L’ultimo libro di Murakami
uscito in Italia per Einaudi, Ranocchio
salva Tokyo (novembre 2017), e l’atteso Killing
Commendatore (in giapponese Kishidancho Goroshi - nelle librerie dall’autunno
di quest’anno), ci offrono l’occasione per comprendere il surrealismo narrativo dello scrittore giapponese più famoso al
mondo e le sue connessioni con la letteratura
americana e le produzioni letterarie
europee.
La figura di Murakami è complessa e articolata, offre degli
spunti riflessivi che spaziano dalla letteratura giapponese a quella americana post bellica fino ad arrivare a
quella dell’Europa del Novecento. La sua produzione è vasta tra romanzi e racconti,
saggi e traduzioni. Una produzione che potremo definire onnipresente,
massiccia, eterna, che oltrepassa il tempo e lo spazio e si colloca in un “non-luogo” e in un tempo immateriale
che non conosce confini estendendosi, quindi, a più culture e a più
generazioni.
L’embrione della sua narrativa, nata in un contesto
generazionale che lo avvicina a coloro che vengono definiti “Zenkyoto
Sedai” (gruppi di attivisti studenteschi che rappresentano la versione
giapponese di “Angry Young Men” in
lotta contro l'imminente rinnovo del Trattato di sicurezza USA-Giappone nel
1970, la presenza continua di forze armate americane in Giappone , l'uso di
basi situate a Okinawa e in altre parti del paese come aree di sosta per
attività militari in Vietnam e lo spiegamento di navi nucleari americane nei
porti giapponesi - Kazuhiko Goto, Postwar
Japanese Novelists and American Literature, University of Tokyo) e sviluppatasi
successivamente come atteggiamento di rifiuto della sua stessa generazione,
assumendo ben presto il ruolo di primo scrittore letterario giapponese del
dopoguerra, o almeno collocandosi tra i primi che sono liberati dall'ironia ambigua americana (Kazuhiko Goto), sembra
calarsi in uno scenario letterario americano molto più di qualsiasi altro
scrittore della sua generazione.
Postwar Japanese novelists have turned to
American literature, not only for a usable index for understanding “America” as
the most fundamentally decisive element of their postwar chronotope but also
for something to stimulate their critical and creative imagination or
synchronize with their aesthetic sensitivity during their search for an
artistic expression under the shadow of “America.” Three influential Japanese
postwar novelists have a specific American writer as his inspirational source:
Mark Twain for Kenzaburo Oe (b. 1935–), William Faulkner for Kenji Nakagami
(1946–1992), and Raymond Carver for Haruki Murakami (b. 1949–).
[Kazuhiko
Goto, Postwar Japanese Novelists and
American Literature, University of Tokyo].
Brooke Shaden |
Il surrealismo narrativo
di Murakami si plasma sulla base delle letture voraci di romanzieri
americani tra cui Kurt Vonnegut Jr.,
Richard Brautigan e Jack Kerouac, delle traduzioni di autori
americani del calibro di F. Scott
Fitzgerald, JD Salinger, Tim O'Brien, Grace Paley, ma soprattutto di Raymond Carver, tanto che arrivò a
tradurre tutte le sue opere: otto volumi The Complete Works di Raymond Carver
(1990-2004).
Per sua stessa ammissione, Carver divenne lo scrittore di Murakami: due figure divergenti sia
per estrazione sociale sia per formazione linguistico-letteraria e culturale.
Eppure la sostanziale lotta per l’indipendenza economica e la rincorsa verso l’emancipazione
adulta di Murakami attraverso il lavoro e i sacrifici avvicinano l’animo dello
scrittore giapponese a Raymond Carver, al suo realismo narrativo, alla sua
lingua secca così poco edulcorata da quel realismo magico e dalle note
surrealista di cui, invece, è pregna la narrativa di Murakami. Epifania e catarsi sono questi gli
elementi che accomunano, nel tempo, i due scrittori.
Prendiamo, ad esempio, L’uccello che girava le viti del mondo
l’opera nella quale il surrealismo di
Murakami si avvicina al cinema David Lynch (Francesco Ursini): quest’opera
della maturità si caratterizza come una produzione in cui il confine tra reale
e immaginario, tra conscio e inconscio, tra simbolismo e materialismo si riduce
sempre più fino a una totale compenetrazione dell’onirico nella narrazione
realistica.
Sogno e realtà. Il surrealismo
di Murakami è presente anche in Kafka sulla spiaggia (così come ne La strana biblioteca). La tensione
dominante che lega la realtà all'elemento assurdo si scioglie (o si infittisce,
dipende dai punti di vista) vero la fine del libro senza mai risolversi
totalmente.
Murakami’s literature does not belong to a
category of simply entertaining popular literature that endorses the
contemporary trend to accept or even enjoy the status quo; that is, a trend of
apathetic calmness. This trend is often mistaken to be a (dis)solution of the
problem itself, immediately after the political activity around 1970 was
suppressed and the rapidly accumulated wealth was made possible by being an
obedient member of America’s global regime—or by being willingly subject to Pax
Americana. Murakami’s is a literature of pure artistic merit (jun-bungaku) that
“does accept the now progressing decay of modern negation and is determined to
let it go as early as any other postwar Japanese author [around the end of
1970s] but see it off with sorrowful eyes.
[Norihiro Kato, Murakami Haruki wa muzukashii -On difficulty of Haruki Murakami-
Tokyo: Iwanami-shinsho, 2015, 27].
La tensione da sempre insita nella letteratura giapponese, tra
l'imitazione di modelli e forme americane ed europee e il desiderio di riconciliarsi
con la propria cultura e le proprie tradizioni, fa di questa narrativa in
generale e di quella di Murakami in particolare, un mondo da scoprire, ancora
poco inesplorato che offrirà molte soddisfazioni alla critica letteraria futura,
la quale, potrà studiare un filone nuovo del surrealismo narrativo e del realismo
magico che potrebbe, addirittura, collegare autori come JJ Veiga e Murilo
Rubião a Jorge Luis Borges e William S. Burroughs.
Brooke Shaden |
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