Negli artisti amo la franchezza forse ancor più dell'originalità creativa che scaturisce dalle loro opere. Quando leggo un'intervista in cui l'artista in questione si apre totalmente, svelando anche i lati meno conosciuti del proprio lavoro, apprezzo l'uomo che è in lui prima ancora di vedere le sue opere. Jonathan Viner rientra in questa categoria, anche se, a dire il vero, le sue tele già le conoscevo (come penso molti di voi).
Una delle voci più eclettiche del pop surrealismo internazionale, i quadri di Jonathan Viner sono approdati in famose Gallerie come la Sloan Fine Art di New York ma anche la Dorothy Circus Gallery di Roma.
E' interessante vedere come le sue idee, riversate sulla tela, si arricchiscano, immagine dopo immagine, di tematiche molto attuali come la violenza, l'alienazione, i repentini cambiamenti che sono spesso alla base di stati d'animo turbolenti, in conflitto tra loro. Nei suoi quadri tutto ciò si anima e prende vita grazie ad una rappresentazione che attinge al simbolismo e al surrealismo più tradizionali.
Come si è visto per molti artisti pop surrealisti come Naoto Hattori, David Stoupakis, Mark Ryden e Ray Caesar (ma la lista potrebbe continuare), anche per Jonathan Viner quello che avviene nel processo di realizzazione dell'idea è un flusso di coscienza, un marasma di pensieri che si aggrovigliano per poi sciogliersi e liberarsi sulla tela. Nulla è programmato e ragionato. E soprattutto nulla avviene a livello conscio. Sembra proprio che l'arte di Viner sia protesa a creare un legame con il pubblico che ammira le sue opere: la creazione di qualcosa che sia fedele a ciò che si agita nel suo animo avrà un destinatario, ovvero il pubblico.
Jonathan Viner ha ammesso, in più interviste, di aver sofferto di attacchi d'ansia durante l'adolescenza. Crescendo ha cercato, soprattutto attraverso l'arte, di fissare sulla tela le sue ansie trasformandole in elementi meravigliosi e graficamente utili per la resa degli stati d'animo dei soggetti dipinti. Le ragazze raffigurate sono suggestive, i corpi sono nudi e magri, abbandonati a lenzuola poco accoglienti, dopo l'amore con un uomo adulto (un volto che ricompare, in molti quadri: gli zigomi scavati, gli occhi cerchiati e stanchi, la barba incolta, un vago senso di abbandono e spossatezza). Queste ragazze sono ritratte anche in atteggiamenti quotidiani, mentre scendono le scale, mentre sfornano un "dolce", allo specchio, in bagno oppure semplicemente al telefono. Tuttavia in ogni immagine c'è un elemento simbolico che destabilizza, disorienta e crea un disagio tanto nell'osservatore quanto nel quadro stesso.
L'uso di colori freddi che contrastano con rossi cupi e toni scuri rende ancor più sospesa l'atmosfera e diametralmente opposti i soggetti dei quadri rispetto ai simboli che li circondano. Nonostante ciò il legame che li unisce è saldo e non teme cedimenti tanto forti sono i significati, citati poc'anzi, ai quali si appellano.
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