Trovare libri vecchi con sottolineature di chissà chi. Aprirne uno e veder scivolare via, a terra, un pagina che non ha retto allo scorrere del tempo. Leggere solo quella pagina. Rimetterla al suo posto, posizionare il libro con delicatezza tra altri due, magari robusti, così che gli stiano vicini e lo sorreggano. Addormentarsi con un libro sul petto. Infilarne uno nella buca delle lettere di un amico. A quanti di noi è capitata almeno una di queste cose?
Personalmente in questi giorni sto riscoprendo i libri che leggevo prima del mio trasferimento a Roma, si può dire una vita fa non perché sia trascorso così tanto tempo da adombrarne il ricordo ma perché la mole di eventi ha letteralmente rimescolato le carte in gioco della mia vita. E quindi, mi sono ritrovata a sfogliare alcuni libri e a raccontarli attraverso le pagine di questo blog.
Mi sono ritrovata a giocare con i ricordi di certe frasi, ad associare il ricordo di quelle frasi a sapori ed emozioni, oppure a sensazioni forse anche solo vagheggiate.
In ogni caso la carta stampata gioca il ruolo fondamentale del tramite attraverso cui le immagini riemergono per osmosi sentimentale sedimentandosi nell'anima. Il libro cartaceo è il protagonista indiscusso del romanzo di Alberto Schiavone, La libreria dell'armadillo (Rizzoli, 2012). Si parla di profumo della carta, di libri annusati e toccati, di librerie dai lunghi scaffali, di musica e vino, di piatti succulenti destinati a palati raffinati ma anche ad onnivori personaggi bizzarri ed eccentrici. C'è un po' di tutto nel romanzo del giovane torinese, tutto ciò che ruota attorno al valore intrinseco dei libri, allo scontro-incontro tra carta stampata-ebook, al piacere della lettura, al significato della lettura, alla vita di un libraio.
Ed è un libraio affascinante quello descritto da Alberto Schiavone, uno di quegli uomini arrivati alla soglia dei cinquant'anni con tanto da raccontare, un marasma di sentimenti intrisi di paura e coraggio messi insieme, un uomo dalla barba incolta e dalla camicia non stirata, un uomo che corteggia con i libri, che coglie particolari insoliti nelle donne e tratti umoristici e bizzarri nei maschi, un uomo che vede la propria libreria affondare, schiacciata dalla crisi e tenta di trovare una soluzione, passando attraverso varie fasi.
Il libraio si invaghisce di Francesca, giovane perseguitata dall'ex fidanzato che teme ma dal quale ha il coraggio di fuggire riannodando il proprio destino; il libraio vorrebbe aprire un bar in Andalusia con il compagno di avventure Ettore (in realtà l'idea è di Ettore e il libraio ne è affascinato e intimorito al tempo stesso); il libraio per uno strano caso del destino conosce Tzu Gambadilegno, un cinese di quindici anni che deve ancora trovare il suo posto nel mondo e che, nel frattempo, lavora per lo zio e fa commissioni portandosi appreso uno zaino contenente un dizionario italiano-cinese e un Hemingway donatogli dal libraio.
Il libraio è circondato dai libri ma alcuni di questi acquisteranno un valore importante. Sono libri che hanno viaggiato parecchio, dall'appartamento di un vecchio smemorato sono finiti vicino a un bidone della spazzatura, poi adocchiati da Francesca che non ha avuto il tempo e la lungimiranza di salvarli al loro triste destino, infine arrivati tra gli scaffali del libraio hanno conosciuto altre mani e altre vite.
La libreria dell'armadillo mi ha riportato indietro nel tempo, quando le librerie avevano ampi tavoli di legno dove sfogliare e leggere ciò che poi avresti comprato, dove il libraio era una persona che sorrideva e con fare gentile ti indicava i libri che facevano per te e non le ultime uscite dello scrittore famoso, il libraio ti conosceva oppure ti inquadrava da alcune caratteristiche, dal tuo modo di presentarti.
La libreria dell'armadillo è anche un romanzo che gioca sul dibattito carta stampata-ebook senza addentarsi in maniera scientificamente morbosa nella questione ma velando con sana ironia i dialoghi di molti personaggi.
Personalmente in questi giorni sto riscoprendo i libri che leggevo prima del mio trasferimento a Roma, si può dire una vita fa non perché sia trascorso così tanto tempo da adombrarne il ricordo ma perché la mole di eventi ha letteralmente rimescolato le carte in gioco della mia vita. E quindi, mi sono ritrovata a sfogliare alcuni libri e a raccontarli attraverso le pagine di questo blog.
Mi sono ritrovata a giocare con i ricordi di certe frasi, ad associare il ricordo di quelle frasi a sapori ed emozioni, oppure a sensazioni forse anche solo vagheggiate.
In ogni caso la carta stampata gioca il ruolo fondamentale del tramite attraverso cui le immagini riemergono per osmosi sentimentale sedimentandosi nell'anima. Il libro cartaceo è il protagonista indiscusso del romanzo di Alberto Schiavone, La libreria dell'armadillo (Rizzoli, 2012). Si parla di profumo della carta, di libri annusati e toccati, di librerie dai lunghi scaffali, di musica e vino, di piatti succulenti destinati a palati raffinati ma anche ad onnivori personaggi bizzarri ed eccentrici. C'è un po' di tutto nel romanzo del giovane torinese, tutto ciò che ruota attorno al valore intrinseco dei libri, allo scontro-incontro tra carta stampata-ebook, al piacere della lettura, al significato della lettura, alla vita di un libraio.
Ed è un libraio affascinante quello descritto da Alberto Schiavone, uno di quegli uomini arrivati alla soglia dei cinquant'anni con tanto da raccontare, un marasma di sentimenti intrisi di paura e coraggio messi insieme, un uomo dalla barba incolta e dalla camicia non stirata, un uomo che corteggia con i libri, che coglie particolari insoliti nelle donne e tratti umoristici e bizzarri nei maschi, un uomo che vede la propria libreria affondare, schiacciata dalla crisi e tenta di trovare una soluzione, passando attraverso varie fasi.
Il libraio si invaghisce di Francesca, giovane perseguitata dall'ex fidanzato che teme ma dal quale ha il coraggio di fuggire riannodando il proprio destino; il libraio vorrebbe aprire un bar in Andalusia con il compagno di avventure Ettore (in realtà l'idea è di Ettore e il libraio ne è affascinato e intimorito al tempo stesso); il libraio per uno strano caso del destino conosce Tzu Gambadilegno, un cinese di quindici anni che deve ancora trovare il suo posto nel mondo e che, nel frattempo, lavora per lo zio e fa commissioni portandosi appreso uno zaino contenente un dizionario italiano-cinese e un Hemingway donatogli dal libraio.
Il libraio è circondato dai libri ma alcuni di questi acquisteranno un valore importante. Sono libri che hanno viaggiato parecchio, dall'appartamento di un vecchio smemorato sono finiti vicino a un bidone della spazzatura, poi adocchiati da Francesca che non ha avuto il tempo e la lungimiranza di salvarli al loro triste destino, infine arrivati tra gli scaffali del libraio hanno conosciuto altre mani e altre vite.
La libreria dell'armadillo mi ha riportato indietro nel tempo, quando le librerie avevano ampi tavoli di legno dove sfogliare e leggere ciò che poi avresti comprato, dove il libraio era una persona che sorrideva e con fare gentile ti indicava i libri che facevano per te e non le ultime uscite dello scrittore famoso, il libraio ti conosceva oppure ti inquadrava da alcune caratteristiche, dal tuo modo di presentarti.
La libreria dell'armadillo è anche un romanzo che gioca sul dibattito carta stampata-ebook senza addentarsi in maniera scientificamente morbosa nella questione ma velando con sana ironia i dialoghi di molti personaggi.
Ottima lettura per chi ama "perdere tempo" tra le parole.