Maurizio Ferraris |
Questa inettitudine è frutto di una politica che, da un lato, ha trasformato efficienti industriali in meri servitori dello Stato attraverso sottili mezzi di propaganda che deviavano l'attenzione verso situazioni che non rispecchiavano la realtà (si veda l'articolo scritto da Barbara Spinelli su La Repubblica, L'irruzione della realtà), dall'altro sta provocando una serie di reazioni a catena dannose per un Paese come l'Italia tanto che neppure i giornali online e cartacei hanno potuto, negli ultimi mesi, sottrarsi dal sottolineare l'angoscia (come l'ha definita Francesco Manacorda nell'editoriale apparso su La Stampa il 13 settembre) nella quale siamo precipitati.
Siamo di fronte ad una svolta epocale che sta avendo ripercussioni anche sul mondo filosofico e sul pensiero comune. E' come svegliarsi dopo un lungo sonno e vedere che, attorno a noi, la situazione non solo è cambiata ma addirittura peggiorata. E sembra non ci sia una la parola fine a questo periodo senza speranza e senza futuro.
A farci riflettere, dal punto di vista filosofico, è stato Maurizio Ferraris che ha scritto il manifesto del New Realism apparso su La Repubblica l'8 agosto. Ferraris spiega come sia necessario restituire una nuova identità al realismo che, secondo il mondo postmoderno, "è stato considerato una ingenuità filosofica e una manifestazione di conservatorismo politico. La realtà, si diceva ai tempi dell’ermeneutica e del pensiero debole, non è mai accessibile in quanto tale, visto che è mediata dai nostri pensieri e dai nostri sensi".
La copertina del saggio di Zygmunt Bauman, Il buio del postmoderno |
Ferraris non sembra della stessa opinione di Bauman, ridefinendo le parole-chiave del New Realism ovvero "Ontologia, Critica, Illuminismo". In pratica Ferraris vuole ridare smalto e valore al "realismo" ma anche alla "verità" e ai "fatti" attaccando un filone di pensiero filosofico che da Nietzsche ("non esistono fatti ma solo interpretazioni") fino ad Heidegger.
Al dibattito pubblico hanno partecipato anche altri filosofi, come Emanuele Severino che, prendendo le distanze da questo pensiero filosofico, asserisce, in un articolo apparso sul Corriere della Sera il 31 agosto, che "se il realismo della scienza moderna non vuol essere semplice, ingenuo senso comune, allora è una tesi filosofica, è cioè quel realismo filosofico la cui potenza e complessità concettuale e i cui rapporti con le concezioni non realistiche sfuggono completamente al moderno sapere scientifico - e sarebbe un peccato se sfuggissero anche al nuovo realismo, stando al modo in cui esso è stato presentato".
Così dicendo Severino addita una certa leggerezza e anche alcune lacune filosofiche al pensiero di Ferraris (sostenuto anche da Umberto Eco). A riprova della validità della sua tesi, Severini sottolinea che "non può esserci esperienza umana di ciò che esiste anche quando l'umano non esiste; e quindi l' affermazione che la realtà è indipendente dall'uomo finisce anch'essa con l'essere una semplice fede o quella forma di fede che è il grado anche più alto di probabilità".
Fermezza, scetticismo, leggerezza, comunque voglia di discutere e parlare di questo tema che, proprio in un periodo , come direbbe Bauman, "buio" porta l'uomo a porsi delle domande. Le risposte, o meglio l'inizio di un cammino da percorrere, potrebbe essere rappresentato dal Convegno internazionale organizzato proprio da Maurizio Ferraris che si terrà a Bonn nella primavera del 2012 e al quale parteciperanno filosofi come Paul Boghossian, Umberto Eco e John Searle, oltre a due giovani colleghi di Severino, Markus Gabriel (Bonn) e Petar Bojanić (Belgrado).
Nel frattempo non possiamo che documentarci per non arrivare digiuni a questo appuntamento.
Direi che il ritorno della realtà esterna a cui ci invita il NR porta a riconoscere l'alterità della Natura, attualmente asservita all'uomo. Ma anche la dimensione del corpo dimenticato nella società e nell'educazione-
RispondiEliminaMarco
Sono d'accordo. E spero vivamente, come ho detto nell'ultimo post inserito, che si giunga ad una risposta al dibattito (lo vedremo anche dal Convegno) concentrandosi proprio sull'uomo senza spostare troppo l'attenzione sulla politica e sull'etica (certo non le si possono escludere)che potrebbero portare alle risposte e alle soluzioni più facili.
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