martedì 29 ottobre 2013

La solitudine dell'autoscatto in mostra a Perugia

Rifacendosi al libro di Giorgio Bonomi, “Il corpo solitario. L’autoscatto nella fotografia contemporanea” (Editore Rubbettino, 2011), la mostra è la sintesi di un lavoro che vede nell'autoscatto la ricerca postmoderna del sé. Aperta al pubblico fino al 27 ottobre a Palazzo della Penna a Perugia.  


"Il mio corpo è più del mio corpo. Io non ho un corpo, io sono un corpo". Con l'autoscatto l'artista non rappresenta qualcosa ma è qualcosa. Le mani affondano nella contingenza assoluta per estrarre quel processo metafisico attraverso il quale si potrebbe approdare a una comprensione più estesa dell'io. E qui le parole di Emmanuel Mounier sembrano sposare l'idea che sta alla base della mostra.
Curata da Giorgio Bonomi e Alessandra Migliorati, inaugurata il 6 settembre a Palazzo della Penna a Perugia, l'esposizione ospita le opere di artisti internazionali che, attraverso l'autoscatto, annusano quella solitudine insita nell'atto creativo stesso.

Brigitte Tast, Karel, Schellerten 16.11.1999

Percorrendo le sei stanze in cui la mostra è suddivisa, si ha l'impressione di compiere un viaggio conoscitivo che parte dall'indagine attorno al significato ontologico del corpo, dell'identità e dell'io (come propone Brigitte Tast seguendo quella tensione narrativa cara a Jan Saudek), per passare alla precarietà del corpo stesso che gioca sull'alternanza di assenza e presenza sconvolgendo e meravigliando nel contempo (Isabella Bona, 10. 10. 1963 Vajont). Ma quel che più impressiona è il tratto evanescente e fortemente contemplativo di Giada Rochira che attraverso le opere Pensando 2010 e Azzurro 2013 offre il proprio corpo nudo nobilitandolo come necessità ai fini di una riflessione matura. 

Isabella Bona, 10.10.1963 Vajont 2013
Giada Rochira, Pensando 2010

Poetica e a tratti melanconica è la stanza relativa alle narrazioni del corpo. Artisti come Diambra Mariani e Valentina Merzi hanno scelto di accompagnare la loro ricerca ad un racconto. Le parole, oltre alle immagini, possono dire molto di sé, possono creare infinite possibilità sulle quali modulare il proprio io, costruire personaggi alternativi, frantumare la propria esistenza per assistere ad una rinnovata ed estesa percezione di sé.

Diambra Mariani e Valentina Merzi, 
Studio su Maria Maddalena 2010

Estatica scomposizione del corpo come sperimentazione accompagna le opere di Alessio Larocchi, Il corpo solitario 1980, quasi a voler racchiudere in toto l'atmosfera della mostra.
Disturbante ma compiaciuta per la sua impudenza è l'ultima stanza: Il corpo come denuncia. Oltre allo scandalo, che in questo caso viene estrapolato da ogni contesto e proposto secondo il significato etimologico (mettere in movimento, quindi animare le coscienze e distruggere le certezze), la denuncia che meglio ha saputo esprimersi s'insinua nelle opere di Stella Pellegrino. Graffianti, ruvide, pungenti, Fuori l'anima 2010, La mia depressione 2013 e Come tu mi vuoi 2010 ragionano su toni dissacranti: una materia che l'uomo postmoderno conosce ma difficilmente riesce ad ammettere.

Alessio Larocchi, Il corpo solitario 1980


Il corpo solitario. L’autoscatto nella fotografia contemporanea è un viaggio nella storia personale e nel racconto collettivo di artisti che hanno voluto riscrivere la ricerca sul corpo rispondendo a questioni filosofiche che solo a una coscienza poco sensibile potrebbero apparire retoriche, ma che in fondo coinvolgono tutti. E in questo sta l'umanità di una mostra che cerca di riappropriarsi, con ogni mezzo, della memoria storica di un'intera generazione. 

Perugia // fino al 27 ottobre 2013
Il corpo solitario. L’autoscatto nella fotografia contemporanea
a cura di Giorgio Bonomi e Alessandra Migliorati
Palazzo della Penna – Centro di Cultura Contemporanea
Via Podiani 11  
tel.199.151.123
http://www.perugiacittamuseo.it 




  • Per Problemi di carattere puramente tecnico questa recensione, che sarebbe dovuta uscire verso la fine di settembre, arriva con un mese di ritardo. Nonostante la mostra sia conclusa da qualche giorno ho voluto comunque proporla vista l'importanza artistica e la continuità con il saggio di Bonomi edito nel 2011. 


lunedì 28 ottobre 2013

Guest Post su Corsi e Rincorsi

Corsi e Rincorsi ha aperto le porte a guest blogger che vogliono pubblicare articoli relativi al mondo dell'editoria, dell'arte, della scrittura, della lettura, del giornalismo.  

yesmonawrite

Il guest blogger verrà presentato una settimana prima del suo "debutto" su Corsi e Rincorsi attraverso un articolo/intervista in calce al quale potrete trovare i suoi riferimenti.

Guest Blogger per una settimana

Avete capito bene. Il Guest Blogger avrà la possibilità di scrivere su Corsi e Rincorsi per una settimana. Si parte da un minimo di due a massimo di sette articoli. In un lasso di tempo così "ampio" il guest blogger è invitato a delineare una tematica attorno alla quale sviluppare i suoi articoli. Deve esserci un fil rouge che li tiene uniti e attorno al quale il guest blogger è invitati ad argomentare la sua tesi.

Linee Guida per un Guest Post

  • Correttezza grammaticale e buon uso della lingua italiana. Chiarezza del contenuto, coerenza e uso delle fonti (inserite i link, dimostrate ciò che state dicendo, non lasciate nulla al caso).
  • Gli articoli devono essere suddivisi in paragrafi (eccezion fatta per chi scrive racconti e/o poesie) e correlati da neretti e corsivi.
  • Nell'articolo deve essere presente almeno un'immagine (ma su questo, se preferite potete delegare me)
  • L'articolo recherà la firma di chi lo ha scritto e i suoi riferimenti.
Condivisione e Promozione 

Ogni post che il guest blogger scriverà verrà rilanciato sui seguenti canali:


Che aspetti?

Scrivimi e insieme discuteremo di come potrebbe essere la tua settimana da guest blogger!

durantini.sara@virgilio.it

domenica 27 ottobre 2013

sabato 26 ottobre 2013

La cultura dei graffiti

Quest'articolo di approfondimento è uscito sul Wall Street International.



La Tour Paris 13 chiuderà le porte ai visitatori il 28 ottobre. E il pubblico si sta già organizzando per salutare uno dei progetti di street art più ambiziosi degli ultimi tempi.

Ginette, 77 anni, è una delle ultime inquiline de La Tour Paris 13, il palazzo più artistico del momento. Canoe.ca l'ha incontrata rendendo nota non solo la sua storia (la storia di una persona che ha realmente vissuto tra quelle mura) ma soprattutto le sensazioni che ha provato vedendo gli artisti al lavoro per recuperare e rivalorizzare uno degli edifici del centro storico di Parigi. Ginette ha raccontato di quando i primi artisti, a primavera inoltrata hanno iniziato a occupare il palazzo per dipingere le pareti. Hanno ridato la vita a queste mura, è quello che emerge dalle parole di Ginette. E nonostante le difficoltà dovute alla comprensione di lingue differenti (ricordiamo che gli artisti provengono da tutto il mondo), il palazzo, racconta Ginette, ha ricominciato a respirare un'aria nuova, c'era bellezza ovunque. Alcune creazioni sono piaciute tanto a Ginette quanto agli altri inquilini che hanno potuto vedere la mostra in anteprima (gli inquilini, è bene ricordare anche questo, hanno dovuto cercarsi nel frattempo una sistemazione alternativa).

Continua la lettura qui.

giovedì 24 ottobre 2013

Nebraska, Bruce Springsteen

Sto leggendo Urbino Nebraska di Alessio Torino (Minimum Fax). C'è questa canzone, a un certo punto del libro. E sembra la colonna sonora del romanzo. 





I can’t say that I’m sorry
for the things that we done

at least for a little while sir
me and her we had us some fun

Nebraska, Bruce Springsteen

mercoledì 23 ottobre 2013

Marjolein Caljouw

Marjolein Caljouw, Bird Braid, 2013 Acrylics, Ink, Graphite on Daler Rowney Heavy Paper

Marjolein Caljouw,  Untitled, 2012  Oil, Acrylics, Ink on Wood

Marjolein Caljouw, Free Fall, 2013  Acrylics, Colored Pencils on Arches Hotpress Watercolor Paper


martedì 22 ottobre 2013

Surrealismo e arte concettuale nelle fotografie di Kylli Sparre



Questo articolo è uscito sul Wall Street International. 

Kylli Sparre nasce come ballerina ma ultimati gli studi la sua passione la spinge a spostare l'attenzione su altri canali creativi. E' in questo modo che inizia a concentrarsi sulla fotografia con particolare attenzione a quella concettuale. Per capire l'arte fotografica di Kylli Sparre dobbiamo andare indietro nel tempo e risalire a Marcel Duchamp.
Attraverso il ready-made, ovvero la scelta di oggetti comuni che vengono traslati in opere d'arte, Duchamp dimostra che l'opera d'arte diventa tale se riesce a toccare determinate corde mentali. Si parla, appunto, di processo mentale: difatti davanti alle sue opere l'osservatore viene proiettato nell'immaginario dell'artista il quale ha attribuito un titolo e ha creato un'atmosfera ben precisa attorno all'oggetto in questione che viene, quindi, riconosciuto collettivamente come opera d'arte. Continua la lettura La fotografia concettuale di Kylli Sparre.

venerdì 18 ottobre 2013

#Ijf14: Stop al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia



Il Festival Internazionale del Giornalismo chiude. L'edizione prevista per la primavera del 2014 non si farà per mancanza di fondi. Arianna Ciccone e Christopher Potter hanno dato la notizia attraverso un comunicato stampa.  Leggi tu stesso il comunicato per farti un'idea della situazione Festival Internazionale del Giornalismo: stop at the top.

Da sette anni il Festival di Perugia ospita giornalisti, blogger, personalità di spicco nel mondo della comunicazione e dei nuovi media non solo del panorama italiano ma anche a livello internazionale. Un momento di grande confronto e dialogo, un momento che fa crescere chi deve imparare ancora tanto e fa riflettere coloro che hanno delle idee. Seguito a distanza per sette lunghissimi anni (mi trovavo ancora a Parma e frequentavo l'università, il mondo del giornalismo era già in fermento ma nella piccola provincia lo scossone arriva dopo e sempre più affievolito) ho sempre guardato al Festival come qualcosa che mi avrebbe dato tanto, delle giornate in cui non solo avrei avuto la possibilità di ascoltare (e quindi non solo più leggere) i giornalisti seguiti online ma anche di porre domande, di entrare in relazione, di capire che cosa significa fare giornalismo.

Dopo la laurea specialistica mi sono trasferita a Roma. Volevo lavorare nel mondo dell'editoria e del giornalismo e Perugia era sempre più vicina. Il prossimo anno ci sarei andata, già lo dicevo i mesi scorsi, rompendo le scatole a chi mi sta vicino ogni giorno e che ormai del mio lavoro o di quello che sto provando a fare non ne può quasi più. Già a Firenze, al Dig.it mi sono emozionata molto e ho avuto modo di imparare tantissimo anche attraverso le testimonianze di ragazzi  giovani che stanno seguendo i loro progetti in collaborazione con testate giornalistiche. Ebbene tutto questo è sfumato ieri, con la lettura del comunicato stampa. Ora qualcuno sta analizzando il problema.  Ma il fatto sconcertante è che la politica ragiona in altri termini ovvero meglio dare supporto (economico, intendo) alle sagre e agli eventi sportivi (soprattutto se si tratta di calcio) la cultura viene dopo, quella può aspettare.

Dal mondo del giornalismo, in qualsiasi forma e dimensione lo vogliamo intendere, si sta levando un coro di protesta perché non deve chiudere il Festival. E io mi unisco a questo coro. E lo faccio perché Il Festival, anche se seguito a distanza, mi ha dato tanto e sono sicura che avrebbe tantissimo ancora da darmi. Ora il punto è che è troppo comodo scrivere un articolo su un giornale e dire quanto dispiaccia che il festival chiuda. Perché se chiude significa che c'è un problema di comunicazione e ascolto. Anche quei giornalisti che stanno gridando a gran voce "il festival deve restare aperto" che cosa fanno in termini di ascolto? Si limitano ad ascoltare la loro voce dietro a un microfono?  (ovviamente poi ci sono sempre le eccezioni ma sono poche).

Pensiamoci, perché il problema del nostro Paese è proprio questo. E Il Festival del Giornalismo di Perugia ne è un triste esempio.

Se invece vuoi leggere cosa ho scritto sull'argomento per il magazine CaffeNews clicca qui

Tadashi Kawamata: Garden Tower in Toronto

Torniamo a Toronto, non per parlare di Alice Munro ma per ammirare l'imponente scultura realizzata dall'artista giapponese Tadashi Kawamata (Hokkaido, 1953) in occasione della manifestazione d'arte contemporanea, Scotiabank Nuit Blanche. Chiamata Garden Tower, la scultura di Tadashi Kawamata è composta da sedie, mobili da giardino e banchi posti uno sopra l'altro formando delle "capanne" allungate che ricordano alti alberi o abitazioni la cui cima è piuttosto pronunciata. In queste capanne ci si può entrare, ci si può sedere in cerchio e persino, seguendo l'immaginario dell'artista, anche intavolare discussioni. Le stesse sculture sono formate da oggetti che hanno fatto parte della vita di determinate persone e i loro ricordi riposano nelle sculture. L'illuminazione crea un'atmosfera suggestiva. E l'aria sa di buono.





Fonte: My Modern Met

mercoledì 16 ottobre 2013

Troppa Felicità. Alice Munro



C'è una musicalità nella raccolta di racconti Troppa felicità di Alice Munro (edita da Einaudi) che percuote le pagine trasmettendo al lettore una vibrante sensazione di pienezza. Anzi, ripensandoci mi sembra che ci sia proprio una vibrazione che parte in sordina, quasi non volesse disturbare la lettura per poi frastornare, risvegliare, qualcosa che abbiamo percepito, quel segreto inconfessabile che abbiamo vagamente e distrattamente intravisto tra una pagina e l'altra e che abbiamo volutamente finto di non vedere perché è troppo doloroso ammettere la sua esistenza.

La Munro ci ha abituati a dei racconti che escono dagli schemi, per quella sfumatura che vorrebbe tendere al thriller senza diventarlo del tutto, per quel favoleggiare ironico e incauto sulla propria terra, per la freschezza dei personaggi, quel loro essere maldestri, spietati, intelligenti, amareggiati, coraggiosi e quindi così maledettamente umani. Alice Munro ci ha abituati a diffidare dalle apparenze: niente romanticismi solo frasi che giocano con la storia e quando si arriva alla fine i tasselli del mosaico si ricompongono. E la luce squarcia il silenzio.

Come nel racconto Bambinate: "sono sicura che a quel punto noi eravamo già andate via". Come in Certe donne: "Io sono diventata adulta e poi vecchia". Come in Buche-profonde: "C'era comunque qualcosa che salvava quella giornata dal disastro assoluto". Come in Dimensioni: "Non deve più andarci a London?". E' tutto lì, stretto in quelle parole, pronunciate per caso ma cariche di una forza inaspettata. E finalmente è tutto chiaro, il segreto svelato.

Dieci racconti, dieci storie spietate che dipingono le donne e gli uomini come essere strani, talvolta persino per loro stessi, C'è un problema di assenza di punti di riferimento, di dialogo, di sensibilità che porta, talvolta, i personaggi a compiere gesti efferati senza neppure rendersi conto della gravità delle situazioni in cui spesso la troppa felicità rischia di annegare nella banalità di un dolore comune. 

lunedì 14 ottobre 2013

Banksy, tre video raccontano ciò che sta facendo a New York

New York, ottobre 2013. Banksy colpisce ancora. Tre video in cui potete guardare i suoi graffiti e la sua street art, coglierne il senso; inoltre si possono osservare alcune delle recenti provocazioni che hanno suscitato le più disparate reazioni. 


Sirens of the lambs


Rebel rocket attack


venerdì 11 ottobre 2013

Come stanno le cose, il mio Lucrezio, la mia Venere di Piergiorgio Odifreddi (Rizzoli)



Siamo abituati a stupirci maneggiando libri, in particolar modo quando ci si aspetta un libro, con una veste grafica e un contenuto ben precisi e invece si presenta ai nostri occhi tutt'altra situazione. E' il caso della lettura, piacevole, confortante e distensiva, del libro di Piergiorgio Odifreddi, Come stanno le cose, il mio Lucrezio e la mia Venere (Rizzoli, 2013). Una riscrittura in prosa del poema di Lucrezio, De Rerum Natura. Odifreddi offre all'uomo moderno, con spontaneità di linguaggio e grande saggezza, uno sguardo differente sul poema, una modalità di approfondimento a dir poco attuale.

Così come la scoperta del poema ha dato slancio agli studi nel periodo rinascimentale estendendo la sua influenza al periodo filosofico moderno, allo stesso modo il libro di Odifreddi sta riscuotendo successo di critica e pubblico proprio per la volontà dell'autore stesso che ha ripreso un poema che forse in troppi, eccezion fatta per gli addetti ai lavori, avevamo dimenticato, radicati, come siamo, in una dimensione liquida che fagocita senza dare il tempo di metabolizzare. Ebbene Odifreddi restituisce il pensiero di Lucrezio riscritto, reinterpretato, adattato, se vogliamo, alle esigenze dell'uomo contemporaneo. E in questo l'idea di fondo di commentare, in un gioco di colori e rimandi, il testo originale dando spazio ora al discorso filologico, ora a quello filosofico e storico, arricchisce il libro rendendolo una pietra miliare del panorama editoriale dell'anno.

Ma pensiamo allo stravolgimento di pensiero inaugurato da Lucrezio nel momento in cui il poema viene ritrovato. De Rerum Natura contrasta con il pensiero medioevale così elegantemente illustrato da Dante. Un poema che attacca la fede, fino a quel momento solida nelle sue convinzioni, dell'uomo medioevale. Lucrezio infrange la regola, ponendosi domande e riflessioni sull'universo e il rapporto dell'uomo con lo stesso. Queste domande verranno successivamente riprese da studiosi e filosofi entrati in possesso del suo poema. Ed ecco la filosofia moderna aprirsi al pensiero lucreziano approfondendone la validità e il senso stesso delle sue parole.

E qui entra in gioco il commento dell'autore. Odifreddi arricchisce, a sua volta, il testo originale, offrendo ulteriori spunti di analisi al De Rerum Natura e a ciò che sottende il pensiero di Lucrezio. Un libro sorprendente per il fatto stesso di mettere in relazione (impresa ardua in altre circostanze) le ambizioni di Lucrezio con quelle dell'uomo contemporaneo in uno sforzo, ben riuscito, di spiegare come stanno le cose.



PS: se volete rileggere la recensione potete cliccare qui

Tutto il mare tra di noi. Dina Nayeri



Questo articolo è uscito sul blog dell'agenzia Sul Romanzo

Tutto il mare tra di noi è il titolo del romanzo d'esordio di Dina Nayeri, scrittrice e professoressa, conosciuta soprattutto negli Stati Uniti per la sua versatilità, insignita di riconoscimenti per il suo libro (Barnes and Noble Discover Great New Writers book), tradotto in venti Paesi, in Italia uscito per Piemme nella traduzione di V. Februari. Con Tutto il mare tra di noi, Nayeri offre ai lettori uno sguardo intimo e viscerale sull'Iran, luogo che le ha dato i natali, ricostruendo uno scenario, quello degli anni Settanta nel pieno della rivoluzione khomeinista, che procede attraverso i ricordi della protagonista e delle persone a lei vicine, un mosaico di arretratezza ed eredità spirituale, bagaglio culturale e conoscenza, che indaga il significato dell'abbandono in patria e oltreoceano.

Continua la lettura qui

ps: tranquilli, poi arriva anche la #Munro #Nobel :)

Fotolia TEN Collection Season 2: Alberto Seveso


Tutorial: Alberto Seveso spiega la sua creazione per Ten By Fotolia, Ritratto di una perfetta sconosciuta

Info: Alberto Seveso

mercoledì 9 ottobre 2013

Dispatchwork di Jan Vormann: combattere l'incuria edilizia

Palazzi storici abbandonati e abitazioni dei centri storici cambiano volto grazie all'arte di Jan Vormann, Dispatchwork.



Operaio dell'arte. Officina la strada. Mura e pareti sono i soggetti preferiti da Jan Vormann che, attraverso l'utilizzo di mattoncini colorati di Lego, contribuisce a dare un'immagine differente alle costruzione abbandonate. L'artista olandese riscrive l'architettura del centro storico attraverso il suo restauro artistico chiamato Dispatchwork. Un'arte che si sta diffondendo a macchia d'olio non solo nelle città europee ma anche oltreoceano. Berlino, Roma, Amstedam, Tel Aviv, New York sono solo alcune delle mete che Dispatchwork ha toccato fino ad oggi. Un modo originale e alternativo di coinvolgere altri artisti (che possono continuare l'arte di Vormann anche in altre città) e di sensibilizzare l'opinione pubblica su temi che non riguardano solo gli addetti ai lavori. 

Dispatchwork 
Jan Vormann
In giro per il mondo
www.janvormann.com








martedì 8 ottobre 2013

La Tour Paris 13: intervista a Christian Omodeo

Ho intervistato Christian Omodeo, direttore artistico de Le Grand Jeu, in occasione del progetto Le Tourt Paris 13. L'intervista è stata pubblicata da Wall Street International.



La Tour Paris 13: 9 piani, 36 appartamenti che, per un mese, saranno a disposizione di street artist provenienti da tutto il mondo. Le Grand Jeu, nella persona di Christian Omodeo, direttore artistico dell'agenzia, professore e storico dell'arte, ha accolto il progetto elaborato da Galerie Itinerrance occupandosi della direzione di un intero piano dedicato alla street art italiana. Abbiamo chiesto a Christian Omodeo di entrare nel dettaglio del progetto.

Leggi cosa ha detto in merito Christian Omodeo, continua qui

domenica 6 ottobre 2013

La Galleria dA.Co riparte con l'artista umbra Chiara Dionigi

La Galleria dA.Co inaugura l'autunno 2013. "Collage: storie plausibili con immagini di seconda classe" di Chiara Dionigi per la cura di Valentina Gregori. Terni, visitabile fino al 27 ottobre.


La Galleria dA.Co presenta uno spazio dove l'ottima cucina (e la scelta variegata di vini regionali e nazionali oltre al vasto assortimento di infusi e tisane) incontra l'arte offrendo una sala espositiva di grande suggestione. Lo stile minimale valorizza le opere esposte. La stagione autunnale è stata inaugurata dall'artista umbra Chiara Dionigi. Collage: storie plausibili con immagini di seconda classe è una finestra sul mondo e sull'immaginario dell'artista che propone svariate possibilità d'interpretazione e di lettura delle immagini nonché una reinterpretazione delle stesse. 
Abbiamo incontrato l'artista all'inaugurazione che ha raccontato come si svolge il suo lavoro partendo dalla ricerca delle immagini e dal modo in cui vengono guardate: "estrapolarle dal contesto giornalistico nel quale sono inserite e dare loro, come ha detto la stessa curatrice della mostra Valentina Gregori, una seconda possibilità". In questo procedimento, ha spiegato l'artista, non c'è un progetto che guida la sua mano semmai una serie di emozioni che stimolano l'istinto verso nuove esplorazioni. Chiara Dionigi ha poi raccontato della reazione del pubblico "che, durante i workshop, riesce a entrare in contatto con le immagini dando alle stesse un valore differente rispetto al contesto nel quale sono state collocate". L'esposizione prosegue con le scatole, mondi in miniatura che attraggono per la loro forza emotiva lasciando poi una sensazione di meraviglia.   
Di fronte alle opere di Chiara Dionigi, l'occhio si scopre interessato ai particolari delle singole immagini, a ciò che emerge dalla totalità del collage. E osservando nuovamente si scoprono storie che, a primo acchito, erano sfuggite. 










Terni // fino al 27 ottobre 2013
Chiara Dionigi - Collage: storie plausibili con immagini di seconda classe
Galleria dA.Co 
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05100 Terni
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