Il guardiano della collina dei ciliegi di Franco Faggiani edito da Fazi
Nel lontano 1892, precisamente il 20 agosto a Tamana, nasce Shizo Kanakuri. Rappresentante del Giappone ai Giochi Olimpici di Stoccolma del 1912, Shizo Kanakuri approda in Svezia come maratoneta: ammirato e osannato non solo dal suo Paese ma soprattutto dall’imperatore Mutsuhito e da Jigoro Kano, educatore e inventore del judo. Nonostante ciò le aspettative vengono ben presto tradite dallo stesso Kanakuri il quale, in seguito all'intenso sforzo fisico, si addormenta durante il percorso fermandosi in una cascina svedese e risvegliandosi molte ore dopo la fine della gara.
E' questo il punto di partenza del romanzo di Franco Faggiani, Il guardiano della collina dei ciliegi (Fazi Editore). Da questo momento in poi l'amabile scrittura di Faggiani intreccia le lacunose notizie che l'autore ha scovato sulla vicenda con l'arte della narrazione. Il risultato è un romanzo evocativo, ricco, ambizioso (è lo stesso autore ad ammettere di avere osato, rispetto al suo primo libro, ambientando questa storia "in due paesi molto distanti tra loro e con tradizioni differenti").
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Shizo Kanakuri è giovane ma la sua vita, dopo il risveglio in quella cascina, è finita. "Tutto era finito, irrimediabilmente perso. La gara, la famiglia, l’amicizia. Il rispetto, l’onore. La vita, dunque. I kami mi avevano abbandonato, sacrificandomi a qualche loro disegno perverso". Kanakuri avverte il peso del fallimento: solo, sfinito moralmente e fisicamente, in un Paese che non parla la sua lingua, detestato da coloro che prima lo ammiravano, Kanakuri è portatore di una colpa che niente potrà cancellare. "Comincia dall’inizio e vai avanti fino alla fine". Riecheggia nella sua mente una voce che proviene da un altro tempo e un altro luogo, una vita passata alla quale Kanakuri non appartiene più e nella quale non potrà più tornare.
Non dissimula la paura, non si abbandona alla rabbia. Shizo Kanakuri accoglie le sue colpe, o quelle che crede siano tali. A nulla serviranno le parole dell'amico di avventure, Kuma, che tenta di persuaderlo, mostrandogli un'altra lettura della realtà (dopotutto "liberarsi di certi fardelli non è mai facile"). Insieme a Kuma ha inizio una serie di avventure rocambolesche: prima fuggiaschi inseguiti dalla mafia giapponese, poi giovani scapestrati senza speranze né futuro, successivamente volontari nella legione straniera. "Nella vita sono gli incontri e gli abbandoni che fortificano", anni dopo sarà una lettera del padre a dare un senso a gran parte della sua vita.
Tornato clandestinamente in Giappone sotto falsa identità, Shizo Kanakuri trova rifugio tra i silenziosi ciliegi, su una collina nel paese natale dell'amico Kuma. La sua vita procede tra folgorazioni paesaggistiche e istantanee emotive sul suo passato. Un passato che ritorna, che bussa alla sua porta. E qui l'epilogo della storia: un giornalista svedese che raccoglie informazioni su di lui, un'amicizia fatta di rispetto e attese fino a quando non si presenta l'occasione per Kanakuri di mettere le cose a posto.
Ogni tassello della storia trova una sua collocazione.
Tutti hanno il diritto, almeno una volta nella vita, di misurarsi con le proprie colpe, con i propri fantasmi e con i fardelli che ci si porta appresso. Shizo Kanakuri, attraverso la storia narrata da Franco Faggiani, ha avuto il suo momento.
Tutti hanno il diritto, almeno una volta nella vita, di misurarsi con le proprie colpe, con i propri fantasmi e con i fardelli che ci si porta appresso. Shizo Kanakuri, attraverso la storia narrata da Franco Faggiani, ha avuto il suo momento.
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