Narrano che Sartre ne rimase incantato e prima di lui André Gide. A questi due grandi uomini, colti e ambiziosi, si associano altri personaggi del mondo letterario francese ma anche del panorama artistico: uomini e donne che hanno mitizzato, criticato, messo in discussione ma comunque pur sempre amato una delle scrittrici più controverse dell'Ottocento, Colette. Oggi ricorre l'anniversario della sua nascita (28 gennaio 1873) e, per renderle omaggio, si ricorda la sua vita da scrittrice nonché attrice di teatro e cinema tra passioni e trasgressioni.
Personalmente mi sono avvicinata ai romanzi di Colette ancora giovane, quando "la sua lingua, gradevole quasi fino all'eccesso" oltre alla "sicurezza nella scelta delle parole, la delicata sensibilità per le sfumature" (sono frasi di André Gide) non sempre venivano capite e ben interpretate dal mio ancora acerbo animo. C'è anche da dire che capire e interpretare Colette è difficile se non, talvolta, impossibile. La scrittrice dello scandalo: così ne parlano tuttora i giornali proprio perché molto spesso, davanti a Colette, si è soliti inciampare nello stereotipo della donna seduttrice, amante, incline ai piaceri della carne maschile o femminile (nessuno escluso).
Raccontare Colette seguendo un'ottica di questo tipo potrebbe voler dire ridurla a quel genere di scrittrice di serie b, di romanzetti rosa conditi da qualche scena piccante senza tener conto delle sfaccettature della sua persona che, di conseguenza, l'hanno portata a diventare la scrittrice che noi oggi conosciamo. Willy (Henry Gauthier-Villars), il suo primo marito, spinse l'acceleratore sulla sua indole da ammaliatrice iniziandola alla vita mondana parigina oltre che alla carriera da scrittrice (sulla quale puntava molto dal momento che i libri di Colette venivano pubblicati a nome di Willy stesso e solo molti anni dopo il nome di Colette apparve accanto a quello del marito!) e diventando la "causa" di un tipo di linguaggio e intreccio narrativo tanto affascinante quanto pericoloso proprio perché il rischio di identificare Colette con un tipo di letteratura pruriginosa era, ed è ancor oggi, sempre in agguato.
Eppure, separatasi da Willy, Colette dimostrò non solo di essere una prolifica scrittrice ma anche un'artista versatile capace di esibirsi a teatro, di recitare come protagonista di alcuni film tratti dai suoi romanzi (tra questi è bene ricordare Minne), di scrivere per testate giornalistiche e di interessarsi di arte tanto da svolgere l'attività di critico, oltre a fare la traduttrice e prestare il suo volto per la pubblicità di una nota marca di sigarette.
Donna intelligente, anticonformista, seducente, colta, che amava il divertimento e la libertà (non nel senso che la intendevano le suffragette dell'epoca, per le quali Colette dichiarò non molta simpatia: "si meritano la frusta e l'harem"). Una donna che ha trasformato la sua vita in un eterno vagabondare, quasi in modo irrequieto per trovare, probabilmente, quella serenità che l'aveva accompagnata durante l'infanzia: ricongiungersi con la Colette che era stata a Saint-Sauveur-en-Puisaye, il paese che lasciò con la famiglia e che tanto rimpianse negli anni successivi.
Nessun commento:
Posta un commento