Maurizio Ferraris |
Postmodernismo o New Realism? Pensiero debole o pensiero forte? Realtà o interpretazione dei fatti? In questo blog si è parlato del dibattito, iniziato durante l'estate e prolungatosi per tutto l'autunno, tra Maurizio Ferraris e Gianni Vattimo, sottolineando anche gli interventi di filosofi, linguisti e giornalisti (per citare alcuni nomi Barbara Spinelli, Giuliano Ferrara, Emanuele Severino, Umberto Eco, Guido Traversa e Franco Cassano).
Il dibattito non si esaurisce sui maggiori quotidiani italiani, nei blog o su siti internet che trattano di filosofia e politica, al contrario la querelle continua e proprio tra qualche giorno, esattamente il 7 novembre, si terrà un Convegno presso l'Istituto Italiano di Cultura di New York al quale parteciperanno Maurizio Ferraris, Petar Bojanic e Gabriel Markus (che lo affiancheranno al prossimo Convegno a Bonn), Paolo Boghossian, Mario De Caro, Akeel Bilgrami, Giovanna Borradori, Ned Block, Alvin Goldman, Armando Massarenti e Riccardo Viale oltre ad Umberto Eco e Hilary Putnam.
Gianni Vattimo |
Durante il Convegno di New York del 7 novembre, si tratteranno i temi fino a questo momento discussi sui quotidiani italiani e sui siti internet. Se da un lato Ferraris chiamerà in causa la necessità di una nuova identità al realismo, la concretezza dei fatti escludendo le varie interpretazioni e mettendo quindi in discussione il moderno e il postmoderno e le sue rappresentazioni ideologiche, dall'altro avremo chi mostrerà un atteggiamento perplesso, chi farà domande, chi vorrà qualche spiegazione in più sul New Realism (come affermava Guido Traversa nell'intervento apparso su Il Manifesto). Perplessità e maggiori spiegazioni le stesse che sono stata richieste da Pier Aldo Rovatti, in un articolo apparso su La Repubblica il 26 agosto, esponente del pensiero debole insieme a Gianni Vattimo.
Umberto Eco |
Ed è proprio ricordando le parole di Guido Traversa relative il fatto che "ci sarebbe da sapere se il New Realism intende contrapporsi all'ermeneutica come suo semplice opposto e soprattutto (...) se è ben chiara ai suoi sostenitori la causa storica della genesi dell'ermeneutica" e quelle di Pier Aldo Rovatti "pensiero debole e postmodernità non possono essere sovrapposti. Forse la postmodernità ha fatto il suo tempo, mentre il pensiero debole era e rimane una maniera di leggere l'intera filosofia, mettendovi decisamente al centro la questione del potere. Nasceva infatti come uno strumento di lotta contro ogni violenza metafisica e di conseguenza sospettava di ogni fissazione oggettivistica della Verità (...) Quando, oggi, si riduce tutto ciò a una querelle semplificata tra fatti e interpretazioni, si corre il pericolo di evacuare proprio questa sostanza etico-politica e di ridurre il pensiero debole a una specie di barzelletta", che si apre un nuovo squarcio sul dibattito che renderà tanto interessante quanto formativo il Convegno di New York: una strada che continuerà oltreoceano sfociando su una grande piazza o, per meglio dire, una città, per l'appunto Bonn.
Nella speranza di abbracciare la verità, dalla quale nessuna teoria filosofia o crisi politica, può prescindere.
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