Almarina di Valeria Parrella tra i candidati al Premio Strega 2020
Racchiusa nell'arcipelago delle isole Flegree, prolungamento dell'abbacinante Posillipo, Nisida si staglia, irta e silenziosa, nel punto in cui il mare si congiunge con il cielo. Nisida è l'isola inesplorata. Dal suo ventre si alzano le voci d"e criature. Nisida è una madre adottiva che accoglie temporaneamente i suoi figli per poi restituirli al mondo: "non può questa madre ricordarsi di tutti i suoi figli, ne ha troppi, qualcuno si salva, altri soccombono, altri uccidono i loro fratelli o li affamano".
A raccontare le voci dei minori di Nisida è Valeria Parrella nel suo ultimo libro, Almarina edito da Einaudi, nella dozzina del Premio Strega 2020. Un racconto che diventa musica e poesia, un racconto che illumina lo sguardo d'amore, quello sguardo incondizionato, che tende la mano senza aspettarsi nulla in cambio. E' l'amore che tutto dona, che tutto lascia senza abbandonare. E' l'amore puro che non guarda ai confini, alle diversità, alle distanze e ai silenzi. E' l'amore che riempie gli spazi, colma i vuoti.
La scrittura di Valeria Parrella ha il dono di scavare nelle emozioni: pone una lente d'ingrandimento sui sentimenti, prende per mano il lettore e lo esorta a guardarsi dentro, a porsi delle domande. Come ne Lo Spazio Bianco, Enciclopedia della donna e Troppa importanza all'amore, la Parrella adotta una voce potente, lucida, carica di dettagli, pregna di tutto ciò che Napoli rappresenta. Una voce accorta che descrive con arguzia emotiva, talvolta dissacrante, la profonda vastità di una città che non conosce limiti e confini in un incessante tripudio di umana bellezza.
Nisida diventa il punto di incontro tra Elisabetta Maiorana, insegnante di matematica che ogni giorno varca la soglia del carcere lasciandosi la città alle spalle, che chiude in una borsa ficcata dentro un armadietto la "solitudine della figlia unica, l'orecchio dolente di una malattia esantematica, l'ombra che mi terrorizzava al pomeriggio, proiettata sul muro della stanzetta (...) il primo attacco di panico, una notte in un albergo a Parigi, dopo la maturità", e Almarina, una ragazza romena di sedici anni che trova nel carcere una parvenza di normalità, sfuggendo a una spirale di violenza che ha contrassegnato la sua vita, fino a quel momento.
Almarina vestita di fucsia. Almarina possiede la luce del futuro negli occhi. Almarina consegna la speranza a Elisabetta. E lei la coglie. La stringe a sé e mentre le racconta del marito guardando il mare, sente che può tendere la mano ad Almarina. Forse lo aveva già fatto ma non se ne era resa ancora conto.
"Se si vuole che Nisida salpi, bisogna sciogliere il nodo marinaio che la tiene attraccata alla sua città regale, se si vuole essere liberi, ci si deve sentire liberi".
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