Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943 in mostra alla Fondazione Prada
POST ZANG TUMB TUUUM. ART LIFE POLITICS: ITALIA 1918-1943
Fondazione Prada
Largo Isarco, 2 Milano, 20139
18 Febbraio 2018 - 25 Giugno 2018
Fondazione Prada presenta nella sede di Milano il progetto espositivo “Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943” dal 18 febbraio al 25 giugno 2018. La mostra, concepita e curata da Germano Celant, esplora il sistema dell’arte e della cultura in Italia tra le due guerre mondiali, partendo dalla ricerca e dallo studio di documenti e fotografie storiche che rivelano il contesto spaziale, temporale, sociale e politico in cui le opere d’arte sono state create, messe in scena, nonché vissute e interpretate dal pubblico dell’epoca.
Con il Patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, la mostra indaga il periodo storico tra il 1918 e il 1943 caratterizzato in Italia dalla crisi dello stato liberale e dall’affermazione del fascismo, nonché da una costante interdipendenza tra ricerca artistica, dinamiche sociali e attività politica. Come ha sottolineato Jacques Rancière nel suo libro “Le partage du sensible. Esthétique et politique” (2000), l’arte non esiste mai in astratto, ma si forma e prende forma in un determinato contesto storico e culturale.
Partendo da questo assunto, le testimonianze fotografiche e testuali che sono all’origine della selezione delle opere in mostra, documentano la produzione artistica e culturale del periodo tenendo conto di una pluralità di aspetti e ambienti in cui è realizzata ed esposta: dall’atelier d’artista alle collezioni private, dalle grandi manifestazioni pubbliche alle esposizioni e rassegne d’arte italiana in ambito nazionale e internazionale, dalle architetture ai piani urbanistici, dalla grafica alla prima produzione in serie di arredi.
Secondo Germano Celant, i documenti ritrovati e presentati oggi in questo progetto “sintetizzano la funzione comunicativa dell’opera d’arte, offrono una storia reale, fuori dalla trattazione teorica dell’artefatto”. Funzionano come mezzi di “cultural understanding”, per usare l’espressione di David Summers, che “garantiscono all’oggetto d’arte un territorio particolare, quello di apparire ad un’audience allargata, in determinate situazioni sociali e politiche”.
L’indagine, svolta in collaborazione con archivi, fondazioni, musei, biblioteche e raccolte private, ha portato alla selezione di oltre 600 lavori, tra dipinti, sculture, disegni, fotografie, manifesti, arredi, progetti e modelli architettonici, realizzati da più di 100 autori. In “Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943” questi oggetti sono introdotti da immagini storiche, pubblicazioni originali, lettere, riviste, rassegne stampa e foto personali per un totale di 800 documenti, così da mettere in discussione, come sostiene Germano Celant, “l'idealismo espositivo, dove le opere d'arte, nei musei e nelle istituzioni, sono messe in scena in una situazione anonima e monocroma, generalmente su una superficie bianca, per riproporle in relazione a una testimonianza fotografica d'epoca e nel loro spazio storico di comunicazione”.
Nella mostra “Post Zang Tumb Tuuum”, l’artefatto, inserito nuovamente nel flusso caotico
dell’esporre, ritorna a essere una materia viva, una costruzione stratificata di significati e possibili interpretazioni.
In questi ambienti, costituiti dall’ingrandimento in scala reale delle immagini storiche, vengono ri-collocate le opere originali di artisti come Giacomo Balla, Carlo Carrà, Felice Casorati, Giorgio de Chirico, Fortunato Depero, Filippo de Pisis, Arturo Martini, Fausto Melotti, Giorgio Morandi, Scipione, Gino Severini, Mario Sironi, Arturo Tosi e Adolfo Wildt, tra gli altri. Si rinnova così l’osmosi tra espressione artistica e aspetti contestuali, come arredi, elementi architettonici, dettagli decorativi e soluzioni allestitive, che permette una conoscenza maggiore delle opere esposte e degli artisti e un’interpretazione più approfondita della storia delle arti in Italia. Si ripercorre così la dialettica tra singoli autori ed esponenti di movimenti, gruppi e tendenze, come Futurismo, Valori Plastici, Novecento, Scuola romana, i cosiddetti Italiens de Paris, il gruppo degli astrattisti e Corrente, che animano un panorama artistico e culturale, caratterizzato da eclettismo e pluralismo espressivi e in cui convivono avanguardia e ritorno all’ordine, sperimentazione e realismo, intimismo e propaganda.
L’attenzione al contesto sociale, politico e vitale si traduce in mostra anche nella presentazione di progetti architettonici, piani urbanistici e allestimenti di grandi eventi quali la Mostra della Rivoluzione Fascista (1932), l’Esposizione dell'Aeronautica Italiana (1934), la Mostra nazionale dello Sport (1935) e l’imponente disegno dell’E42. Alcuni degli esiti più innovativi della concezione architettonica e scenica di questo periodo, come i contributi fondamentali del Gruppo 7, Giovanni Muzio, Marcello Piacentini, Piero Portaluppi e Giuseppe Terragni, tra gli altri, sono veicolati in mostra anche attraverso proiezioni di grandi dimensioni che permettono di restituire criticamente l’imponenza della scala originale e l’impatto comunicativo, propagandistico e celebrativo degli allestimenti dell’epoca, nonché di esplorare il processo di estetizzazione della politica e delle masse attuato dal fascismo.
L’intero percorso espositivo, che si snoda tra galleria Sud, Deposito, galleria Nord e Podium, è scandito da focus tematici dedicati a figure di politici, intellettuali, scrittori e pensatori, come Pietro Maria Bardi, Giuseppe Bottai, Piero Gobetti, Antonio Gramsci, Carlo Levi, Alberto Moravia, Margherita Sarfatti e Lionello Venturi, in cui si analizzano le loro diverse posizioni in un momento di forte radicalizzazione delle idee, di scambio tra le arti e di dialogo o scontro aperto tra le persone. In questo clima l’intellettuale, così come l’artista, sviluppa la propria autonomia espressiva partecipando attivamente o restando indifferente alle indicazioni del regime, o al contrario, subendone o criticandone, in rari casi, le imposizioni in campo politico, culturale e artistico.
All’interno del Cinema della Fondazione Prada sono proiettati 29 cinegiornali integrali,
selezionati in collaborazione con l’Istituto Luce – Cinecittà, distribuiti nelle sale italiane tra il
1929 e il 1941. I filmati documentano le fasi di allestimento e i momenti di inaugurazione di
alcuni tra i principali eventi espositivi e culturali del periodo. In corrispondenza con la mostra sarà proposta inoltre una rassegna cinematografica che costruirà un dialogo tra film italiani realizzati tra il 1918 e il 1943 e opere cinematografiche dello stesso periodo prodotte in Germania, Unione Sovietica, Regno Unito, Francia, Giappone e Stati Uniti.
La mostra “Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943” è accompagnata da un volume scientifico di 696 pagine che include più di 1.000 illustrazioni, edito dalla Fondazione Prada. La pubblicazione include il saggio del curatore Germano Celant, 15 testi di studiosi, storici e critici d’arte e architettura come Ruth Ben-Ghiat, Francesca Billiani, Maristella Casciato, Daniela Fonti, Emilio Gentile, Romy Golan, Mario Isnenghi, Lucy Maulsby, Antonello Negri, Elena Pontiggia, Sileno Salvagnini, Jeffrey Schnapp, Francesco Spampinato, Marla Stone, Alessandra Tarquini e un’ampia sezione composta da 64 approfondimenti tematici redatti in occasione della mostra.
Fondazione Prada
Largo Isarco, 2 Milano, 20139
18 Febbraio 2018 - 25 Giugno 2018
Fondazione Prada presenta nella sede di Milano il progetto espositivo “Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943” dal 18 febbraio al 25 giugno 2018. La mostra, concepita e curata da Germano Celant, esplora il sistema dell’arte e della cultura in Italia tra le due guerre mondiali, partendo dalla ricerca e dallo studio di documenti e fotografie storiche che rivelano il contesto spaziale, temporale, sociale e politico in cui le opere d’arte sono state create, messe in scena, nonché vissute e interpretate dal pubblico dell’epoca.
Con il Patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, la mostra indaga il periodo storico tra il 1918 e il 1943 caratterizzato in Italia dalla crisi dello stato liberale e dall’affermazione del fascismo, nonché da una costante interdipendenza tra ricerca artistica, dinamiche sociali e attività politica. Come ha sottolineato Jacques Rancière nel suo libro “Le partage du sensible. Esthétique et politique” (2000), l’arte non esiste mai in astratto, ma si forma e prende forma in un determinato contesto storico e culturale.
Partendo da questo assunto, le testimonianze fotografiche e testuali che sono all’origine della selezione delle opere in mostra, documentano la produzione artistica e culturale del periodo tenendo conto di una pluralità di aspetti e ambienti in cui è realizzata ed esposta: dall’atelier d’artista alle collezioni private, dalle grandi manifestazioni pubbliche alle esposizioni e rassegne d’arte italiana in ambito nazionale e internazionale, dalle architetture ai piani urbanistici, dalla grafica alla prima produzione in serie di arredi.
Secondo Germano Celant, i documenti ritrovati e presentati oggi in questo progetto “sintetizzano la funzione comunicativa dell’opera d’arte, offrono una storia reale, fuori dalla trattazione teorica dell’artefatto”. Funzionano come mezzi di “cultural understanding”, per usare l’espressione di David Summers, che “garantiscono all’oggetto d’arte un territorio particolare, quello di apparire ad un’audience allargata, in determinate situazioni sociali e politiche”.
L’indagine, svolta in collaborazione con archivi, fondazioni, musei, biblioteche e raccolte private, ha portato alla selezione di oltre 600 lavori, tra dipinti, sculture, disegni, fotografie, manifesti, arredi, progetti e modelli architettonici, realizzati da più di 100 autori. In “Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943” questi oggetti sono introdotti da immagini storiche, pubblicazioni originali, lettere, riviste, rassegne stampa e foto personali per un totale di 800 documenti, così da mettere in discussione, come sostiene Germano Celant, “l'idealismo espositivo, dove le opere d'arte, nei musei e nelle istituzioni, sono messe in scena in una situazione anonima e monocroma, generalmente su una superficie bianca, per riproporle in relazione a una testimonianza fotografica d'epoca e nel loro spazio storico di comunicazione”.
Nella mostra “Post Zang Tumb Tuuum”, l’artefatto, inserito nuovamente nel flusso caotico
dell’esporre, ritorna a essere una materia viva, una costruzione stratificata di significati e possibili interpretazioni.
In questi ambienti, costituiti dall’ingrandimento in scala reale delle immagini storiche, vengono ri-collocate le opere originali di artisti come Giacomo Balla, Carlo Carrà, Felice Casorati, Giorgio de Chirico, Fortunato Depero, Filippo de Pisis, Arturo Martini, Fausto Melotti, Giorgio Morandi, Scipione, Gino Severini, Mario Sironi, Arturo Tosi e Adolfo Wildt, tra gli altri. Si rinnova così l’osmosi tra espressione artistica e aspetti contestuali, come arredi, elementi architettonici, dettagli decorativi e soluzioni allestitive, che permette una conoscenza maggiore delle opere esposte e degli artisti e un’interpretazione più approfondita della storia delle arti in Italia. Si ripercorre così la dialettica tra singoli autori ed esponenti di movimenti, gruppi e tendenze, come Futurismo, Valori Plastici, Novecento, Scuola romana, i cosiddetti Italiens de Paris, il gruppo degli astrattisti e Corrente, che animano un panorama artistico e culturale, caratterizzato da eclettismo e pluralismo espressivi e in cui convivono avanguardia e ritorno all’ordine, sperimentazione e realismo, intimismo e propaganda.
L’attenzione al contesto sociale, politico e vitale si traduce in mostra anche nella presentazione di progetti architettonici, piani urbanistici e allestimenti di grandi eventi quali la Mostra della Rivoluzione Fascista (1932), l’Esposizione dell'Aeronautica Italiana (1934), la Mostra nazionale dello Sport (1935) e l’imponente disegno dell’E42. Alcuni degli esiti più innovativi della concezione architettonica e scenica di questo periodo, come i contributi fondamentali del Gruppo 7, Giovanni Muzio, Marcello Piacentini, Piero Portaluppi e Giuseppe Terragni, tra gli altri, sono veicolati in mostra anche attraverso proiezioni di grandi dimensioni che permettono di restituire criticamente l’imponenza della scala originale e l’impatto comunicativo, propagandistico e celebrativo degli allestimenti dell’epoca, nonché di esplorare il processo di estetizzazione della politica e delle masse attuato dal fascismo.
L’intero percorso espositivo, che si snoda tra galleria Sud, Deposito, galleria Nord e Podium, è scandito da focus tematici dedicati a figure di politici, intellettuali, scrittori e pensatori, come Pietro Maria Bardi, Giuseppe Bottai, Piero Gobetti, Antonio Gramsci, Carlo Levi, Alberto Moravia, Margherita Sarfatti e Lionello Venturi, in cui si analizzano le loro diverse posizioni in un momento di forte radicalizzazione delle idee, di scambio tra le arti e di dialogo o scontro aperto tra le persone. In questo clima l’intellettuale, così come l’artista, sviluppa la propria autonomia espressiva partecipando attivamente o restando indifferente alle indicazioni del regime, o al contrario, subendone o criticandone, in rari casi, le imposizioni in campo politico, culturale e artistico.
All’interno del Cinema della Fondazione Prada sono proiettati 29 cinegiornali integrali,
selezionati in collaborazione con l’Istituto Luce – Cinecittà, distribuiti nelle sale italiane tra il
1929 e il 1941. I filmati documentano le fasi di allestimento e i momenti di inaugurazione di
alcuni tra i principali eventi espositivi e culturali del periodo. In corrispondenza con la mostra sarà proposta inoltre una rassegna cinematografica che costruirà un dialogo tra film italiani realizzati tra il 1918 e il 1943 e opere cinematografiche dello stesso periodo prodotte in Germania, Unione Sovietica, Regno Unito, Francia, Giappone e Stati Uniti.
La mostra “Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943” è accompagnata da un volume scientifico di 696 pagine che include più di 1.000 illustrazioni, edito dalla Fondazione Prada. La pubblicazione include il saggio del curatore Germano Celant, 15 testi di studiosi, storici e critici d’arte e architettura come Ruth Ben-Ghiat, Francesca Billiani, Maristella Casciato, Daniela Fonti, Emilio Gentile, Romy Golan, Mario Isnenghi, Lucy Maulsby, Antonello Negri, Elena Pontiggia, Sileno Salvagnini, Jeffrey Schnapp, Francesco Spampinato, Marla Stone, Alessandra Tarquini e un’ampia sezione composta da 64 approfondimenti tematici redatti in occasione della mostra.
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