La solitudine dell'autoscatto in mostra a Perugia

Rifacendosi al libro di Giorgio Bonomi, “Il corpo solitario. L’autoscatto nella fotografia contemporanea” (Editore Rubbettino, 2011), la mostra è la sintesi di un lavoro che vede nell'autoscatto la ricerca postmoderna del sé. Aperta al pubblico fino al 27 ottobre a Palazzo della Penna a Perugia.  


"Il mio corpo è più del mio corpo. Io non ho un corpo, io sono un corpo". Con l'autoscatto l'artista non rappresenta qualcosa ma è qualcosa. Le mani affondano nella contingenza assoluta per estrarre quel processo metafisico attraverso il quale si potrebbe approdare a una comprensione più estesa dell'io. E qui le parole di Emmanuel Mounier sembrano sposare l'idea che sta alla base della mostra.
Curata da Giorgio Bonomi e Alessandra Migliorati, inaugurata il 6 settembre a Palazzo della Penna a Perugia, l'esposizione ospita le opere di artisti internazionali che, attraverso l'autoscatto, annusano quella solitudine insita nell'atto creativo stesso.

Brigitte Tast, Karel, Schellerten 16.11.1999

Percorrendo le sei stanze in cui la mostra è suddivisa, si ha l'impressione di compiere un viaggio conoscitivo che parte dall'indagine attorno al significato ontologico del corpo, dell'identità e dell'io (come propone Brigitte Tast seguendo quella tensione narrativa cara a Jan Saudek), per passare alla precarietà del corpo stesso che gioca sull'alternanza di assenza e presenza sconvolgendo e meravigliando nel contempo (Isabella Bona, 10. 10. 1963 Vajont). Ma quel che più impressiona è il tratto evanescente e fortemente contemplativo di Giada Rochira che attraverso le opere Pensando 2010 e Azzurro 2013 offre il proprio corpo nudo nobilitandolo come necessità ai fini di una riflessione matura. 

Isabella Bona, 10.10.1963 Vajont 2013
Giada Rochira, Pensando 2010

Poetica e a tratti melanconica è la stanza relativa alle narrazioni del corpo. Artisti come Diambra Mariani e Valentina Merzi hanno scelto di accompagnare la loro ricerca ad un racconto. Le parole, oltre alle immagini, possono dire molto di sé, possono creare infinite possibilità sulle quali modulare il proprio io, costruire personaggi alternativi, frantumare la propria esistenza per assistere ad una rinnovata ed estesa percezione di sé.

Diambra Mariani e Valentina Merzi, 
Studio su Maria Maddalena 2010

Estatica scomposizione del corpo come sperimentazione accompagna le opere di Alessio Larocchi, Il corpo solitario 1980, quasi a voler racchiudere in toto l'atmosfera della mostra.
Disturbante ma compiaciuta per la sua impudenza è l'ultima stanza: Il corpo come denuncia. Oltre allo scandalo, che in questo caso viene estrapolato da ogni contesto e proposto secondo il significato etimologico (mettere in movimento, quindi animare le coscienze e distruggere le certezze), la denuncia che meglio ha saputo esprimersi s'insinua nelle opere di Stella Pellegrino. Graffianti, ruvide, pungenti, Fuori l'anima 2010, La mia depressione 2013 e Come tu mi vuoi 2010 ragionano su toni dissacranti: una materia che l'uomo postmoderno conosce ma difficilmente riesce ad ammettere.

Alessio Larocchi, Il corpo solitario 1980


Il corpo solitario. L’autoscatto nella fotografia contemporanea è un viaggio nella storia personale e nel racconto collettivo di artisti che hanno voluto riscrivere la ricerca sul corpo rispondendo a questioni filosofiche che solo a una coscienza poco sensibile potrebbero apparire retoriche, ma che in fondo coinvolgono tutti. E in questo sta l'umanità di una mostra che cerca di riappropriarsi, con ogni mezzo, della memoria storica di un'intera generazione. 

Perugia // fino al 27 ottobre 2013
Il corpo solitario. L’autoscatto nella fotografia contemporanea
a cura di Giorgio Bonomi e Alessandra Migliorati
Palazzo della Penna – Centro di Cultura Contemporanea
Via Podiani 11  
tel.199.151.123
http://www.perugiacittamuseo.it 




  • Per Problemi di carattere puramente tecnico questa recensione, che sarebbe dovuta uscire verso la fine di settembre, arriva con un mese di ritardo. Nonostante la mostra sia conclusa da qualche giorno ho voluto comunque proporla vista l'importanza artistica e la continuità con il saggio di Bonomi edito nel 2011. 


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