Riprendere in mano Vieni via con me di Roberto Saviano (edito da Feltrinelli a marzo 2011) dopo che l'autore ha raggiunto i sei milioni di spettatori come ospite nella trasmissione di Fabio Fazio, Che tempo che fa, (Saviano stesso ha dato la notizia degli ascolti tramite twitter) parlando di Scampia e di Wislawa Szymborska, credo che non sia solo un piacere ma anche un dovere morale, come quando, da bambini, si ripassano le tabelline non perché le abbiamo scordate ma perché vogliamo essere sicuri di non dimenticare nemmeno una tabella.
Ebbene, avendo seguito la trasmissione tramite internet (i miei doveri di neomamma mi hanno impedito di seguirla in diretta) e leggendo del risultato ottenuto il giorno dopo, ho voluto riprendere in mano il libro di Saviano proprio per rispolverare alcune cose che, come lo scrittore ha affermato durante la trasmissione, sono "così complesse proprio perché reali". Saviano ha parlato di Scampia ("fine della città o inizio? E' la città che si sta trasformando") come fulcro di associazioni creative, come laboratorio di associazioni artistiche ma anche di volontari che operano sul territorio che vogliano raccontare la loro terra e non solo "subire la narrazione quando c'è una faida". E in questo periodo, nonostante il silenzio da parte di giornali nazionali e locali, la lotta tra le faide ha ripreso ma non se ne parla proprio perché non ci sono stati ancora abbastanza morti per fare notizia. E quindi Saviano, in un suo articolo apparso su La Repubblica alcuni giorni prima rispetto la trasmissione, ha parlato di ciò che sta accadendo in questo momento: la lotta tra le famiglie di clan diversi e quindi i morti che sono la causa di un'interruzione "generazionale" tra il clan stesso e l'affiliato (il clan smette di pagare la mesata, cioè lo stipendio alla famiglia dell'affiliato che sta in carcere. Questo, come afferma Saviano, rappresenta ciò che avviene in società: smettere di pagare le pensioni per chi, di fatto, non lavora più).
L'urgenza della lotta alla mafia deve, secondo lo scrittore, essere in prima linea tra le decisioni prese dal governo, il quale non deve solo colpire le personalità di spicco dei vari clan ma lo stesso patrimonio economico gestito dalla mafia.
E qui ho ripensato a Vieni via con me, ai capitoli in cui Saviano racconta l'ndrangheta al Nord, al Sud e i capitali che sono nelle loro mano. Basandosi sull'onore e il rispetto della famiglia (pena la morte), la mafia con una serie di raggiri e perversi ricatti riesce a gettare ombra sulla giustizia (il suo obiettivo, come viene raccontato nel libro, è poter dimostrare che "siamo tutti uguali": se tutti sbagliano che c'è di male se sbaglio anch'io?) e a corrompere non solo poveri contadini, che hanno bisogno di soldi e quindi accettano il denaro sporco della mafia che compra i loro campi riversandoci rifiuti tossici (con la conseguenza di pessimi raccolti, piante e frutti malati, falde acquifere inquinate ecc...), ma anche altre classi sociali come medici, sindacati, imprenditori fino ad arrivare ai politici. Queste categorie messe insieme formano il popolo!
Vieni via con me riporta molte testimonianze e anche tristi esempi di voti comprati, elezioni truccate, appalti finiti nelle mani di aziende che avevano forti legami con la mafia (talvolta appartenenti alla mafia stessa), per non parlare del traffico di rifiuti tossici (un problema che non riguarda solo il sud ma anche il nord) e la situazione della monnezza a Napoli (anche qui un problema che non può e non deve essere pensato riguardante solo Napoli!). Vengono riportati dati statistici, date delle indagini svolte dalle forze dell'ordine, dai magistrati, da quella parte di giustizia che non guarda, indifferente, la propria barca affondare.
In un momento di forte crisi sociale ed economica, sentire le parole di Saviano a Che tempo che fa su Scampia come laboratorio artistico e non solo palcoscenico di omicidi e sangue, sulle faide, sul patrimonio economico gestito dalla mafia ma sentire anche come Saviano stesso ricorda la poetessa Wislawa Szymborska, scomparsa qualche giorno prima la sua apparizione su Rai3, in un momento quindi di forte crisi le parole di Saviano colpiscono come il sole negli occhi appena svegli. Dobbiamo smettere di pensare che la barca che sta affondando non sia di nostra proprietà (qui richiamo una metafora che viene riportata nel libro): l'indifferenza, solo questo, ci può portare veramente nell'abisso.
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