Divagazione. Comprai Minchia di Re (Mursia, 2004) nell'inverno 2009, poco dopo essermi trasferita a Roma. All'epoca la città mi appariva troppo grande per contenere le piccole cose che mi ero portata dalla campagna. Nelle ossa avevo ancora la nebbia del nord e dalle pieghe dei vestiti proveniva l'odore di umido. E di treno. Mi rifugiavo tra i libri, li sfogliavo come fossero delle cartine, come se potessero indicarmi la strada. Con il tempo imparai a sollevare lo sguardo dalle pagine scritte e a soffermarmi su particolari di via Rocca Priora, di piazzale Colli Albani o su Re di Roma, dove lavoravo.
La vastità di Roma rifletteva la vita che avevo sempre desiderato eppure viverla mi dava un senso di smarrimento ed ero continuamente costretta a reggermi a illusioni. Imparai a nuotare mentre stavo per annegare.
Leggere Minchia di Re di Giacomo Pilati mi fece tornare indietro con la memoria, mi fece ripensare al mio paese, alle leggende, ai pettegolezzi, agli scandali. E' incredibile come i paesi della pianura padana siano così simili a quelli della Sicilia. In questi casi gli intervalli spazio temporali si annullano, le analogie sono escrescenze evidenti. Balzano agli occhi ma solo se le guardi da spettatore. Quando le vivi è diverso. Quando le vivi le senti marchiate sulla pelle. E' allora che avverti il dolore.
Minchia di Re è il viaggio doloroso di Pina attraverso la sua sessualità spigolosa, acerba, maltrattata dal padre e rinnegata, nel silenzio, da una madre che si annulla all'autorità patriarcale. Il padre è l'uomo grezzo, ruvido, che spacca pietre, comanda gente, detta ordini, urla e alza il bastone se necessario. E' l'uomo temuto e rispettato non solo da coloro che lavorano alle cave di tufo di Cala Tramontana ma da tutto il paese. Nessuno vuole e può contraddire l'autorità del padre, solo Pina con sotterfugi, promesse, sorrisi fugaci e felicità ritagliata e fatta a brandelli, dichiara il suo amore a Sara. Lei scappa, si divincola, ma non può sottrarsi a quel nodo che le stringe la gola ogni volta che vede Pina. Giurano di non lasciarsi mai. E con quel giuramento sanciscono la loro unione.
La miseria produce altra miseria. La fatica strema il corpo e rattrappisce la mente. Pina e Sara vivono in una condizione di perenne miseria. Ma Pina ha spalle robuste come un uomo ed è testarda come una donna. Vuole condividere la sua vita con Sara. La sua speranza non scenderà a compromessi se non suo padre.
Giacomo Pilati restituisce una scrittura emozionale, a tratti scalena che proprio per questo risulta così umana e profonda. Perdersi tra queste pagine è facile. Ritrovarsi è una delle possibilità.
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