Mettiamola così. Sto scrivendo su un tavolino di un metro per un metro. A sinistra del mio pc c'è un tegame incrostato di sugo, davanti lo sterilizzatore per biberon, a fianco tre tazze, una sopra l'altra (anzi meglio spostarle che tra poco cadono e si sveglia mio figlio), dietro allo sterilizzatore il forno microonde e lo spirito della casa dentro alla caraffa. Sì, è da mesi che sta dentro alla caraffa, da quando siamo tornati dal Trentino.
Ci sono giornate in cui ho bisogno di me stessa, devo ritrovarmi in qualcosa, sento la necessità di riappropriarmi delle cose soltanto mie. Ultimamente uso spesso questa espressione perché rappresenta con chiarezza ciò che ho in mente. Le cose soltanto mie. Questa è stata la domenica delle parole, dei quadri e degli incontri.
Le parole. Penso ai libri che sto leggendo, Chi ti credi di essere? di Alice Munro (travolgente, riflessivo, introspettivo, s'intravede il vissuto della scrittrice, la miseria, la povertà, i pregiudizi, la voglia di riscattarsi, l'impossibilità delle cose) e Facciamo un gioco di Emmanuel Carrère (erotico, contemplativo, da accompagnare a un bicchiere di vino rosso corposo e agli abbracci di un uomo grande e forte), ma penso anche al libro che sto scrivendo io, ai racconti, a un progetto a cui sto lavorando, alle storie che racconto a mio figlio, a quelle che racconto ai bimbi a scuola. E poi penso alle parole che non dico, a quelle che nascondo. Tra detto e non detto sono confusa su quali parole mi rappresentano.
I quadri. Brueghel e l'arte fiamminga al Chiostro del Bramante a Roma. Io e @niccotnt (ovvero mio marito) siamo andati alla mostra oggi pomeriggio. Ogni tanto dobbiamo evadere per trovare quel noi stessi che a volte si perde nella quotidianità. E così abbiamo ammirato una pittura fatta di particolari, di simboli, di archetipi, di peccati e di misericordie, di castighi e di gioie, di segreti.
Gli Incontri. E lo scrivo con la maiuscola perché è così che deve essere. Ogni tanto fa bene ritrovarsi.
Forse sei tutte le parole, quelle espresse e quelle no. Capisco benissimo il bisogno di cose solo tue. Le cerco in ogni dove ma trovo solo polvere e giocattoli di bimbo. Che toglie il tempo, ruba la libertà, lascia vestiti stropicciati e immagini indelebili nella mia memoria. Va bene così, va bene così ora. Ora è il suo tempo. Il mio non è più scisso dal suo.
RispondiEliminaQuando lo pubblicherai, voglio leggerlo il tuo libro.
Raffaella
Grazie Raffaella e io a brevissimo leggerò il tuo. Non sono sparita, è solo una questione di tempo, di far stare le cose a cui tieni nel poco tempo che si ha a disposizione. E penso che tu mi capisca :)
RispondiEliminaSembro ripetitiva ma voglio ringraziarti per il tuo commento. A volte non riesco a riconoscerle, quelle parole che mi definiscono.