Diario della Domenica: Interpretazioni dell'arte visionaria di Hieronymus Bosch
L'idea di un pittore si riversa sulla tela come un flusso di pensieri che snocciola, senza dispersione di energia, gli accadimenti seguendo la logica del pittore stesso. Quando l'intreccio narrativo è pregno di colori e forme, magistralmente legati tra loro come parte di uno stesso corpo, ecco che l'artista ha espresso al meglio il suo mondo e il suo sentire. E' così per l'arte di Hieronymus Bosch la quale rappresenta un flusso inconscio di pensieri sottostanti una patina satirica e acuta.
Una certa sregolatezza caratterizza le opere del grande pittore fiammingo vissuto nell'epoca di Leonardo Da Vinci e a quest'ultimo contemporaneo. L'arte di Hieronymus Bosch incontra i luoghi che i suoi stessi antenati avevano conosciuto e rappresentato, tentando però di percorrerli e distinguendosi per l'utilizzo dell'allegoria come rappresentazione magica del mondo. Molti critici hanno osservato le opere di Bosch da questo stesso punto di vista ossia come fossero puzzle i cui pezzi dovevano essere separati e decodificati per giungere alla creazione di un linguaggio universale, comprensibile da chiunque si accostasse all'arte di Bosch.
Questa teoria, che ha contribuito a formare generazioni di studiosi, accrescendo il sapere di molti e la voluminosità di saggi sulla letteratura e sull'arte, tralascia un aspetto interessante dell'arte di Bosch. Pensando al significato culturale e alla funzione sociale delle opere del pittore fiammingo, Paul Vandenbroeck ha svolto un'analisi sui valori sociali nella materia di Bosch. Secondo il critico e studioso, quadri come The Ship of Fools, The Cure of Folly, The Death of the Miser e The Haywain Triptych sono la rappresentazione dei valori morali sostenuti dalla classe sociale alla quale apparteneva il pittore fiammingo.
Inoltre Vandenbroeck sostiene che, nonostante Bosch utilizzi concetti quali fantasia, genio e invenzione come sostentamento di un'arte ermetica, i suoi lavori possono essere decifrati da un'elité umanisticamente educata. L'aspetto ermetico ed enigmatico dell'arte di Bosch è interpretato quindi come un agglomerato di significati messi al riparo da chiunque fosse considerato socialmente inferiore.
Sulle teorie di Paul Vandenbroeck poggia la tesi di Keith P. F. Moxey secondo cui il fascino dell'immaginazione di Bosch risiede proprio nell'impossibilità di essere interpretato e nella sua capacità di riflettersi in un pubblico umanisticamente educato. Per questo Moxey sostituisce quello che Vandenbroeck chiama il simbolo pittorico con segno pittorico. Moxey parla di segni pittorici racchiusi nelle opere di Bosch. In questi segni risiede sia la materia sia le qualità ideali dell'opera stessa. Moxey afferma di utilizzare il termine segno sulla base delle scoperte , in campo linguistico, da De Saussure. In quest'ottica il segno non appare come parte di un sistema astratto e senza tempo ma inserito in un nucleo sociale e culturale ben definito.
L'astruso ragionamento insito nelle opere dell'artista fiammingo oltre alla pittura simbolica e all'utilizzo del tipico allegorismo medioevale, lo ha posto in una posizione solitaria e inaccessibile anche per i pittori suoi contemporanei. Pieter Brueghel è considerato il prosecutore dell'arte di Bosch tuttavia con Brueghel passeranno alcuni decenni. Con Bosch la pittura si avvicina e abbraccia il concetto di sogno e immaginifico, il tratto si fa immediato e acquista una potenza decisiva quando si tratta di catturare l'attenzione dell'osservatore.
E' impossibile circoscrivere in pochi paragrafi l'opera di Hieronymus Bosch, l'insuperabilità della sua arte. In lui risiede un immaginario che verrà ripreso da molti pittori surrealisti, basti pensare ai peruviani Gerardo Chavez (1937) e Wifredo Lam (1902-1982) oppure alla visione distorta fornita da Salvador Dalì. Tuttò ciò sarà materia di approfondimento per il Dossier dedicato alla Storia del Surrealismo dalle origini al Pop Surrealism.
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