martedì 26 febbraio 2019

E come il vento di Davide Rondoni edito da Fazi

Le parole ci inchiodano alle nostre responsabilità. E' per questo motivo che, talvolta, si commette l'errore di pensare che basta non chiamare le cose con il proprio nome per annullarle. Il processo di annullamento di una cosa presuppone, tuttavia, l'esistenza di quella cosa.
Se annullo, se tento di cancellare qualcosa significa che quella determinata cosa è esistita.
La scrittura ci viene in aiuto. Ferma, sulla carta, le parole cristallizzandole e offrendole all'Altro, a colui che saprà accoglierle, trascenderle e trasfigurarle.
Davide Rondoni deposita nelle nostre mani un lungo racconto, E come il vento edito da Fazi, un viaggio nell'Infinito leopardiano che diventa, pagina dopo pagina, l'Infinito del poeta Rondoni, l'Infinito dell'uomo Rondoni e il nostro personale Infinito.

Clicca e scopri di più sul sito di Fazi 


E' una responsabilità parlare di Infinito. E' una responsabilità parlarne nei termini in cui lo ha fatto Rondoni. Nessuna asserzione dal sapore accademico, nessuna dissertazione filosofica. Rondoni è di fronte a noi e legge la poesia-magnete di Leopardi. La poesia non cambia nulla nel mondo, apparentemente. Se non la materia più dura e difficile: la nostra vita. 

Cosa spinge l’uomo, da sempre e ovunque, a interrogarsi sull’infinito? Leopardi scrive: «dove trova piacere l’anima aborre che sia finito». L’anima aborre... Il punto da cui sorge il problema, come Leopardi indica, è la vita, l’esperienza.


L'Infinito esiste e Rondoni lo colloca in un luogo che chiamerà, per tutto il libro,“non altrove dalla poesia”. In questo senso Rondoni prende per mano il lettore lo accompagna nell'altrove dalla poesia, in questo luogo caro a Leopardi ma anche a Baudelaire, Rimbaud, Keats, Campana, Corso, Luzi, Loi e, come ricorda Rondoni, a tanti di noi che, grandi o minimi poeti, andiamo quasi irrefrenabili. E penso a quelli che hanno vissuto l’immobilità forzata, come Pierluigi Cappello o il fortissimo Joë Bousquet, che in epistolari o lunghe telefonate facevano la loro passeggiata. 



...succedono un sacco di cose nel corpo e nel senso di questa poesia. Rondoni ce le mostra, si interroga su ciò che si cela nell'animo del giovane Leopardi. Lui, il genio schivo, potrebbe essere Iena che, dal braccio 6 del carcere di San Vittore, afferma «entrare in carcere apre grandi orizzonti».



L’infinito è in agguato anche laddove lo spazio si fa minimo e la siepe quasi ti serra la bocca, toglie la luce.



L'incontro con l'Infinito leopardiano attraverso le parole di Rondoni prosegue nell'infanzia del poeta di Forlì, in quella Romagna velata da nostalgia attraverso lucidi ma lontani ricordi (il suo dolce naufragio d'infanzia), prosegue nei corridoi dell'università, nelle osterie a bere vino e a parlare con amici di poesia, di parole e di letteratura. L'incontro con l'Infinito leopardiano raccontato da Rondoni prosegue nelle le letture ai ragazzi delle scuole e delle università.


Rondoni insegnante, poeta, filosofo che accoglie la poetica leopardiana e la con-prende. Non cerca di analizzarla, cerca di accoglierla. Si addentra nella sua atmosfera, tra le pieghe delle varie correzioni, scava fin dove ha scavato Leopardi ma ogni volta è una scoperta nuova. Una nuova epifania. Non si conosce mai abbastanza di questa poesia. E forse in questo che risiede l'infinita bellezza?
Quanto gli è costato L’infinito? Quanto è costata questa felicità di scrittura? Lo penso spesso passando le dita su quelle parole prodigiosamente composte... 
Diceva: conosco una “specie di felicità” nell’esperienza dello scrivere. Dev’essere la strana felicità del minatore che, tutto lordo e lacero e in crisi di ossigeno, prova a riemergere alla luce «Il poeta è un minatore», dirà anni più tardi un poeta leopardiano nella verticalità della scrittura, Giorgio Caproni.


Il lungo racconto di Rondoni ci culla tra i rimandi biblici insiti nella poetica di Leopardi e le immagini reali (o surreali) che si celano (più o meno argutamente) tra un verso e l'altro.


Il quel naufragio vedo uno sforzo: il tentativo di fermare un ricordo di renderlo parte integrante di un presente che coincide con il proprio Essere, con la propria persona, con quell'intricata matassa di esperienze, incontri, parole, letture, scritture che hanno dato forma alla persona che siamo ora, in questo momento. E' un naufragio dolce che, per quanto devastante possa apparire, vuole offrire un barlume di speranza.

Nota a margine (ma di grande importanza):

Per i duecento anni dalla scrittura di questa poesia, anche su input di un manipolo di folli radunati da me, come i ragazzi e i professori del Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna, gli amici della Fondazione Claudi, e poi poeti e professori sparsi in mezzo mondo, è partita una specie di libera festa per questa poesia, “festa” libera e un po’ anarchica (siamo partiti prima e senza troppi timbri di Centri Studi Leopardiani, Accademie ecc.) che si sta svolgendo in Italia e fuori con mille iniziative diverse, da “corti” prodotti dalla RAI a conferenze e letture, musica, danza, teatro, opere d’arte ecc. Se ne trova notizia sul web. Ovunque questa poesia è amata, mormorata, interpretata. Giovani e meno giovani se ne sono riappropriati, ci hanno messo gli occhi. Il cuore.

domenica 24 febbraio 2019

Massimo Recalcati, A libro aperto. Una vita è i suoi libri. Feltrinelli

La scrittura come momento catartico, momento di incontro tra l'io interiore e le sue letture. Mi approprio, in questo modo, di alcune affermazioni che caratterizzano una parte dell'ultimo libro di Massimo Recalcati, A libro aperto (edito da Feltrinelli).
Libri nel libro: tra le pagine di Recalcati si trovano gli scritti di Freud, Lacan, Heidegger, Sartre, Flaubert. Il vissuto dell'autore si intreccia con la vita e gli studi di questi scrittori. Le letture dei loro libri diventano parte integrante della vita di Recalcati. Ed ecco, quindi, che l'autore apre le porte della sua lalangue partendo proprio dall'incontro con i libri che meglio hanno forgiato la sua persona e che lo hanno fatto diventare l'uomo che oggi è.

Pagina dopo pagina, leggendo A libro aperto si ha come l'impressione di iniziare un percorso che conduce nell'intimità della vita di Recalcati, toccando angoli remoti della sua memoria.
Memoria, lingua, libro, incontro, Io, Es, lalangue... sono tutte parole che hanno una valenza simbolica e specifica al tempo stesso per Recalcati.


Durante questo percorso il lettore non è spettatore passivo ma partecipa al dolore di Recalcati, partecipa alle sue mortificazioni infantili. Il lettore sente le emozioni dell'autore e durante questa vicinanza si sviluppa una forte relazione tra lettore e scrittore.


A libro aperto è molto più di un racconto intimo dell'autore attraverso i libri letti durante la sua vita. Si tratta di un lungo racconto (terapeutico) che apre una breccia nell'immaginario di ogni lettore ponendolo di fronte a domande sulla propria esistenza, sul significato dell'Io e dell' Es, sul proprio passato e sulla memoria che ne conserviamo attraverso parole, suoni e lettere. E' un'indagine su se stessi, una ricerca che Recalcati ha disvelato attraverso la stesura di questo libro offrendoci una chiave di lettura, una prospettiva differente, un nuovo punto da cui partire per proseguire la nostra, personale, indagine quotidiana.



venerdì 22 febbraio 2019

The Little Boy and the Glowing Globe. Alessia Iannetti, Dorothy Circus Gallery London

The Little Boy and the Glowing Globe
Alessia Iannetti, 
Dorothy Circus Gallery 
35 Connaught Street, London W22AZ, UK
Fino al 28/02/2019
www.dorothycircusgallery.uk


E' in corso alla Dorothy Circus Gallery di Londra la mostra dedicata all’artista italiana di fama internazionale Alessia Iannetti, intitolata “The Little Boy and the Glowing Globe”. Per questa occasione Iannetti presenta dodici miniature realizzate con grafite e acquerelli su carta, che rappresentano le illustrazioni della favola “The Little Boy and the Glowing Globe” scritta dalla musicista svedese Anna Von Hausswolff e da sua sorella, la regista Maria Von Hausswolff. 

Alessia Iannetti ha creato 12 illustrazioni per questa favola surreale, creando un legame tra le parole delle scrittrici e il linguaggio evocativo della sua arte. Tra queste miniature, spiccano due opere in particolare: The Weep e The Glowing Light. Queste ci mostrano alcuni frammenti cruciali della storia narrata: le lacrime di sofferenza di un bambino dall’anima intrappolata e la sua successiva rinascita attraverso la luce della speranza.

The Glowing Light, in particolare, è l' illustrazione che chiude la serie di disegni. Questa rappresenta il momento finale della storia, in cui il personaggio principale diventa finalmente libero di vagare per il mondo grazie alla luce che ha trovato dentro di se. La storia di “The Little Boy and the Glowing Globe” racconta di un’intera esistenza vissuta nel buio di una stanza. Questa storia rimane sospesa in un luogo remoto e in questa oscurità non c’è nulla che possa svelarla. Personaggi misteriosi e poco definiti albergano nelle stanze e nei paesaggi della favola, che resta tuttavia ambigua e sospesa in una dimensione mistica. La rivelazione accade quando il protagonista si muta in spirito; inizia da qui la sua eterna ricerca della luce. Una sfilata notturna ed una triste melodia guideranno la salvifica scintilla dell’infante attraverso oggetti brillanti che spezzano l’oscurità e ci introducono ad una rivelazione: un passaggio silenzioso da materia a spirito, attraverso la paura e fino alla quiete.

Questa storia fa parte del progetto editoriale a scopo benefico Stories for Ways & Means, edito da Waxploitation Records e illustrato da Alessia Iannetti. Il progetto è dedicato ai bambini delle zone del mondo colpite dalla guerra ed è stato assemblato nel corso di dieci anni da Jeff Antebi, fondatore dell'etichetta discografica Californiana Waxploitation Records.

Quest'opera colossale, che unisce musica, arte figurativa e letteratura si è concretizzata sotto forma di libro di favole da oltre 350 pagine, corredato da contenuti multimediali, e ha visto intervenire in qualità di autori star della musica Rock come : Nick Cave, Tom Waits, Justin Vernon (Bon Iver), Kathleen Hanna (Bikini Kill, Le Tigre), il frontman dei Pixies Frank Black, Laura Marling, Devendra Banhart, Alec Empire, Alison Mosshart (Kills, Dead Weather), Eugene Hutz (Gogol Bordello), Gary Numan e molti altri. I proventi delle vendite del libro saranno devoluti a Room to Read, 826 National, Pencils Of Promise e WAR Child, organizzazioni letterarie che si occupano dell'alfabetizzazione dei bambini nel mondo.

"The Little Boy and the Glowing Globe” crea uno scenario sublime ed onirico al di là dello spazio e del tempo, che solo le analoghe atmosfere di Alessia Iannetti potevano concretizzare visivamente. L’artista dichiara a proposito di questo progetto: “Quando ho letto ‘The Little Boy and the Glowing Globe’ delle sorelle Von Hausswolff ho capito immediatamente che sarebbe stata la storia perfetta per me. Leggendo tra le righe della favola riuscivo a cogliere ogni dettaglio più oscuro e sfuggente, percepivo un’atmosfera familiare, onirica e misteriosa che in qualche modo faceva parte di me, e che mi accompagnava lentamente attraverso la storia. La favola del bambino fantasma e i suoi scenari sconosciuti riflettevano le dimensioni intime dei miei dipinti, tanto da sembrare essere stata scritta per me e per quel momento della mia vita.”





martedì 12 febbraio 2019

Le nostre anime

Di qualunque cosa le nostre anime siano fatte, la mia e la tua sono fatte della stessa cosa.

Emily Brontë


domenica 10 febbraio 2019

About Love

Basta a te stesso finché ce la fai, poi affidati a chi meriti, 
meglio a qualcuno che ti meriti.


José Saramago, La zattera di pietra


Debes buscarte un nuevo amor, Tranzas



Debes buscarte un nuevo amor que no guarde sus problemas 
Que no sea como yo a la hora de la cena 
Que cuando muera de celos él jamas te diga nada 
Que no tenga como yo tantas heridas en el alma 
Debes buscarte un nuevo amor que sea todo un caballero 
que tenga una profesión sin problemas de dinero 
sea amigo de tus amigos simpatice con tus padres 

Pero diva me conoces desde siempre 
why ahora tengo que decir 
siempre digo lo que siento 
que no vas a encontrar nunca 
con quien mirar las estrellas 
alguien que pueda bajarte con un beso una de ellas 
alguien que te haga sentir tocar el cielo con las manos 
alguien que te haga volar como yo 
no vas a encontrarlo 
que no vas a encontrar nunca 
alguien que te ame de veras 
alguien que te haga llorar de tanto amar 
de tantos besos 
alguien con quien caminar como dos locos de la mano 
alguien que te haga vibrar como yo 
no vas a encontrarlo
Debes buscarte un nuevo amor que se acuerde de las fechas 
Que no sea como yo siempre cumpla sus promesas 
Alguien que pueda quererte solo un poco why se haga aparte 
Que no sea como yo que solo vivo para amarte

Debes buscarte un nuevo amor 
que no guarde sus problemas 
Que no sea como yo 
a la hora de la cena 
Que cuando muera de celos 
él jamas te diga nada 
Que no tenga como yo 
tantas heridas en el alma.

venerdì 8 febbraio 2019

Pink Floyd, High Hopes


Beyond the horizon of the place we lived when we were young
In a world of magnets and miracles
Our thoughts strayed constantly and without boundary
The ringing of the division bell had begun

Along the Long Road and on down the Causeway
Do they still meet there by the Cut

There was a ragged band that followed in our footsteps
Running before times took our dreams away
Leaving the myriad small creatures trying to tie us to the ground
To a life consumed by slow decay

The grass was greener
The light was brighter
When friends surrounded
The nights of wonder

Looking beyond the embers of bridges glowing behind us
To a glimpse of how green it was on the other side
Steps taken forwards but sleepwalking back again
Dragged by the force of some in a tide
At a higher altitude with flag unfurled
We reached the dizzy heights of that dreamed of world

Encumbered forever by desire and ambition
There's a hunger still unsatisfied
Our weary eyes still stray to the horizon
Though down this road we've been so many times

The grass was greener
The light was brighter
The taste was sweeter
The nights of wonder
With friends surrounded
The dawn mist glowing
The water flowing
The endless river

Forever and ever


Jaime Sabines, Gli amanti



Gli amanti tacciono.
L’amore è il silenzio più fine,
il più trepidante, il più insopportabile.

Gli amanti cercano,
gli amanti sono quelli che abbandonano,
quelli che cambiano, quelli che dimenticano.
Il loro cuore gli dice che mai troveranno,
non trovano, cercano.

Gli amanti camminano come pazzi
perché sono soli, soli, soli,
si abbandonano, si danno ad ogni momento,
piangono perché non salvano l’amore.
Li preoccupa l’amore.

Gli amanti vivono alla giornata,
non possono fare altro, non sanno.
Se ne stanno sempre per andare
sempre, da qualche parte.
Sperano, non s’aspettano nulla, però sperano.
Sanno che non troveranno mai.
L’amore è la proroga perpetua,
sempre il passo successivo, l’altro, l’altro ancora.

Gli amanti sono gli insaziabili,
quelli che sempre – per fortuna ! – saranno soli.
Gli amanti sono l’idra del racconto.
Hanno serpenti invece di braccia.
Le vene del collo gli si gonfiano
come serpenti per asfissiarli.

Gli amanti non possono dormire
perché se dormono, se li mangiano i vermi.
Nell’oscurità aprono gli occhi
e li sorprende lo spavento.
Trovano scorpioni sotto le coperte
e il loro letto ondeggia come su un lago.

Gli amanti sono pazzi, solo pazzi,
senza Dio e senza diavolo.
Gli amanti escono dalle loro grotte
tremanti, affamati
a cacciare fantasmi.
Si burlano della gente che sa tutto,
di quelli che amano perpetuamente, veridicamente,
di quelli che credono nell’amore come in una lampada
d’infinito olio.

Gli amanti giocano a prendere l’acqua,
a tatuare il fumo, a non andarsene.
Giocano il lungo, il triste gioco dell’amore.
Nessuno si deve rassegnare.
Dicono che nessuno deve rassegnarsi.

Gli amanti si vergognano di ogni consuetudine.
Vuoti, ma vuoti dall’una all’altra costola,
la morte gli fermenta dietro gli occhi
e loro camminano, piangono fino all’alba
in cui treni e galli se ne vanno dolorosamente.
Gli arriva a volte un odore di terra appena nata,
di donne che dormono con la mano sul sesso,
compiaciute, di torrenti di acqua dolce e di cucine.

Gli amanti si mettono a cantare sussurrando
una canzone mai imparata.
E vanno piangendo, piangendo
la splendida vita.

Jaime Sabines

giovedì 7 febbraio 2019

Siamo il nostro passato. Idda di Michela Marzano. Einaudi


Nell'ultimo libro di  Michela Marzano (Idda, Einaudi) il perimetro emotivo entro il quale possiamo esplorare il dolore di Alessandra, la protagonista, è costituito da poche parole, da sentimenti taciuti, da ricordi sepolti nel passato e mai rivangati. Certe cose fanno male solo quando le si nominano, smettere di nominarle significa voltare pagina, sopravvivere.
Alessandra finge di riuscire a dimenticare, fino a quando i pochi riferimenti sui quali aveva costruito il suo precario equilibrio si sgretolano. La madre di Pierre, suo marito, è affetta da una malattia neurodegenerativa e perde progressivamente la memoria fino al punto di non essere più in grado di riconoscere il figlio.
E' in questo momento che Alessandra si interroga sul senso della vita: che cosa rimane di noi quando perdiamo la memoria?
Le visite alla madre di Pierre si intensificano così come il bisogno di Alessandra di sapere cosa accade quando la memoria ci abbandona.
Mentre Alessandra è scappata da un passato doloroso e ha deciso di dimenticare, la madre di suo marito dimentica a causa di una malattia. Tuttavia, in entrambe le situazioni, le donne ne escono sconfitte. La perdita della memoria implica la perdita di una parte di se stessi.
Eppure c'è ancora una speranza: Alessandra è in grado di ricordare, può riprendere in mano le redini della sua vita, voltarsi indietro e fare i conti con quel passato doloroso da cui è fuggita.
Il passato non passa mai, Pierre. Non passa per tua madre, non passa per me, non passa per nessuno. 
Alessandra inizia un viaggio nella sua terra natìa, un viaggio dalla Francia all'Italia, dove si intrecciano le storie dei suoi genitori e dei suoi avi. Ed è solo cercando di fare i conti con il passato che Alessandra può tentare di guardare avanti per ricominciare daccapo con suo marito.

Alcune citazioni dal libro:

Un promemoria costante, ma anche un monito, si cambia e ci si trasforma, basta avere il coraggio di volare via. 


Ci si lega e si soffoca, e ci si dimentica che la vita non è altro che una serie di attimi da vivere nel presente, l’uno dopo l’altro, senza sensi di colpa e senza vergogna.



Eppure, anche se sono il frutto del mio passato, non posso permettermi di guardarmi indietro. È come per i figli che non voglio, e che Pierre invece desidera. Per me, anche questa storia dei figli è una questione di sopravvivenza.



Niente è sparito: è la mia storia, la mia identità, quello che sono diventata.




martedì 5 febbraio 2019

La strada. Dove si crea il mondo, Maxxi Museum

La strada. Dove si crea il mondo
Fino al 28 aprile 2019
www.maxxi.art | #LaStradaAlMAXXI


Più di 140 artisti e oltre 200 opere per comporre il racconto multiculturale, poliglotta, colorato, spaventoso, stimolante, assordante delle strade di tutto il mondo, il vero grande laboratorio di discussione, creazione, confronto, dove si inventa l’era contemporanea.

Sono scesi in strada con invasioni, sorprese, disturbi, irruzioni, ribellioni; hanno
coinvolto le persone, le comunità, hanno offerto nuovi punti di vista. Sono stati gli artisti, a partire dagli Anni Sessanta, a credere che la strada fosse il nuovo campo di battaglia intellettuale, sociale e politico.
Fino al 28 aprile 2019 il MAXXI dedica a tutti loro, ma anche ad architetti, urbanisti, designer, La Strada. Dove si crea il mondo la mostra a cura di Hou Hanru insieme allo staff curatoriale e di ricerca del museo, capace di trasformare il MAXXI in una intensa e a tratti caotica scena cittadina.

Oltre 200 opere di più di 140 artisti per descrivere uno spazio che non è soltanto una infrastruttura
fondamentale costruita dall’uomo, ma un luogo attraversato da molteplici significati, a volte vittima di bombardamenti visivi e fisici - insegne, pubblicità, telecamere di sorveglianza, immondizia – territorio di sperimentazione di pratiche di sharing e nuove tecnologie, vetrina di progetti nati dalle esigenze delle comunità che la vivono.




Con La Strada il MAXXI diventa una strada-museo, capace di coniugare opere, azioni, eventi e ricerche artistiche, architettoniche, urbanistiche e tecnologiche, concepite da una comunità creativa internazionale, ampliando la ricerca condotta già nel 2017 per la Bi-City Biennale of Urbanism/Architecture di Shenzhen con la quale il museo ha collaborato, sulle esperienze artistiche più iconiche che hanno reinterpretato le funzioni e le identità della strada negli ultimi vent’anni. In questo modo il museo si fa portavoce di una riflessione sul futuro della vita urbana e della società civile, e sulla funzione delle istituzioni artistiche e culturali.

Partendo dalla convinzione che questo spazio sia il luogo in cui si crea il mondo, esso viene analizzato come manifesto della vita contemporanea, scenario e punto di vista privilegiato dell’esperienza del quotidiano, un paesaggio in cui la comunità creativa e quella cittadina danno vita a una nuova comunità e a un nuovo mondo di creatività urbana.

Street Politics (Resistance, Protest, Occupy, Manifest, Feminism and the Carnevalesque…) è il
tema principale della prima parte della mostra, in cui la strada viene descritta non solo come luogo di
celebrazioni e feste, ma anche spazio in cui si dà voce alle tensioni sociali, una arena di protesta e di
resistenza al controllo da parte del potere.

Su un grande muro trovano posto lavori come quelli di Andrea Bowers composti da disegni e copertine di stampa di protesta antirazziale, la grande tela Tutto il resto è noia di Andrea Salvino la cui ricerca è spesso dedicata ai lati oscuri e violenti della storia italiana recente; i collage femministi di Marinella Senatore che ha fatto delle parate cittadine uno dei tratti tipici della sua ricerca, i Demonstration Drawings di Rirkrit Tiravanija e The Devil You Know una stella a cinque punte composta con i lampeggianti delle macchine della polizia di Kendell Geers, artista che alla protesta politica e sociale dedica tutto il suo lavoro sin dagli anni Ottanta. Legati a questo tema anche I lavori di Yang Jiechang e Pak Sheung-Chuen che affrontano ricordi e riflessioni legate agli eventi di Piazza Tienanmen nel 1989 e al Movimento degli Ombrelli per la democrazia a Hong Kong di quattro anni fa; e ancora Sam Durant con Proposal for Public Fountain, offre una riflessione su tematiche sociopolitiche e culturali della storia americana utilizzando una personale interpretazione di
monumento pubblico, mentre Moe Satt con tagli operati nella seta di ombrelli tipici birmani che compongono l’opera Parasol Alternative, disegna una metafora dell’instabile condizione del popolo del Myanmar.

Il nucleo Good Design (Innovation, Limitation and Freedom) comprende opere che dipingono la strada come piattaforma ideale in cui sperimentare innovazioni tecnologiche legate alla comunicazione, la vita, la mobilità. In strada sono stati condivisi approcci e conoscenze che hanno reso possibile non solo una nuova forma di design ma anche nuove condizioni di sostenibilità ambientale e sociale. Tra i lavori legati a quest’area Ciclomóvil di Pedro Reyes,i Velodream di Patrik Tuttofuoco prototipi per una nuova forma di veicoli cittadini sostenibili, e tra gli altri i video di Carsten Nicolai future past perfect e Cao Fei RMB City.

Legato a questo tema anche Macchine d’artista un grande muro di immagini che raccoglie la TOP50 della riflessione artistica sulla protagonista della strada: l’automobile. Partendo dalla creazione di Andy Warhol per BMW nel 1979, questa raccolta comprende le versioni di 40 artisti internazionali di un’icona epocale in termini di mobilità, status sociale e immaginario. Olafur Eliasson, Lucy + Jorge Orta, Nam June Paik, Paola Pivi, Erwin Wurm, Sisley Xhafa e molti altri, ci restituiscono la mistica della mobilità, la critica socioeconomica, la coesistenza fra tecnologia e fai da te, l’ironia e la dimensione della creatività.




Ultimo tema affrontato dalla mostra è MAPPING (Planned / Unplanned, Built / Un-built) in cui vengono evidenziate le caratteristiche comuni tra la ricerca artistica contemporanea e quella architettonico – urbanistica oggi caratterizzata da progetti verticali, sopraelevazioni, sottopassaggi, attraversamenti futuristi o utopici spesso in contrasto con lo spazio costruito e l’utopia urbana della strada come elemento ordinatore.

A questo tema si lega anche, inevitabilmente la questione dei flussi di uomini e merci che proprio nella strada trovano una delle criticità più evidenti. Tra i lavori legati a questi temi Free Post Mersey Tunnel una struttura disordinata composta da tubi di metallo di Rosa Barba, o In extremis (Fragments of Death) il pavimento di asfalto costellato da forme di gatti investiti da automobile di Zhao Zhao.

Accanto a questi i video di Daniel Crooks, Map Office e Zhu Jia. Due timeline che raccontano la strada anche dal punto di vista storico, approfondiscono ulteriormente il tema: RETHINKING THE CITY che racconta la sua evoluzione da un punto di vista architettonico e urbanistico, un itinerario che da fine Ottocento arriva alle visioni post moderniste che comprende ad esempio immagini storiche, il Piano per Algeri di Le Corbusier, immagini di Las Vegas Studio (1966-71) dall’archivio di
Robert Venturi e Denise Scott Brown, il Sistema disequilibrante di Ugo La Pietra e No-Stop City (1970- 1974) di Archizoom. Dedicata invece alla ricerca artistica dagli anni Sessanta ai Novanta del Novecento, periodo cruciale per la formazione della visione attuale, è la timeline Stories of the street in cui materiali documentari diventano una serie di racconti a fumetti realizzati per l’occasione da Liu Qingyuan, dedicati alle vicende emblematiche di alcuni dei protagonisti di queste pratiche, da Vito Acconci a Daniel Buren.



sabato 2 febbraio 2019

Inno alla Donna di Alda Merini. Illustrazioni di Barbara Tamilin

Barbara Tamilin: https://www.instagram.com/barbaratamilin/

Stupenda
immacolata fortuna
per te tutte le creature
del regno
si sono aperte
e tu sei diventata la regina
delle nostre ombre
per te gli uomini
hanno preso
innumerevoli voli
creato l’alveare del
pensiero
per te donna è sorto
il mormorio dell’acqua
unica grazia
e tremi per i tuoi
incantesimi
che sono nelle tue mani
e tu hai un sogno
per ogni estate
un figlio per ogni pianto
un sospetto d’amore
per ogni capello
ora sei donna
tutto un perdono
e così come vi abita
il pensiero divino
fiorirà in segreto
attorniato
dalla tua grazia.








venerdì 1 febbraio 2019

Love Is Walking Hand in Hand: Charles Monroe Schulz


Love Is Walking Hand in Hand 
1965 Edition: Charles Monroe Schulz 
Bompiani Milano
Book Design: Jim Young
Project Director: Connie Boucher