Ho incontrato Davide Failla più di un anno fa, l'ho
intervistato e vi ho proposto quello che, all'epoca era la sua arte. Vediamo quali cambiamenti ci sono stati nel suo modo di creare e di vivere l'arte.
Davide, è passato un po' di tempo, cosa ci racconti in merito alla tua esperienza artistica?
Rispetto all’ultima intervista è il caso di dire che ne è passato di colore sotto i ponti. Si, sembrerebbe l’espressione più adatta da usare a questo punto del mio procedere in ambito artistico. Sto creando e sto avendo un approccio differente, per certi aspetti, al mio lavoro. Mi sento un creatore di immagini e sensazioni ma le varie sfumature dipendono poi dai punti di vista e dalle intelaiature teoriche del caso, di un determinato filone artistico o di una certa corrente di pensiero.
Davide Failla in arte Friedrich Nebraska. Qual'è il rapporto con il tuo personaggio?
Il mio personaggio, sta crescendo sempre di più nutrendosi di nuove esperienze e mietendo i propri confini, valicandoli, giorno dopo giorno. Adesso, diversamente da qualche anno fa, a Nebraska non viene associato solo il bianco e il nero, largamente utilizzato nelle mie illustrazioni, ma anche il colore. Da un anno a questa parte ho cominciato a dipingere a olio, mosso dal confronto, tinto d’ammirazione e di desiderio di emulazione, con i più importanti maestri del passato: V. Gogh, Picasso e Dalì su tutti. Con il colore, le esperienze sono state, e sono tutt’ora, eterogenee. Quando m’esprimo a monocromi, con l’ausilio della mia Faber Castell 0.1, rendo facilmente riconoscibili ed individuabili le mie opere; ciò non è esattamente equiparabile al contesto della mia espressione attraverso i colori.
In quest'ottica di cambiamenti che rapporto hai con ciò che racconti nelle tue tele?
Vi è sempre una sorta di base comune a tutte le tele, ma ogni tela ha la propria storia; non solo tematica ma anche estetica. In base a come mi sento, a quello che mi circonda e a quello che penso nel momento durante il quale m’appresto a dipingere, imprimo su tela i miei colori e i miei segni. Ciò non accade quando m’appresto a utilizzare solo la Faber Castell su carta. Esprimendomi solo attraverso la penna, non interrompendo dunque il connubio mistico, oltre che artistico, tra me e la materia sulla quale imprimo i miei segni, riesco ad evadere ogni faccia del reale e ad immergermi, totalmente, nell’illustrazione che traccio; molte volte, ho avuto la netta impressione di vivere all’interno di ciò che disegno.
L’impressione è, più o meno, questa: Sono l’atto che compio, in quel dato momento. Per atto non intendo, comunque, la totalità dell’azione ma anche solo un elemento della stessa; come, per esempio, un solo passo o un puntino delle mie illustrazioni. Credo di riconoscere, nel minimale, la grandezza e il riflesso del massimale. A tal proposito, devo riconoscere quanto, il mio creare, ha alimentato la mia sfera spirituale. Quando cominciai a creare, seriamente, ero quasi totalmente distaccato dallo spirituale e da qualsiasi forma d’energia non direttamente tangibile. Illustrazione su illustrazione, tela dopo tela, ho notato quanto per ogni essere vivente fosse fondamentale creare e quindi produrre energia. Quindi, ho riconosciuto il mezzo a partire dalla causa. Posso dire di aver sentito l’abbraccio di Dio in un certo senso procedendo sempre di più con il mio creare.
Alludo a un Dio inteso come forza naturale e come alchimia amorosa e creativa; che altro non è che alchimia amorosa perché, per creare, partendo proprio dalla decisione di farlo, si deve avere, soprattutto dentro di sé, una buona base d’amore, altrimenti è tutto vano e fine a nulla. Se c’è una differenza tra il me che avevi intervistato qualche periodo fa e il me attuale, artisticamente, sta tutta qui; ho riconosciuto il soffio divino negli elementi ed anche oltre gli elementi.
Come ti stai muovendo su internet? Hai esposto recentemente?
Una prima personale è stata fatta a settembre e si è conclusa da poco presso Il Melograno Art Gallery di Livorno (c'è anche un
video disponibile su youtube) mentre recentemente ho dato vita a una
pagina su Facebook dedicata ai miei lavori inoltre ho aperto un
blog. Per il resto, continuo a seguire la scena artistica attuale e, al di là di questa, ogni elemento che mi circonda.
Chi ha parlato e segnalato la mostra di Davide Failla: