venerdì 9 marzo 2012

L'unione fa la forza: violenza alla Guernica. Sanzioni più severe per combattere gli stupri

Ci tengo a sottolineare che non tratto mai argomenti relativi la politica, l'economia e la società. Salvo in rari casi, questo blog, nato come spazio dedicato all'arte pop surrealista, alla street art e alla letteratura, tratta proprio di questi argomenti senza, con ciò, avere la pretesa di sostituirsi ai critici d'arte o ai giornalisti delle pagine culturali delle più famose testate nazionali.

Eppure davanti a certe affermazioni non sono riuscita a fare finta di nulla. La notizia di quella ragazza brutalmente violentata fuori dalla Guernica, discoteca a Pizzoli, in provincia de L'Aquila, mi ha scosso fin dai primi giorni, quando sentii la notizia. Trascorse alcune ore e soprattutto dopo alcuni giorni, gli inquirenti hanno delineato il possibile colpevole, Francesco Tuccia, un giovane militare, accusato di tentato omicidio oltre a violenza carnale. 

Subire una violenza non è solo una questione fisica ma anche psicologica. Tutta la persona viene, appunto, violata. Fare una violazione, violare, invadere, profanare. Se si guarda un dizionario, quelli appena citati sono i sinonimi più frequenti. Ma qui non si tratta di una lezione di lingua italiana. 

Parlare di violenza sulle donne significa sporcarsi le mani, rimestare in quella pozza di fango che tutti, gli uomini per primi, vorrebbero bonificare. Ma non c'è bonifica che tenga, non c'è città che regga, non c'è campo che dia frutti quando sotto, alle radici, c'è solo puzza e marciume. 

Tre giorni fa la trasmissione Chi L'Ha Visto parlava, tra le altre cose, della violenza subita dalla giovane ragazza fuori dalla discoteca Guernica di Pizzoli. Alle telecamere di Chi L'Ha Visto alcune testimoni, presenti quella sera nella discoteca la Guernica hanno raccontato di avere subito delle minacce i giorni successivi. Per questo hanno preferito non svelare la propria identità, rilasciando dichiarazioni riprese di schiena e con il capo occultato da una giacca. 

Una ragazza ha parlato di pesanti avances sessuali ricevute la sera del 17 gennaio nella discoteca la Guernica, da Tuccia e dall'amico commilitone. Si è saputo, poi, anche un fatto allarmante: nell'ospedale, dove era ricoverata la giovane vittima, una coppia di persone ha cercato di entrare nella stanza per parlare con la ragazza. Per questo motivo, infatti, è stata disposta una sorveglianza speciale, 24h su 24. Purtroppo sembra un triste copione ma quando tra gli indagati ci sono personaggi come politici più o meno conosciuti, imprenditori e militari la verità fatica sempre ad emergere.

Oggi pomeriggio, durante la trasmissione condotta da Barbara D'Urso, Pomeriggio Cinque, l'avvocato difensore del militare accusato di violenza ha fatto il nome della ragazza, violando così una legge del codice civile. 

Come detto sopra, non potevo stare a guardare quanto sta accadendo, quanto si sta dicendo sui giornali e nelle trasmissioni televisive (le quali spesso si trasformano in tribunali aperti al pubblico). In quanto donna mi sono sentita chiamata in causa dal Tuccia per primo che, pare, abbia usato oggetto esterno lungo e dalla punta affilata per violentare la giovane ragazza, dall'avvocato del Tuccia che ha detto di essersi sbagliato pronunciando il nome della ragazza, mi sono sentita chiamata in causa dalla superficialità e, talvolta, dalla morbosità con la quale si parla di stupro, di violenze su donne più o meno giovani, di atti d'amore che avvengono con il "consenso" delle ragazze, le stesse che, a detta di alcuni, sembrerebbero consenzienti nel farsi rovinare la vita.

La ragazza violentata, nel corpo e nell'anima, fuori dalla discoteca Guernica ha una ferita che nessun medico potrà guarire e solo il tempo, se lei sarà abbastanza forte, potrà alleviare un dolore simile. A lei va il mio pensiero, con la speranza che possa, un giorno, sorridere di nuovo. A chi ha commesso la violenza, chiunque sia, non auguro nulla, perché c'è la punizione divina che farà più male di quella terrena. 

Per rispetto a questa ragazza, e a tutte coloro che hanno subito violenza, vorrei vedere i parlamentari uomini scendere  in campo e parlare di severe sanzioni e leggi, di vergogna e schifo verso chi insozza il genere maschile, vorrei sentire questi uomini in giacca e cravatta infervorarsi e unire le loro forze per combattere uno dei cancri della nostra società. Fino a quando noi donne ci troveremo sole a combattere una battaglia che, invece, ha bisogno dell'unione di tutta la società, resteremo sempre voci inascoltate o ascoltate a metà. 

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