Questo è il sito web di Sara Durantini. Libri editi oltre a racconti, brevi saggi e articoli pubblicati, nel tempo, su riviste, periodici e blog. Gli ambiti di interesse: autobiografia femminile, letteratura al femminile. Tra le autrici che hanno suscitato maggiormente il suo interesse: Colette, Marguerite Duras, Annie Ernaux, Anaïs Nin, Nathalie Léger, Sylvia Plath, Simone de Beauvoir, Virginia Woolf, Anne Sexton, Chandra Livia Candiani, Alice Munro.
giovedì 29 marzo 2012
Tati Suarez a Few and Far, Road trip tour April 2012. Graffiti e Street Art da Sacramento a Tijuana
The Mint Condition: Danni Shinya Luo presenta Batwoman alla Ltd Art Gallery
International Women: quindici artiste disegnano il pop surrealism alla Warrington Museum & Art Gallery
Kukula |
Stella Im Hultberg |
Tara Mcpherson |
Catalina Estrada |
mercoledì 28 marzo 2012
Arts for Transit: il museo nella metro di New York a portata di un clic
Tomie Arai |
Elizabeth Murray |
Dimitri Gerakaris |
Takayo Noda |
Liberare la primavera: la street art in linea con le stagioni
martedì 27 marzo 2012
L'arte di Tin: dalle Pin Up erotiche allo Steampunk rivisto in chiave moderna
lunedì 26 marzo 2012
Alcune riflessioni sul romanzo Mr. Gwyn di Alessandro Baricco
Un saluto al grande Antonio Tabucchi scomparso ieri a Lisbona
Sogni di sogni racchiusi in un baule pieno di gente che, come sostiene Pereira, sembrano rappresentare piccoli equivoci senza importanza. La donna di Porto Pim, osservando il filo dell'orizzonte e sognando i dialoghi mancati con Carlos Gumpert, trasforma quei sogni in racconti di infinita bellezza. Il tempo invecchia in fretta, pensa la donna tra sé, girare per le strade, lasciando il piccolo naviglio e piazza d'Italia non ha più alcun senso, se non quello di perdersi tra i meandri di una vita che segue la scia di un romanzo.
giovedì 22 marzo 2012
L'usage de la photo: anatomia di un incontro tra parole e immagini nella scrittura di Annie Ernaux
Nuovamente immersa nella scrittura di Annie Ernaux. Impossibile distaccarsi di questa lingua così avvolgente, così nostra. Qui, una mia traduzione di un passaggio tratto da L'usage de la photo (Gallimard, 2005), scritto a quattro mani con Marc Marie. Si tratta di un'opera intima e profondamente evocativa che intreccia immagini e parole per esplorare memoria, corpo e desiderio. Il libro nasce dall'osservazione di fotografie scattate durante la relazione tra i due autori, diventando una sorta di diario visivo e narrativo. Ernaux, con il suo stile asciutto ma penetrante, riflette sulla vita, sulla malattia e sulla caducità. Un viaggio nell'intimità, dove il quotidiano si trasforma nel piano per la comprensione per interrogarsi sul senso del tempo e della memoria.
In quel periodo della mia vita
Vestiti e scarpe sono sparsi lungo tutto il corridoio d'ingresso, rivestito di grandi piastrelle chiare. In primo piano, a destra, un maglione rosso — o forse una camicia — e una canottiera nera che sembrano essere stati strappati e rivoltati contemporaneamente. Assomigliano a un busto scollato, amputato delle braccia. Sulla canottiera, molto visibile, c'è un'etichetta bianca. Più in là, un paio di jeans blu accartocciati, con la cintura nera. A sinistra dei jeans, la fodera rossa di una giacca rossa distesa come uno straccio. Sopra, un paio di boxer blu a quadretti e un reggiseno bianco, con una spallina che si allunga verso i jeans. Sullo sfondo, una grossa scarpa maschile, tipo stivale, è rovesciata accanto a un calzino blu appallottolato. Rimaste in piedi, distanti l'una dall'altra e orientate in direzioni perpendicolari, ci sono due décolleté neri. Ancora più lontano, spuntando da sotto il termosifone, si intravede una macchia nera, forse un maglione o una gonna. Dall'altro lato, lungo il muro, un piccolo ammasso bianco e nero, impossibile da identificare. Sullo sfondo si distingue un attaccapanni con l'estremità di un trench coat, la cui cintura penzola. Una luce di flash illumina la scena, sbiancando le piastrelle e il termosifone, facendo brillare la pelle del décolleté ripreso di profilo.
In un'altra foto della stessa scena, scattata da un'angolazione diversa, dal telaio di una porta, si vedono l'altra scarpa maschile e l'altro calzino, isolati, davanti ai gradini di una scala.
Cerco di descrivere la foto con uno sguardo doppio, uno appartenente al passato, l'altro al presente. Ciò che vedo ora non è ciò che vedevo quella mattina, quando scesi le scale prima di colazione, trovandomi nel corridoio d'ingresso con il ricordo umido della notte. È una scena i cui elementi, a un primo sguardo, non sono del tutto definibili, in un luogo che non corrisponde a quello che vivo quotidianamente. Mi appare più grande, con piastrelle immense. A dire il vero, non mi è né estraneo né familiare, ma semplicemente ha subito una distorsione nelle dimensioni e un’esaltazione di tutti i colori.
La mia prima reazione è cercare di scoprire nelle forme degli oggetti delle figure, come davanti a un test di Rorschach in cui le macchie sono sostituite da capi di abbigliamento e biancheria. Non sono più nella realtà che ha suscitato la mia emozione e poi la fotografia di quella mattina. È la mia immaginazione che decifra la foto, non la mia memoria. Ho assolutamente bisogno di allontanarla, di non averla più nel mio campo visivo, affinché, dopo un po', mi arrivino immagini della primavera del 2003, in una sorta di rievocazione differita.
Doppio appuntamento con l'arte alla Dorothy Circus Gallery: Leila Ataya solo show
Il neo surrealismo di Valentina Brostean in mostra alla Dorothy Circus Gallery
martedì 20 marzo 2012
Design d'altri tempi: idee per un mobilio alternativo
Street Art: la libertà dietro ai graffiti di Roa
E' cresciuto nell'Europa degli anni Ottanta, in un piccolo villaggio del Belgio (Ghent) e, come lui stesso ha dichiarato, "si era influenzati dalla musica americana, dal pattinaggio, dai filmati". Ben presto tutto ciò che lo circonda profuma di hip hop, ogni forma d'arte sembra avere la sua origine dall'hip hop.
Si sta parlando di Roa, artista belga, le cui opere sono sparse in tutto il mondo: da Sidney a Stoccolma, da Berlino all'Australia, dagli Stati Uniti al centro Europa. Roa si trova ovunque, in particolare i suoi graffiti rappresentanti gli animali come testimoni della nostra epoca.