domenica 3 marzo 2013

Qualità e sguardo etico una possibile risposta al nuovo giornalismo




Cinque le caratteristiche del giornalista digitale sulle quali una settimana fa si rifletteva in seguito alla lettura di un articolo di Frederic Filloux, recentemente tradotto da Lsdi: Per un “New Journalism” digitale. Le capacità e le competenze di un giornalista digitale devono sapersi muovere alla stessa velocità e flessibilità del web 2.0. Tuttavia è proprio la velocità che ha fatto cadere nella trappola dell'approssimazione molti di quelli che vogliono fare informazione.

Aidan White, direttore di  Ethical Journalism Network (EJN), ha dichiarato, qualche giorno fa durante un'intervista: "the ways traditional media and journalism work and do business have changed, but what has not changed is the ethical imperative of good journalism. The benchmarks of quality journalism – accuracy, reliability, impartiality, respect for humanity and the audience – remain cardinal principles that make content credible and useful to the wider audience". 
Ritornano concetti quali precisione e cura, affidabilità e rispetto per (oltre che dialogo con) l'utente ribaditi più volte tra le pagine di questo blog e recentemente approfonditi da Giuseppe Granieri: 4 spunti pratici sul nuovo giornalismo.  Di cura dei contenuti. etica, verifica delle notizie e dialogo con i lettori ne parlava già Lelio Simi alla fine di gennaio: Cura dei contenuti e giornalismo: etica, connessioni e valore.
  
I social media hanno sdoganato il concetto di giornalismo e giornalista. I relatori del Meeting sul ruolo dei media tradizionali nel panorama dei nuovi media hanno dichiarato che "an everyday Twitter user or blogger has the potential to gather a greater following than a newspaper" tuttavia, secondo i relatori, è l'agenzia giornalistica che può ottenere maggior attenzione dagli utenti proprio grazie alla "credibility" e alla "responsibility".

Durante il Meeting si fa leva sulla netta distinzione tra cittadino, come contributore del panorama informativo, e testata giornalistica, tra blogger e giornalista professionista, sottolineando, ancora una volta, che l'agenzia giornalistica, grazie alla storia sulla quale si regge e al brand, ha maggiori possibilità di catturare l'interesse dell'utente. L'intero articolo merita una lettura approfondita: Maybe anyone can be a journalist, but news organisations can distinguish themselves through credibility.

Sempre sulla questione Om Malik scrive, negli stessi giorni: "The big media outlets still have one thing that they can leverage: attention. By leveraging that attention and highlighting things worth highlighting, they can continue to bring the news to their constituents and at the same time add veracity to it — and thereby add the kind of value that makes them worth keeping around".

Sulla contrapposizione tra blogger e giornalisti, Granieri, nell'articolo sopra citato, definisce la diatriba "vecchia e stantia. Ma ci sono lezioni da imparare". Luca De Biase afferma che "i cittadini che contribuiscono con il loro senso critico per aiutare gli altri a identificare e isolare le bufale ci sono e funzionano bene. Ma occorre che sia mantenuta viva la cultura del rispetto delle fonti e della critica della qualità della documentazione. E questo è un valore che può essere portato avanti con il supporto potenzialmente utile dei professionisti".

Volendo quindi riprendere le cinque caratteristiche del giornalista digitale delineate la scorsa settimana per ridisegnarle sulla base delle discussioni nate in rete e delle riflessioni alle quali hanno portato, si potrebbe dire che il giornalista nell'era del web 2.0 deve:

  • Usare i tools dei social media nel rispetto delle fonti e della critica della qualità della documentazione;
  • Scegliere quali notizie approfondire e condividere (non tutto ciò che viene dalla rete deve essere condivisibile);
  • Essere attento ai lettori in quanto contributori, divulgatori e partecipanti attivi della notizia;
  • Curare il brand come uno dei fattori di fiducia da parte dell'utente/lettore. Non importa essere blogger, citizen journalist o giornalista professionista. Dal brand non si può prescindere. 

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