giovedì 29 marzo 2012

Tati Suarez a Few and Far, Road trip tour April 2012. Graffiti e Street Art da Sacramento a Tijuana

Few and Far riparte il 19 aprile. Cinque città, cinque tappe storiche che vedranno la street art, i graffiti e i murales animare prima Sacramento e poi, a ruota, San Francisco, Los Angeles, San Diego, Tijuana. A partecipare ci sarà, tra le tante artiste, un personaggio caro a questo blog: Tati Suarez. Accanto a lei anche  Amandalynn, Agana Beth Emmerich, Dime, Erin Ashford, Erin Yoshi, Events,  Lady Mags, Meme e Miss Reds.

The Mint Condition: Danni Shinya Luo presenta Batwoman alla Ltd Art Gallery

Ripeterò all'infinito quanto amo le opere di Danni Shinya Luo, la morbidezza delle linee, i colori sfumati, la femminilità dei personaggi, la dolcezza e anche la malizia. Non mi stancherò mai di ripetere quanto mi piace la sua tecnica, il suo modo di disegnare, le emozioni che esprimono i suoi quadri. Oggi Danni Shinya Luo si mette in gioco con una nuova opera: Batwoman

Ltd. Art Gallery e Emerald City Comicon presentano uno spettacolo sensazionale: The Mint Condition ovvero più di 30 artisti riuniti per reinterpretare gli eroi dei fumetti. Dal 30 marzo sarà possibile ammirare questi eroi rivisti e ridisegnati dai grandi artisti della scena pop surrealista ma anche del panorama dell'urban culture.

A fianco l'opera di Danni Shinya Luo, Batwoman. Sotto si potranno ammirare altre opere più o meno recenti.



















Se volete qualche informazione in più vi invito a vedere il blog di questa straordinaria artista http://www.dshinya.blogspot.it/ 

International Women: quindici artiste disegnano il pop surrealism alla Warrington Museum & Art Gallery

Kukula
Warrington Museum & Art Gallery presentano una mostra collettiva che celebra quindici artiste provenienti dal pop surrealism, dalla pop art e urban culture. Quindici donne, prima ancora che artiste, metteranno a disposizione del pubblico la loro bravura artistica, il genio che c'è in loro, la capacità di far rivivere, attraverso opere di inestimabile bellezza, il pop surrealism e la lowbrow art rappresentati con femminilità, suduzione e quel tocco che solo lo sguardo profondo e attento di una donna sa dare. 

Stella Im Hultberg
Più volte, tra le pagine di questo blog, si è parlato di pop surrealism, di mostre collettive e personali, di pop art e lowbrow art. Talvolta erano nomi maschili, di grande fama e acuto ingegno, ad essere protagonisti assoluti di queste nuove avanguardie, altre volte questi nomi erano accompagnati da personalità femminili di spicco della scena artistica internazionale. Tuttavia mai si è parlato di una mostra che radunasse così tante voci femminili.

Tara Mcpherson
Kukula, Sarah Joncas, Tara Mcpherson, Stella Im Hultberg ma anche Catalina Estrada, Xue Wang, Elizabeth McGrath, Faith 47, Hera, Holly Thoburn, Mel Kadel, Miss Van, Nom Kinnear king, Pam Glew e Swoon. Artiste presentate ampiamente o anche solo citate in nome di una loro opera in questo blog oggi unite per dar voce ad un pop surrealism all'insegna della femminilità vera. La mostra, International Women Group Show aprirà al pubblico dal 29 marzo fino al 7 luglio
Catalina Estrada

mercoledì 28 marzo 2012

Arts for Transit: il museo nella metro di New York a portata di un clic

Tomie Arai

Un museo nella metropolitana di New York. L'iniziativa, denominata Arts for Transit, promossa e voluta dal MTA (Metropolitan Trasportation Authority), ha permesso di trasformare la fisionomia della metropolitana della Grande Mela.

Dal 1985 la MTA ha chiesto ad artisti provenienti da tutto il mondo di creare delle vere e proprie opere d'arte che sarebbero diventate parte integrante dela subway newyorkese. Da Tomie Arai a Elizabeth Murray, da Dimitri Gerakaris a Takayo Noda, da Ming Fay a Ron Baron.

Elizabeth Murray
Mosaici, sculture in bronzo, colori ad olio, pannelli... la metropolitana di New York, nel corso degli anni, è diventata sempre più colorata ma soprattutto un luogo interessante capace di coinvolgere e affascinare non solo turisti ma anche gli stessi newyorkesi.

MTA, l'ente promotore di Arts for Transit, ha voluto fare un passo avanti. La creatività che si sprigiona dalle varie gallerie della metro da oggi potrà essere a portata di mano: un sito permetterà di trovare le opere e avere informazioni sulle stesse oltre a sapere qualcosa in più sull'autore. L'arte non solo accompagnerà le persone che frequentano la metro di New York durante i loro viaggi ma potrà essere reperibile anche attraverso un apposito software.

Dimitri Gerakaris

Takayo Noda

Liberare la primavera: la street art in linea con le stagioni

Di nuovo uno spazio dedicato alla street art e quest'immagine più di tutte è rappresentativa del mio stato d'animo attuale. 


martedì 27 marzo 2012

L'arte di Tin: dalle Pin Up erotiche allo Steampunk rivisto in chiave moderna

Voleva diventare un pescatore. Chissà quale motivo lo ha spinto a salire su una barca, a lasciare la terra ferma, a sfidare le onde e le tempeste, a rischiare la vita per ben tre volte. Non ci è dato sapere che cosa lo ha spinto a intraprendere questa strada, tuttavia sappiamo con certezza che dopo aver visto la morte per la terza volta, Tin ha lasciato la pesca e ha continuato, anzi approfondito, il disegno e la pittura.

Ha sempre disegnato, influenzato prima da fumetti, manga e anime come  Star Blazers successivamente dagli input che provenivano dalla scuola d'arte frequentata durante l'adolescenza. Ma è stato a ventidue anni che Tin pensa seriamente di fare della sua passione un vero e proprio mestiere: vuole diventare un artista, vuole disegnare a tempo pieno.

E' finito il periodo delle bozze, di qualche immagine rubata agli impegni e fissata sulla carta durante il tempo libero. Ora Tin ha dei progetti e soprattutto un sacco di idee che frullano nella sua mente continuamente stimolata dal quotidiano che lo circonda. E così dalle pin up erotiche è passato gradualmente a dei personaggi di cui si indaga l'animo umano. Personaggi che hanno un vissuto alle spalle, una storia, spesso dolorosa e pesante, che li ha profondamente segnati tanto che le cicatrici non sono visibili solo sulla pelle ma traspaiono anche dallo sguardo malinconico e triste

I soggetti di Tin sono ragazze stanche della vita che hanno subito, ragazze che vorrebbero guardare avanti ma troppo dolorosi sono i ricordi del loro passato che sembrano riaffiorare in ogni momento, facendole scivolare in un vortice dove la luce e la speranza sono un miraggio. 

Influenzato altresì dallo Steampunk (genere letterario e artistico che ha assunto importanza negli anni '80 e che vede degli elementi fissi nello svolgimento dell'intreccio narrativo: ambientazioni ottocentesche, spesso nel periodo vittoriano, armi e strumenti tecnologici azionati dalla forza del vapore, computer analogici...), Tin afferma di amare i contrasti. Questo è evidente osservando le sue opere che rappresentano proprio una forte dicotomia tra meccanicità e umanità, tra macchina e uomo.

E se nei suoi quadri le donne realizzate (a volte anche gli animali) si fondono con le macchine o con elementi meccanici rialacciandosi così allo Steampunk, Tin ha affermato di essere attratto anche "dalle donne con problemi mentali... con una storia difficile o che sono sopravvissute al dolore" ricongiungendosi con quel nuovo genere di pin up che lo ha caratterizzato dai ventidue anni in poi.

lunedì 26 marzo 2012

Alcune riflessioni sul romanzo Mr. Gwyn di Alessandro Baricco

C'è da premettere che in questa occasione mi trovo in grande difficoltà a raccontare di un romanzo scritto con forte consapevolezza e con grande lucidità. La difficoltà nasce dal timore di fraintendere le reali intenzioni dell'autore, dando troppo importanza ora ad un aspetto  ora ad un altro a scapito di ciò che veramente rappresenta la spina dorsale del romanzo stesso.

Sto parlando di Mr. Gwyn (acquistato come ebook) di Alessandro Baricco, edito agli inizi di novembre 2011 e subito in vetta alle classifiche. L'autore ha appena dato alle stampe un altro romanzo, Tre volte all'alba, che a quanto dice la critica più acuta sembrerebbe essere altrettanto introspettivo e e volto all'indagine dell'animo umano così come è stato fatto in Mr. Gwyn.

Mr. Gwyn coinvolge il lettore fin da subito in un groviglio di pensieri e riflessioni scaturite dalla mente di Jasper Gwyn scrittore londinese, piuttosto famoso dopo la pubblicazione di tre romanzi che hanno riscosso un certo successo. Jasper Gwyn decide, tuttavia, di smettere di scrivere romanzi annunciando, con un articolo sul quotidiano Guardian, la lista delle 52 cose che Jsper non avrebbe più fatto. Niente e nessuno sembrano riuscire a fargli cambiare idea, neppure il suo agente letterario (nonchè amico di vecchia data).

I giorni trascorrono e la solitudine, il vuoto, sembrano non dare pace a Jasper che, nonostante ciò, non cede alla tentazione di tornare a a fare ciò che ha riempito le sue giornate per anni: scrivere. Complice una delle sue tante passeggiate senza una meta, Jasper scopre una galleria d'arte e, benchè non sia amante dei quadri, capisce, proprio tra quelle mura, ciò che sarà il suo nuovo lavoro: scrivere quadri.

Inizia una romantica quanto curiosa ricerca del luogo idoneo per un lavoro del genere a cui si associano curiosi incontro con bizzarri ma distinti personaggi: l'agente immobiliare e il lampadinaio, tanto per citarne alcuni. L'agente procura a Jasper una specie di magazzino abbandonato con qualche chiazza di umido qua e là, il riscaldamento non perfettamente funzionante e i tubi dell'acqua a vista. Il lampadinaio verrà incaricato da jasper di pensare all'illuminazione (lampadine che emanano una luce particolare e che si spegneranno esattamente quando il suo progetto di scrittore di quadri sarà terminato).

Il copista: ecco ciò che Jasper Gwyn avrebbe fatto d'ora in avanti. Avrebbe "scritto il quadro" e consegnato al destinatario in una busta sigillata. Nessuno, tranne il soggetto, doveva leggere il contenuto e soprattutto rivelare come si svolgeva il lavoro di Jasper Gwyn.

Rebecca, assistente dell'agente letterario di Gwyn, prestata per un mese a Jasper sarà la "cavia" e anche colei attraverso cui non solo il nuovo lavoro di Gwyn troverà senso ma anche dinamicità dal momento che Rebecca diventerà la sua segretaria. 

E' un rapporto strano quello che si inbstaura tra il copista e Rebecca. Lei deve posare nuda e comportarsi con grande naturalezza mentre lui la osserva. Talvolta Gwyn non si presenta, Rebecca si trova sola in quel grande e fatiscente ex magazzino e tutto ciò che desidera è avere Jsper lì, davanti a lei che guarda (e forse vuole fortemente) il suo corpo nudo.

Rebecca sarà la prima a provare strane emozioni. Molte persone trascorreranno giorni e poi settimane nello studio del "copista" Jasper Gwyn. Ciò che sembra aver raggiunto una particolare perfezione, finirà per incrinararsi fino a confluire in situazioni di non ritorno.

E' un gioco di specchi quello che si trova in questo romanzo, ma anche un gioco di scatole cinesi. C'è sempre qualcosa da vedere, qualcosa da scoprire. I personaggi possono identificarsi in un unico personaggi dai mille volti e dalle mille sfacettature. Gli ambienti come zone di una stessa casa abitata dalla medesima persona. La poesia che spesso permea le pagine dei romanzi di Baricco, qui è filtrata da un ritmo incalzante, da un intreccio altamente simbolico.

Difficoltà, si diceva sopra, nel dare un giudizio a questo romanzo. Ma forse a volte è bene sospendere ogni tipo di giudizio e far parlare la letteratura. 

Un saluto al grande Antonio Tabucchi scomparso ieri a Lisbona


Sogni di sogni racchiusi in un baule pieno di gente che, come sostiene Pereira, sembrano rappresentare piccoli equivoci senza importanza. La donna di Porto Pim, osservando il filo dell'orizzonte e sognando i dialoghi mancati con Carlos Gumpert, trasforma quei sogni in racconti di infinita bellezza. Il tempo invecchia in fretta, pensa la donna tra sé, girare per le strade, lasciando il piccolo naviglio e piazza d'Italia non ha più alcun senso, se non quello di perdersi tra i meandri di una vita che segue la scia di un romanzo.






giovedì 22 marzo 2012

L'usage de la photo: anatomia di un incontro tra parole e immagini nella scrittura di Annie Ernaux

Nuovamente immersa nella scrittura di Annie Ernaux. Impossibile distaccarsi di questa lingua così avvolgente, così nostra. Qui, una mia traduzione di un passaggio tratto da L'usage de la photo (Gallimard, 2005), scritto a quattro mani con Marc Marie. Si tratta di un'opera intima e profondamente evocativa che intreccia immagini e parole per esplorare memoria, corpo e desiderio. Il libro nasce dall'osservazione di fotografie scattate durante la relazione tra i due autori, diventando una sorta di diario visivo e narrativo. Ernaux, con il suo stile asciutto ma penetrante, riflette sulla vita, sulla malattia e sulla caducità. Un viaggio nell'intimità, dove il quotidiano si trasforma nel piano per la comprensione per interrogarsi sul senso del tempo e della memoria.



[Per farsi un'idea su chi è Annie Ernaux e sul suo rapporto con la scrittura rimando a “L'écriture comme un couteau”. Entretien avec Frédéric-Yves Jeannet  e "Dentro la scrittura di Annie Ernaux"]



In quel periodo della mia vita


Vestiti e scarpe sono sparsi lungo tutto il corridoio d'ingresso, rivestito di grandi piastrelle chiare. In primo piano, a destra, un maglione rosso — o forse una camicia — e una canottiera nera che sembrano essere stati strappati e rivoltati contemporaneamente. Assomigliano a un busto scollato, amputato delle braccia. Sulla canottiera, molto visibile, c'è un'etichetta bianca. Più in là, un paio di jeans blu accartocciati, con la cintura nera. A sinistra dei jeans, la fodera rossa di una giacca rossa distesa come uno straccio. Sopra, un paio di boxer blu a quadretti e un reggiseno bianco, con una spallina che si allunga verso i jeans. Sullo sfondo, una grossa scarpa maschile, tipo stivale, è rovesciata accanto a un calzino blu appallottolato. Rimaste in piedi, distanti l'una dall'altra e orientate in direzioni perpendicolari, ci sono due décolleté neri. Ancora più lontano, spuntando da sotto il termosifone, si intravede una macchia nera, forse un maglione o una gonna. Dall'altro lato, lungo il muro, un piccolo ammasso bianco e nero, impossibile da identificare. Sullo sfondo si distingue un attaccapanni con l'estremità di un trench coat, la cui cintura penzola. Una luce di flash illumina la scena, sbiancando le piastrelle e il termosifone, facendo brillare la pelle del décolleté ripreso di profilo.


In un'altra foto della stessa scena, scattata da un'angolazione diversa, dal telaio di una porta, si vedono l'altra scarpa maschile e l'altro calzino, isolati, davanti ai gradini di una scala.


Cerco di descrivere la foto con uno sguardo doppio, uno appartenente al passato, l'altro al presente. Ciò che vedo ora non è ciò che vedevo quella mattina, quando scesi le scale prima di colazione, trovandomi nel corridoio d'ingresso con il ricordo umido della notte. È una scena i cui elementi, a un primo sguardo, non sono del tutto definibili, in un luogo che non corrisponde a quello che vivo quotidianamente. Mi appare più grande, con piastrelle immense. A dire il vero, non mi è né estraneo né familiare, ma semplicemente ha subito una distorsione nelle dimensioni e un’esaltazione di tutti i colori.


La mia prima reazione è cercare di scoprire nelle forme degli oggetti delle figure, come davanti a un test di Rorschach in cui le macchie sono sostituite da capi di abbigliamento e biancheria. Non sono più nella realtà che ha suscitato la mia emozione e poi la fotografia di quella mattina. È la mia immaginazione che decifra la foto, non la mia memoria. Ho assolutamente bisogno di allontanarla, di non averla più nel mio campo visivo, affinché, dopo un po', mi arrivino immagini della primavera del 2003, in una sorta di rievocazione differita.


Doppio appuntamento con l'arte alla Dorothy Circus Gallery: Leila Ataya solo show

Come già preannunciato, la Dorothy Circus Gallery a partire da metà aprile ospiterà artisti pop surrealisti famosi a livello internazionale, un modo per dare uno sguardo alle correnti artistiche pù innnovative e stimolanti del panorama mondiale. Oltre a Valentina Brostear, la Galleria di via dei Pettinari a Roma ospiterà dal 14 aprile Leila Ataya.
Artista russa, trasferitasi con la famiglia in Nuova Zelanda, ha continuato a studiare disegno e le tecniche di pittura laureandosi nel 2001. Nello stesso anno riceve il "Telecom Art Awards" con l'opera The Keys to New Zealand e l'anno dopo riceve "The Nokia Art Awards - Asia Pacific 2001". 

Il soggetto femminile disegnato da Leila Ataya è una donna trasfigurata dall’incanto che suscita, e diviene rappresentazione del mistero ed epifania della creazione. E' un'arte, quella di Leila Ataya, che affonda le radici nel giardino dell’Eden, il luogo fantastico dove tutto ha inizio. Eva è il nome della prima donna e se nulla sappiamo dei tratti del volto, indelebile resta lo sguardo curioso che ha reso immortale la sua giovinezza e che come un fantasma attraversa il tempo.

La donna di Leila Ataya ha abiti sontuosi, i capelli rossi e gonfi e gli occhi di ghiaccio. Il suo volto è incorniciato da un fantasioso e ricco turbante; in epoche più recenti la sua pelle è candida e accarezzata da una volpe dagli occhi vitrei quanto quelli della nostra la misteriosa femme fatale. E così si arriva alla fragile e allo stesso tempo aggressiva donna contemporanea, con fiori tatuati sulle braccia e capelli dai mille colori diversi.

Il neo surrealismo di Valentina Brostean in mostra alla Dorothy Circus Gallery

Per la Dorothy Circus Gallery, luogo di grande fermento per l'arte pop surrealista e le neo avanguardie che si stanno affacciando sul palcoscenico europeo e americano, Aprile rappresenterà l'inizio di una stagione ricca di artisti che porteranno un valore aqggiunto alla già famosa galleria d'arte. 

Dal 14 aprile infatti la Dorothy Circus Gallery ospiterà il solo show di Valentina Brostean, pittrice e illustratrice serba, una delle voci più rappresentative del movimento neo surrealista europeo. Ispirata dalla pop culture e dal movimento pop surrealista, Valentina Brostean  ha sviluppato uno stile personale basato sui sogni e sulla fantasia, sull'immaginazione e sul subconscio

Nei suoi dipinti sono ravvisabili elementi derivanti dalle fiabe e dalla mitologia. I suoi personaggi fanno parte di un intreccio narrativa intricato ma non per questo incomprensibile. L'osservatore è chiamato a dare un senso a ciò che osserva e a ricercare gli archetipi della quotidianità nei quadri dell'artista stessa. 

Elfi curiosi, innamorati, impauriti e maliziosi, ma anche mostri che vengono sconfitti da impavidi eroi che vogliono raggiungere e liberare la loro amata. Un mondo altro, una realtà altra che nulla sembra, almeno apparentemente, avere a che fare con il quotidiano che ci circonda. Uno sguardo disilluso e disincantato, quello di Valentina Brostean, che la Dorothy Circus Gallery offrirà al pubblico di Roma e non solo dal 14 aprile fino al 27 maggio.

martedì 20 marzo 2012

Design d'altri tempi: idee per un mobilio alternativo

Alcuni esempi di design funzionale oltre che esteticamente meritevole. Un'idea che ho deciso di realizzare anche nel mio piccolo e umile appartamento. Sentiamo cosa dicono i miei uomini!




Se anche voi avete bisogno di qualche idea, vi consiglio di dare un'occhiata al sito http://collegelifediy.com

Street Art: la libertà dietro ai graffiti di Roa

Ama Led Zeppelin, Jimi Hendrix, Public Enemy, ma anche Kraftwerk e George Clinton; adora la versione illustrata de On the Origin of Speces, considera acuti e illuminanti film come The Shining mentre sono vere e proprioe fonti di ispirazioni i film di David Lynch, Lars Von Trier, Fritz Lang, Godard, Fellini.




E' cresciuto nell'Europa degli anni Ottanta, in un piccolo villaggio del Belgio (Ghent) e, come lui stesso ha dichiarato, "si era influenzati dalla musica americana, dal pattinaggio, dai filmati". Ben presto tutto ciò che lo circonda profuma di hip hop, ogni forma d'arte sembra avere la sua origine dall'hip hop.

Inizia in questo modo a conoscere la pop art e i graffiti di stampo americano. La sua passione cresce di giorno in giorno grazie anche al fermento che, i quegli stessi anni, si respira nella piccola cittadina belga. "La mia città è molto piccola, in termini americani, non è una vera e propria città, ma più un villaggio. Tuttavia a Ghent, c'è sempre attività, dietro ogni espressione si scoprono svariati stili artistici, embrioni di nuove forme d'arte".





Si sta parlando di Roa, artista belga, le cui opere sono sparse in tutto il mondo: da Sidney a Stoccolma, da Berlino all'Australia, dagli Stati Uniti al centro Europa. Roa si trova ovunque, in particolare i suoi graffiti rappresentanti gli animali come testimoni della nostra epoca.

Roa con i suoi graffiti porta in giro per il mondo "una delle espressioni artistiche più libere" (..) "non si fanno per soldi né per ricevere riconoscimenti. E' libera espressione che rende, a sua volta, liberi da un sacco di restrizioni.