Se la cecità di cui parla José Saramago nell'omonimo romanzo è una cecità "bianca", il simbolo di una condizione che caratterizza i personaggi, senza nome e senza volto, quella di Evgene Bavcar è una cecità fisica che, tuttavia, non rappresenta un ostacolo per la sua mente e la sua immaginazione le quali, al contrario, viaggiano su binari paralleli e surreali.
Cieco dall'età di dodici anni in seguito a due gravi incidenti, Evgene Bavcar è uno dei più grandi fotografi contemporanei conosciuto per i suoi scatti in bianco e nero oltre che a colori. Alla domanda come fa a fotografare, Evgene Bavcar tende a sottolineare un'altra domanda ben più importante: “perché fotografo. Scatto in rapporto ai rumori, ai profumi e soprattutto in relazione alla mia esperienza della luce. Poi scelgo le foto facendomi consigliare da amici, con lo sguardo libero da ossessioni personali". E aggiunge: "meglio sentire la vita che avere soltanto un'idea della vita. Quanti veramente vedono?".
"Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono" scriveva Saramago. E queste parole sembrano voler ricalcare quelle del grande fotografo sloveno. I suoi scatti rivelano una straordinaria poetica e un'elevata capacità di rielaborazione del reale, nonché l'evidente piacere di manipolare i ricordi della sua infanzia legati alla lontana Slovenia.
Dopo aver studiato filosofia a Parigi, Evgene Bavcar ha lavorato in radio per France Culture e, successivamente, è diventato fotografo ufficiale del Mois de la Photographie. La sua fama lo ha portato ad esporre in tutta Europa, in Sud America e a pubblicare, per l'editore francese Seuil, un volume.
Anche Roma ha voluto rendere omaggio a Evgene Bavcar. Il buio è uno spazio è il titolo della mostra che aprirà al pubblico mercoledì 18 gennaio alle 18.00 presso il Museo di Roma in Trastevere fino al 25 marzo. L'evento, promosso dall'Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico - Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale e curato da Enrica Viganò, è stato organizzato da Admira in collaborazione con Galerie Esther Woerdehoff di Parigi.
Il buio è uno spazio rappresenta l'occasione per conoscere il mondo interiore di Evgene Bavcar, uno dei più grandi fotografi contemporanei che gioca con i ricordi e celebra la sua cecità ogni giorno attraverso la fotografia.
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