Della separazione tra ontologia ed epistemologia avanzata da Maurizio Ferraris come risposta al postmoderno ho già avuto modo di parlare nell'articolo New Realism: da Maurizio Ferraris a Emanuele Severino passando per Bauman e Umberto Eco. Le argomentazioni, che sono state sviluppate in articoli successivi (si veda qui, qui oppure qui), si rafforzano e godono del sostegno di un giovane filosofo tedesco, Markus Gabriel, che ha da poco dato alle stampe il suo libro, Il senso dell'esistenza edito da Carocci.
Il senso dell'esistenza di Markus Gabriel vuole approfondire e convalidare la tesi ravvisata da Emanuele Severino (dibattuta e criticata in un recente articolo su La Lettura del Corriere della Sera): "c'è qualcosa che noi non abbiamo prodotto, e proprio questo esprime anche il concetto di verità". Nel libro Markus Gabriel giunge ad affermare che "l’esistenza è l’apparizione in un campo di senso", ovvero una "modalità di organizzazione, tale per cui qualcosa viene ad essere presentato in un modo particolare".
E proprio sull'esistenza della realtà Gianni Vattimo ha dimostrato, con acute osservazioni, l'importanza e l'attualità del dibattito proprio perchè coinvolge la sfera del mondo oggettivo: "i ragionamenti oggettivi sono quelli dei tecnici. Non esiste democrazia, se il governo è nelle loro mani. I tecnici sostengono di dire la verità e non una verità, la loro". In quella sede Vattimo chiama in causa le responsabilità dei singoli uomini e la mia memoria è andata ad alcune frasi di Sartre: "siamo responsabili in quanto individui. Questa responsabilità non può affidarsi né a un potere né a un Dio".
Di nuovo il dibattito sul new realism si colora e si infittisce di voci, volti e opinioni le quali costruiscono una trama che non volge al termine, ma che è solo all'inizio di un vivace quanto stimolante discorso sul postmodernismo e su tutto ciò che consideriamo postmoderno.
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