Maurizio Ferraris |
Le scorse settimane si è parlato del Manifesto del New Realism elaborato e presentato da Maurizio Ferraris sulle pagine di Repubblica, manifesto che ha aperto le porte ad un dibattito che vede coinvolti filosofi, linguisti, sociologi ma anche studiosi e gente comune.
Nei giorni scorsi, Guido Traversa, in un articolo apparso su Il Manifesto ha ripercorso la storia di questo dibattito, senza fermarsi agli ultimi mesi ma facendo anche un rapido excursus sull'ermeneutica degli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso ovvero, come asserisce Traversa, "quella strana ma coerente in sé linea che parte da due scuole inizialmente incompossibili: diciamo per comodità il Circolo di Vienna, con i suoi fatti e non cose, con il suo criterio di significato come verificazione, e l'ermeneutica heideggeriana ancora legata negli anni Venti all'Essere".
Giuliano Ferrara, direttore de Il Foglio, scrive in un articolo apparso sul quotidiano il 22 agosto (con un mese di anticipo rispetto a Trasversa) che "non è la prima volta che a sinistra nasce un dubbio radicale e si installa all’incrocio tra il deposito culturale delle vecchie ideologie e le follie dell’Italia di questi ultimi vent’anni" e a questo proposito cita L'umiltà del male, (edito da Laterza), di Franco Cassano che ha fatto parecchio discutere nella primavera di quest'anno.
La copertina del libro di Franco Cassano, L'umiltà del male |
Partendo dalla figura del Grande Inquisitore dei Fratelli Karamazov di Dostoevskij, Cassano scava nel personaggio del Grande Inquisitore, la cui complessità è rappresentata dal riconoscimento dell'imperfezione umana e della sua innegabile debolezza. La riflessione fatta da Cassano si riversa inevitabilmente sulla politica; il sociologo infatti scrive: "uno dei rischi più gravi oggi è quello di rifugiarsi in una sorta di repulsione antropologica nei riguardi delle plebi dominate dal consumismo, sulle quali l’egemonia non ce l’hanno più i sermoni dei chierici, ma la seduzione pianificata dei piazzisti". Da Cassano non escono parole quali populismo mediatico, anche se il rimando ai fatti più attuali della politica italiana interna sono ben visibili.
Giuliano Ferrara |
E' interessante l'opinione di Traversa quando afferma che "realismo si dice in tanti modi e l'etica e la politica, così tante volte chiamate in causa dallo scorso luglio, non possono non farsi abili nel dirne le differenze e scegliere di conseguenza la via realistica da seguire". Ci si augura, per una più facile comprensione e soluzione del dibattito, che si vada a scavare fino ad arrivare alle radici della questione (e in questo senso le aspettative nei confronti del Convegno a Bonn sono elevate) senza fare troppo appello alla politica odierna e all'etica le quali, pur non potendo essere escluse dal dibattito, rischierebbero, probabilmente, di spostare l'attenzione facendo posto all'atteggiamento più semplice ed eseguibile sul piano pratico.
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