Ceres promuove la street art italiana: Torino e Ponticelli protagoniste per mano di Corn79 e del duo Rosk e Loste
Quando si parla di street art italiana si tocca, inevitabilmente, un argomento frastagliato. In molti tra critici, curatori, galleristi, ma anche gli stessi street artist, hanno contribuito al dibattito su quello che da una ventina d'anni è uno dei fenomeni più attraenti dell'arte contemporanea, ora decantando ora accusando ciò che è stato definito, usando il linguaggio degli addetti ai lavori, "avanguardia urbana". Sull'argomento Christian Omodeo ha dichiarato che "nonostante tutto questo vociferare, in pochi sanno se oggi si debbano incoraggiare interventi di street art volti a ricoprire delle facciate di palazzi".
Eppure sono molti i progetti curatoriali che hanno avuto lo scopo di promuovere la street art e il graffitismo nelle principali città del nostro Paese. Progetti che hanno il merito di unificare quella che potrebbe apparire una situazione artistica frammentata dove, tuttavia, il soggetto incontrastato, appunto la street art, ha un aspetto sempre più solenne, imponendosi agli occhi dell'immaginario collettivo.
E' in questo contesto che Istituzioni e Brand stanno percependo l'importanza di un legame viscerale tra la collettività e il territorio circostante, promuovendo e finanziando la realizzazione di opere d'avanguardia urbana.
Di rilievo è l'iniziativa di Ceres, Brand da sempre attendo alla creatività di strada e a tutte le forme di arte urbana che, in linea con la sua carica esplosiva e travolgente e in supporto a Inward (Osservatorio sulla Creatività Urbana), ha coinvolto, in un progetto di riqualificazione urbana, writers e street artist della scena italiana, Corn79 e il duo Rosk e Loste.
Corn79 è chiamato a realizzare un'opera nel quartiere San Salvario di Torino mentre il duo siciliano opererà nel Parco Merola di Ponticelli.
L'attivismo di Corn79, nella scena torinese, è conosciuto non solo dagli addetti ai lavori ma dagli stessi cittadini che vivono la quotidianità di un laboratorio a cielo aperto, quale è appunto San Salvario. La riqualificazione della street art e la promozione dei graffiti per opera di Corn79 affonda le radici alla fine degli anni novanta e negli anni successivi con progetti che hanno favorito la creazione di murales legali e la nascita di iniziative culturali volte alla promozione e conoscenza dell'arte urbana (MurArte e Festival PicTurin). La poliedricità e la profonda conoscenza del significato del writing anche (e non solo) nella cultura italiana viene messa a disposizione grazie al sostegno di Ceres.
Nel Parco Merola di Ponticelli, Ceres sostiene il duo sicialiano Rosk e Loste. I street artist sembrano voler dipingere immagini semplici che vogliono richiamare la spensieratezza dei bambini che giocano nel parco, ma, invece, danno voce a quella che è l'autentica vita di strada, dando altresì una visione del tutto rinnovata a quella Napoli dai "mille culure" e dai "mille paure".
Ceres firma un fermento che viene dal basso ma che, da sempre, conserva alte ambizioni.
Bello vedere la città prendere sempre d più colore. Negli ultimi anni, il comune di Roma ha promosso laboratori di creazione di murales in alcuni quartieri problematici della città. Ma anche in altre zone, tutti i giorni se ne trovano di nuovi sparsi per tutta la città!
RispondiEliminaConfesso che l'appropriazione della street art da parte dei brand mi spaventa parecchio. Per alcune gallerie il murales è un vero manifesto della mostra, ora non è difficile che qualcosa di simile capiti con gli altri marchi. Il significato del murales sta proprio nel suo essere fatto fuori dal sistema e mi chiedo quando queste iniziative siano atte alla regolamentazione più che alla riqualificazione dello spazio urbano.
Ciao Greta, sto proprio per scrivere un articolo su un quartiere di Roma riqualificato grazie alla street art (stay tuned!).
RispondiEliminaPer quanto riguarda il rapporto tra Brand e street art credo che sia un ottimo connubio. Ricordiamo che la street art è arte dal basso che spesso non ha la fortuna di poter attingere a fondi specifici per la realizzazione delle proprie opere, basandosi, invece, esclusivamente (o quasi) sulla passione e il talento degli artisti. I Brand che scelgono di firmare dei progetti investono nell'arte, nella cultura, nella riqualificazione territoriale. Ci vedo del buono in tutto questo. Vedo un giusto investimento. Cosa ne pensi?
Sarà che guardo sempre al bicchiere mezzo vuoto. E' ottimo che ci sia diversità di scelte, che quindi artisti possano trovare supporto in istituzioni e organizzazioni private ma anche che si mantenga l'apertura verso l'arte indipendente. Quello che mi spaventa è che si arrivi a mettere i muri in vendità, un po' come si fa con gli spazi pubblicitari.
RispondiEliminaSu quest'argomento un mio amico ha recentemente girato un documentario intervistando anche diversi artisti romani. Ti lascio il link nel caso voglia darci un'occhiata. https://www.youtube.com/watch?v=fbTHSiykm2s
Grazie Greta, lo guarderò con molto interesse!
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