Come messaggi in bottiglia: La collina dei papaveri di Hayao Miyazaki

Era un modo di comunicare con un ipotetico altro un po' strano, obsoleto potrete dire visto che siamo nell'era del 2.0, del digitale. Eppure provavo un brivido inaspettato ogni volta che lanciavo in cielo un palloncino. Mi chiedevo chi lo avrebbe trovato, se un giovane, un anziano, un genitore. Un bambino. Questi messaggi potrebbero non centrare nulla in questo contesto eppure ci sto pensando da un po'di ore, esattamente da quando ho visto La collina dei papaveri.

Una fotografia. Tre ragazzi in divisa e una guerra, quella tra Giappone e Corea che restituirà al mare i corpi di due di questi ragazzi. Il terzo si salverà,lui sarà il depositario di una storia destinata a naufragare se non fosse per la perseveranza e la tenacia che solo l'amore riesce a donare. L'amore è quello tra Umi e Shun. Studenti, appassionati di letteratura, co-partecipanti del club scolastico, uniti in una battaglia che vuole salvare la cultura dal cinismo di un preside inizialmente poco incline alle loro menti così aperte e ricche e fertili, Umi e Shun si scambiano messaggi ignari di essere l'uno il destinatario dell'altra.
I messaggi. Umi issa le bandiere nella speranza di lanciare un messaggio al padre (il codice nautico che solo Shun conosce e che non mancherà di rivelare alla ragazzina) mentre Shun, rapito giorno da quei messaggi le dedica una poesia pubblicata sul giornale scolastico.
Il loro passato. L'amicizia cede il posto all'amore ma Shun, figlio adottivo, scopre di essere il fratello di Umi proprio attraverso alcune confidenze fatte da Umi stessa. Non c'è tempo per sguardi o comportamenti incestuosi; una dichiarazione condivisa prima di prendere l'autobus, le mani congiunte in un saluto che sembra essere un addio. E poi nulla più. Quindi fino a che punto si è veramente fratelli? Quando il legame di sangue può essere ignorato? E' giusto ignorare i propri sentimenti in nome della consanguineità?
La rivelazione della verità è affidata al terzo soppravvissuto. Umi e Shun corrono al porto, una fuga verso la libertà ma soprattutto per dissetarsi da quel bisogno di sapere che si annida dentro di loro, quel tarlo che li ha tormentati fino a qual momento.
Il surrealismo de Nausicaä della Valle del Vento, Il castello Errante di Howl, La città incantata, Arrietty lasciano il posto a una storia delicata che affonda le sue radici nella guerra tra Giappone e Corea. Emerge l'austerità di un popolo che sembra non scomporsi e non cedere alle emozioni neppure davanti ai propri familiari, il rispetto di un popolo che ha una lunga e complicata storia alle spalle, una storia che si riflette anche nelle abitudini culinarie e nei saluti.
Tempo fa ho cercato di pormi le stesse domande di cui sopra. Ancora non ho trovato le risposte.
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