Il panorama dei libri illustrati per bambini e ragazzi è così variegato da lasciare disorientato anche il più attento fruitore di questo genere di libri. E difatti mi sono lasciata sfuggire la presentazione di Alice sottoterra di Stefano Bessoni (Logos Edizioni) svoltasi alla Dorothy Circus Gallery il 12 ottobre. Una svista, una manciata di giorni che, tuttavia, mi hanno fatto precipitare in libreria per poterlo acquistare.
Sfogliando Alice sottoterra le embrionali impressioni suscitate dalla locandina della presentazione del libro sono state confermate e nutrite da una lussureggiante sensazione onirica e, al contempo, inquietante. Un sogno, quello rappresentato da Stefano Bessoni, che corre veloce sul filo dell'inquietudine, rubando di tanto in tanto baluginanti visioni alla storia di Lewis Carroll: il coniglio scheletrico, il gatto il cui volto sembra tagliato a metà dal sorriso, un bruco spaventoso, un cappellaio molto matto e con un cappello altrettanto bizzarro e particolare, mentre Alice che si presenta come una ragazzina poco affascinante ma dallo sguardo profondo e penetrante.
Alice sottoterra rivive le emozioni del Paese delle meraviglie di Carroll, tanto amato dai bambini quanto interpretato e stravolto dai grandi (basterà pensare a Tim Burton, per citare un famoso e fortunato esempio cinematografico). Tuttavia Bessoni sembra voler scavare ancor più nel profondo e nell'inconscio partendo proprio dal titolo che allude alla prima stesura di Carroll, Le avventure di Alice nel sottosuolo. Addentrandomi in questo sottoterra magico e non privo di misteri, le paure e le ossessioni emergono, così come ciò che è stato dimenticato, percepisco il bisogno da parte dei protagonisti della storia di riaffermare la propria identità, il ruolo all'interno di una storia ai confini tra realtà e immaginazione.
La maestria insita nella storia e nelle illustrazioni di Stefano Bessoni è filtrata dalle conoscenze per la zoologia e l’anatomia. Difatti Bessoni si era accostato a queste discipline per poi abbandonarle e abbracciare gli studi presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma. Oltre che scrittore e illustratore, Stefano Bessoni è anche regista di tre lungometraggi, Frammenti di scienze inesatte del 2005, Imago mortis del 2009 e Krokodyle. Quest'ultimo presenta delle analogie con Alice sottoterra per quanto concerne i corpi scheletrici e macabri, la continua atmosfera inquietante che aleggia beffarda per tutta la durata del lungometraggio.
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