lunedì 19 febbraio 2018

The Ballrooms of Mars: Camille Rose Garcia Solo Show Dorothy Circus Gallery Rome

The Ballrooms of Mars
Camille Rose Garcia 
Solo Show
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Dorothy Circus Gallery
24 Febbraio 2018 - 7 Aprile 2018
Via dei Pettinari 76 - 00186 Roma


Una nuova personale per Camille Rose Garcia, una delle icone femminili del panorama pop surrealista internazionale, alla Dorothy Circus Gallery di Roma.

Nata a Los Angeles, Garcia si distingue come una delle artiste pop surrealista più riconosciute e amate in tutto il mondo. Garcia produce pitture, stampe e sculture in uno stile gotico, “horror” e di animazione, che rilascia un senso di dolcezza e al tempo stesso di inquietudine. 

Per il suo debutto con la Dorothy Circus, Garcia propone una nuovissima collezione composta da sedici opere, che fanno riferimento sia alle sue influenze ed ispirazioni primordiali (i misteri della Natura, la musica, l’arte), sia a nuove esplorazioni. Con questa mostra, infatti, Camille Rose Garcia segna l’inizio di un nuovo percorso di investigazioni artistiche, entrando di fatto in una nuova fase della sua carriera. Nel giustapporre colori, linee e forti contrasti, l’artista invita il pubblico ad entrare in una nuova dimensione e a camminare lungo il percorso che ci conduce attraverso l’immaginazione, la bellezza, una sottile critica al quotidiano e le vibrazioni musicali che ci accompagnano ogni giorno attraverso emozioni e sensazioni.

The Ballrooms of Mars indaga la dimensione dello spazio extraterrestre, gli aspetti più misteriosi dello Spazio e il linguaggio universale della natura, fatto di “forme nelle vibrazioni del suono”. L’artista ci guida in un viaggio attraverso dimensioni fantastiche e distanti, dove incontriamo creature misteriose e personaggi in stile Ziggy Stardust, nati dall’immaginario di Camille Rose Garcia ma anche influenzati da eroi popolari come David Bowie.  
La musica risuona in tutte le opere di Garcia, dove le figure maneggiano e riproducono virtualmente vinili e giradischi, sottolineando la suggestiva iconografia musicale che alberga in ogni dipinto. Il titolo stesso della mostra, The Ballrooms of Mars, è tratto da una canzone di T.Rex inserita nell'album del 1972 “The Slider”






L’energia cosmica che scorre nella musica e nelle anime umane crea un legame emozionale evidenziato dalla palette elettrica e glitterata e dall’atmosfera avvolgente degli ambienti rappresentati. Lo Spazio è rappresentato non come un luogo oscuro, bensì come una dimensione estremamente colorata. In questo continuo movimento di energie, i nostri spiriti interiori vengono risvegliati per partecipare ad una danza universale fatta di impulsi sensoriali ed emozionali. In questo modo, anche la controcultura musicale californiana viene messa in luce, attraverso i suoni rock and roll di queste stesse immagini; suoni che sono costantemente presenti anche nel processo creativo dell’artista.






Nella sala da ballo di Garcia danziamo a ritmi futuristici, saltiamo di pianeta in pianeta, esplorando come il Piccolo Principe i segreti e le meraviglie di ogni tappa del viaggio. In ciascuna opera gli spettatori interagiscono con un diverso pianeta, tutti personificati come divinità che “si riuniscono ogni 25mila anni (La Processione degli Equinozi) per ballare danze elaborate e ascoltare musica insieme, ciascuno portando con sé i propri suoni provenienti da pianeti distanti”. 

Queste divinità appaiono come evanescenti e corporei allo stesso tempo, come antichi dei greci che rappresentano un punto d’unione tra l’umano e l’extraterrestre. Essi ascoltano musica, interagiscono tra di loro e viaggiano come essere umani; ma nonostante ciò, questi dei emanano un’aura magica che riecheggia nel concerto di sonorità sprigionate da ciascun pianeta. Mentre polvere di stelle fluisce nell’atmosfera, le opere di Garcia incantano gli spettatori e stimolano la loro immaginazione al fine di trovare quei mondi nascosti che dimorano nel loro subconscio.


Camille Rose Garcia nasce del 1970 a Los Angeles, in California. Le immagini sovversive di Garcia definiscono il suo stile basato su elaborate narrazioni sociopolitiche, che l’artista cela sotto strati di sfumature dal fascino fiabesco, che sottilmente criticano i fallimenti delle utopie capitaliste celebrate dalle controculture americane.

La scrittura spezzettata e i film surrealisti di William Burroughs, come anche i vecchi cartoni della Disney e della Fleischer influenzano le scene frammentate e descrittive di Garcia. Le superfici dei suoi dipinti, infatti, sono consumate come se fossero state ripetutamente ridipinte, e rimandano così ai vecchi film degli anni ‘50.  Le figure che dimorano nella surreale immaginazione dell’artista divengono le remote cugine delle fiabe classiche e dei cartoni dei primi del ‘900. 

I lavori grotteschi di Garcia esplorano l’oscurità delle favole, riflettendo sulle memorie d’infanzia dell’artista, specchi della contro-cultura di Los Angeles, che risalta nel suo aspetto violento e sgradevole. Come afferma in una sua intervista: “Ciò che mi fa diventare matta mi motiva”.

Il lavoro di Garcia è stato esposto nelle gallerie e nei musei di tutto il mondo e presentato in numerose riviste tra cui Juxtapoz, Rolling Stone, e Modern Painter. Le sue opere d’arte sono state esposte al “Los Angeles County Museum” and nel “San Jose Museum of Art’s”, che ha ospitato la retrospettiva di Garcia “Tragic Kingdom”. Garcia ha inoltre collaborato con The Walt Disney Museum per la mostra “Camille Rose Garcia: Down the Rabbit Hole”, dove ha esposto una serie di illustrazioni ispirate alle storie Disney.

Oltre alle sue mostre personali, si annovera la sua presenza all’ “Art from the New World” al “Bristol City Museum”, “Pop Surrealism” tenutasi al Museo delle Arti Visuali, del Palazzo Collicola, a Spoleto, in Italia, “Turn the Page” al “The Virginia Museum of Contemporary Art” (MOCA), e “Cross The Streets” al “Museum of Contemporary Art” (MACRO) di Roma, in Italia nel 2017.

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