La prima volta che ho visto le opere di Paolo Pedroni è stato un pomeriggio di tre anni fa alla mostra Rock'n Dolls a MondoPop. Ricordo l'impatto che hanno avuto su di me le sue opere, la percezione di un mondo archetipico, un mondo tuttavia che acquista ancor più valore e fascino proprio perché celato da un immaginario simbolico che sembra voler richiamare l'attenzione dell'osservatore invitandolo a interpretare (piuttosto che spiegare) la meraviglia e la scoperta insita nell'arte di questo giovane artista.
Come per gli scrittori, da un po' di tempo a questa parte, immagino gli artisti che stanno dietro alle tele e sono rimasta piacevolmente sorpresa nello scoprire che Paolo Pedroni è un artista giovane (classe 1983), originario di Brescia ma legato alla città di Roma in particolare alla galleria MondoPop. Dopo aver frequentato il liceo artistico si è diplomato in Interior Design a Milano. Ha quindi iniziato a muovere i primi passi nel campo dell'architettura senza smettere di nutrire interesse e passione per la pittura.
Cosa si cela dietro la tua arte?
L’intento non è quello di celare nulla ma piuttosto quello di illustrare quanto più possibile di me stesso. Per natura sono piuttosto riservato ed il disegno è da sempre per me un mezzo per esprimermi.
E' esatto affermare che le tue opere fanno riferimento al Pop Surrealism? E in che misura?
Si direi che è corretto, a dire il vero fino a pochi anni fa ignoravo l’esistenza del Pop Surrealism ma una volta scoperto è stato come un’illuminazione. Fin da subito mi sono ritrovato nell’immaginario di questa corrente e da quel momento non son più riuscito a farne a meno.
Come in molti artisti pop surrealisti c'è un'apparente contraddizione tra i volti infantili ritratti e l'atmosfera inquietante nella quale sono calati. Cosa ti senti di dire in merito?
Per quanto mi riguarda, quando ancora non conoscevo il Pop Surrealism, il mio “problema” nel disegnare era proprio la difficoltà di coniugare questi due mondi che per me erano completamente separati; due mondi che hanno sempre fatto parte del mio immaginario ma che non sapevo come fondere in un'unica cosa.
Hai in mente una storia prima di disegnare, quindi c'è un progetto dietro ai tuoi quadri, oppure è la storia stessa, il personaggio che ti guida nell'elaborazione del quadro?
Il più delle volte ho delle vere e proprie visioni, dei “flash” che arrivano inaspettatamente durante la mia quotidianità. Basta il giusto imput per immaginare una situazione o un personaggio sul quale cominciare a ricamare una storia e definire i particolari cosi da poter dar concretezza e forma ad un’idea.
Chiedi opinione a qualcuno una volta finita un'opera oppure segui il tuo istinto?
Certo. Per me è molto importante sapere cosa viene percepito dall’altra parte. A volte può capitare che l’impressione del fruitore non coincida con la mia ed è interessante discuterne, per me è un arricchimento, tengo sempre presenti le critiche senza però diffidare del mio istinto.
Quando hai realizzato la tua prima opera e cosa hai provato? E alla tua prima mostra?
Beh difficile dire quale sia la mia prima opera, ad ogni opera ho sempre più chiaro il percorso da seguire, un po’ come se fosse sempre un nuovo inizio.
La prima mostra è stata “Rock’N Dolls” presso la Galleria MondoPop in Roma, emozionante, stressante, esaltante, la cosa che ricordo di più è il senso di incredulità nel vedere le mie stampe su quella parete. Stupendo!
Ci sono libri o canzoni che ti hanno ispirato?
“…i’m gonna drink my tears tonight… i’m gonna drink my tears and cry…”
direi di si… possono bastare pochi versi… in linea di massima è più facile che mi ispiri una canzone o un film piuttosto che un libro.
Mark Ryden, Robert Williams, Shag, Gary Baseman, Todd Schorr, Glenn Barr. Tra i fondatori del pop surrealismo di stampo statunitense c'è un'artista che ti ha ispirato? Per quale motivo?
Uno su tutti Mark Ryden, senza dubbio se non ci fosse stato lui sicuramente ora non starei rispondendo alle tue domande.
E in generale cosa pensi del Pop Surrealism?
Penso che sia un grande, grandissimo contenitore di talenti, forse l'unica pecca è la forte caratterizzazione del suo immaginario. Tutti, me compreso ovviamente, abbiamo dei riferimenti chiari e precisi che ci inducono a seguire spesso la stessa direzione.
La difficoltà sta nel cercare di rendersi originali, unici e nel riuscire a comunicare qualcosa nonostante le similitudini tra gli stili.
Vi invito ad ammirare le sue opere. Il sito dell'artista è http://www.paolopedroni.com.
l'eccellenza del pop surrealismo italiano
RispondiEliminaSono perfettamente d'accordo. Anche perché qui si tratta di una mente giovane e dinamica, che guarda al pop surrealismo statunitense ma riesce a mantenere una sua linea, ad essere originale e quindi a distinguersi :)
RispondiEliminaGrazie del tuo passaggio!
Sono completamente innamorato dei suoi lavori! Dove espone ora? devo per forza ammirarli!
RispondiEliminaQuesta si che è originalità! complimenti per l'intervista e complimenti a Paolo Pedroni. Veramente ECCELLENTE!
Mi sono innamorata delle sue opere la prima volta che le ho viste. Puoi vedere i suoi quadri a MondoPop, galleria romana a via dei Greci 30, oppure puoi visitare il sito dell'artista dove ci sono continui aggiornamenti. Grazie del tuo commento! :)
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