I quadri evocano ricordi che la mente credeva seppelliti dalla voracità della memoria. Dinanzi al quadro di Christine Krainock la mia mente ricorda Parigi, dove i colori grevi s'intonano con l'atmosfera estetizzante e l'ambiguità metafisica di certi viali. Si rischia sempre di scivolare nei soliti cliché quando si parla della capitale della Francia, Coco Chanel, la vie en rose, ma Parigi è molto di più, almeno per quanto mi riguarda. Ho avuto già modo di parlarne, in un altro post, e credo si sia capito il fascino che ha suscitato in me quella città. Continuamente appagata, avvertivo un bisogno costante di riconciliarmi, l'esigenza di tramandare un sentire inascoltato da tempo e riscoperto solo in quella città. Parigi mi fece riflettere sulla tensione costante che si creava in me tra ciò che volevo essere e ciò da cui stavo scappando. Una corsa incessante che sembrava non voler vedere la meta. Forse, già allora, c'era in germe l'anima di questo blog. Era un'idea che vagava, come la mia stessa persona, per le strade di una città tanto amata.
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