, confinato in una zona d'ombra, alla larga dagli sguardi altrui. Per tutta la vita Rebecca è sempre stata attenta a calibrare le parole, controllare i movimenti del proprio corpo, a non essere indiscreta o inopportuna, a non arrecare disturbo: una vita trattenendo il respiro e tutto ciò a causa della sua bruttezza. Rebecca, nome ebraico il cui significato è "colei che piace agli uomini" è nata brutta. "Non sono storpia" racconta di sé la protagonista "per cui non faccio nemmeno pietà. Ho tutti i pezzi al loro posto, però appena più in là, o più corti, o più lunghi, o più grandi di quello che ci si aspetta. Non ha senso l'elenco: non rende".
La madre di Rebecca, dopo la sua nascita, viene travolta dal dolore, si arrende ad esso e a causa di ciò non prenderà mai in braccio la bambina, le negherà gli sguardi, le carezze, i baci, i gesti di affetto, non la abbraccerà neppure quel giorno che Rebecca cadrà battendo la testa sul marmo duro e freddo. La madre scivola in un mondo suo, dove le bugie del passato si mescolano al presente.
Anche il padre di Rebecca nutre delle reticenze nei suoi confronti: l'impossibilità di poter aiutare la moglie da un lato e i rimorsi per un passato poco chiaro dall'altro inaridiscono il suo cuore e non gli permettono di rapportarsi con la figlia. La presenza di Erminia, sorella del padre di Rebecca, è devastante tanto per i due coniugi (che sentiranno minacciata la loro intimità, o ciò che resta di essa, dall'aggressività verbale di questa donna) tanto per Rebecca la quale si illude di essere accettata e amata dalla zia che però l'abbandonerà non appena diventerà una ragazzina. A crescerla ci sarà Maddalena, che ha dovuto rinunciare alla sua famiglia, morta in un incidente stradale, e riverserà su Rebecca tutto il suo amore accompagnandola verso l'età adulta.
Le sofferenze che aleggiano in questa famiglia verranno alleviate dalla stessa Rebecca che si legherà sempre di più a Maddalena, stringerà amicizia con Lucilla e la signora De Lellis (una grande concertista che finge una vita che non le appartiene). Rebecca imparerà a reagire al dolore, scaverà nel suo passato e scioglierà la matassa che tormenta da anni la sua famiglia.
Con una scrittura limpida, poetica, descrizioni sublimi e ricercate, Mariapia Veladiano accompagna il lettore all'interno della storia, presentata non come un dramma familiare ma come una favola che infonde speranza. La passione e le doti di Rebecca dimostreranno che il dolore si può sconfiggere, così come le bugie e le maldicenze.
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