I have a dream: ricordando Martin Luther King, esempio per le generazioni future
Circa un anno fa, iniziai una lunga supplenza presso un'istituto comprensivo vicino a Cipro (Roma Nord). Italiano e storia in una terza e in una quarta elementare. Ricordo questi bambini, particolarmente intelligenti e molto sensibili, reduci da un quadrimestre fatto di supplenti che entravano e uscivano dalle loro classi ripetendo sempre gli stessi argomenti. Mi trovai a prendere in mano una situazione alquanto disastrosa. Cominciare il nuovo programma a metà anno non è semplice, ma le classi mi seguirono e insieme riuscimmo a raggiungere i primi obiettivi.
Era più o meno febbraio quando, nella classe quarta, leggemmo uno stralcio del discorso di Martin Luther King tenutosi nel 1963 davanti al Lincoln Memorial di Washington: I have a dream. Discutere con i bambini di diritti civili e discriminazioni razziali ha un sapore diverso rispetto a quanto può uscire dalla bocca di un adulto. Senza scadere nella banalità, vorrei solo aggiungere che la discussione continuò per alcuni giorni lasciando libero sfogo alle loro opinioni.
Ieri 16 gennaio, come ogni terzo lunedì del mese di gennaio, è stata celebrata la giornata di festa nazionale in onore di Martin Luther King (voluta da Reagan nel 1983). Premio Nobel per la Pace nel 1964 (l'anno dopo il discorso I have a dream) Martin Luther King è (usando le parole dell'attore Samuel L. Jackson, il quale interpreterà Dr.King nell'opera The Moutaintop): "un uomo che sacrificò la sua vita per il popolo americano. Deve essere ricordato tra i giovani come se fosse ancora vivo e presente tra noi, come un esempio per le generazioni future".
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