Scrittura, tecnologia e memoria: la riflessione filosofica nell'ultimo saggio di Maurizio Ferraris, Anima e iPad

Alla luce delle riflessioni espresse da Fulvio Papi nel saggio curato dalla Borutti, il rapporto tra filosofia e scrittura rientra appieno nel discorso relativo le finalità pratiche della filosofia. Come ricorda Papi, "il libro conferisce la credibilità della enunciazione" anche se, nei tempi antichi, il libro veniva innalzato ad oggetto sacro e proprio per questo motivo, escluso dalla fruizione comune.
Il libro a stampa prevede la figura di un autore che ha scritto il testo esplicitato tra le pagine del libro stesso. In questo caso, se si pensa al pensiero decostruzionista derridiano, l'autore si ritrova di fronte a una situazione imbarazzante volta a ridurre il suo pensiero originario.
Papi sottolinea che il mutare del mezzo di comunicazione porta ad un mutamento del pensiero stesso, va da sé che l'evoluzione dell'uomo non è lineare ma "simbolica". All'interno di questa struttura simbolica sono soggette a mutamento anche le definizioni stesse della suddetta struttura: alla definizione di scrittura si associa quella dell'autore e del suo essere uomo. La definizione di scrittura si caratterizza in base alla memoria, alle passioni, al coinvolgimento emotivo, al vissuto e al pensiero dell'autore. Ma queste definizioni rientrano in una struttura ancora più grande che riguarda l'atto pratico della filosofia.
Con l'avvento di internet e l'ipertesto questa situazione cambia. L'ipertesto racconta un mondo sensibile ai mutamenti esterni, un mondo onirico, quasi surreale, che esiste e non esiste, che si contraddice, che replica, che poco costruisce, andando inevitabilmente verso la perdita della voce dell'autore. La perdita e il vuoto è ciò a cui tende l'ipertesto.
A distanza di anni rispetto a quando Fulvio Papi ha espresso questi concetti, il pensiero filosofico è mutato adattandosi al tempo e alla storia. Ciò che, nei secoli scorsi, era stato trattato come reliquia, il libro appunto, ora è alla portata di tutti coloro che vogliano attingere da esso conoscenze, sapere oppure trascorrere alcuni momenti di piacere e relax.
Su questo discorso sembrerebbe innestarsi il saggio di Maurizio Ferraris, Anima e iPad, edito da Guanda. Quello che tenta di spiegare Ferraris è la stretta correlazione tra la parte spirituale, eterna e in generale la più profonda dell'uomo con uno strumento, l'iPad appunto, nato da una delle menti più lungimiranti della tecnologia contemporanea e che ci ha lasciati pochi giorni fa, Steve Jobs.

Lasciare una traccia di se stessi, avere la certezza (o cullarsi nell'illusione della stessa) che, anche dopo la nostra morte, noi saremo ancora presenti attraverso testi, foto, video e tutto ciò che la tecnologia sta mettendo a disposizione per sopperire alla nostra ansia di passare inosservati, di restare tra la "massa", di essere irriconoscibili. La riflessione filosofica riguardo l'iPad e la scrittura ci porta a guardare al passato per meglio ragionare sul nostro presente e su ciò che verrà.
Nessun commento: