I finalisti del Premio Campiello 2019: al Teatro La Fenice il vincitore della 57^ edizione
Sabato 14 settembre presso il Teatro La Fenice di Venezia verrà nominato il vincitore della 57esima edizione del Premio Campiello. La cerimonia del premio, organizzato dalla Fondazione Il Campiello – Confindustria Veneto, sarà trasmessa in diretta televisiva su Rai 5 dalle ore 21 e Rai Italia. A condurre la serata Andrea Delogu.
Nell'attesa di scoprire a chi verrà assegnato il premio, di seguito la recensione per ogni libro in finale:
- Giulio Cavalli, “Carnaio” (Fandango Libri);
- Paolo Colagrande, “La vita dispari” (Einaudi);
- Laura Pariani “Il gioco di Santa Oca” (La nave di Teseo);
- Francesco Pecoraro “Lo stradone” (Ponte alle Grazie);
- Andrea Tarabbia “Madrigale senza suono” (Bollati Boringhieri).
Carnaio di Giulio Cavalli (Fandango Libri), tra i cinque finalisti del Premio Campiello 2019, già presentato al Premio Strega da Concita De Gregorio, racconta una storia distopica, che avanza per fotogrammi, una storia che viene dalla riflessione sul mondo che stiamo costruendo. Il ritratto che emerge è un impasto di angoscia e dolore, di sangue e carne, ambientato in un luogo mefistofelico, irreale e lontano, dove uomini privi di moralità tentano di creare, nel vano tentativo di trarre profitto dalla tragedia umana, una società in cui l'etica individuale è nettamente in contrasto con le logiche collettive.
Con una scrittura viscerale, forte, precisa, abbondante nelle descrizioni, ricca di dettagli emotivi, Cavalli dipinge il passaggio cruciale dalle piccole banalità quotidiane della comunità marittima di DF allo sgomento e tremore degli stessi abitanti che, da un giorno all'altro, vedono le acque della loro terra diventare cimitero di centinaia di corpi inermi. Cosa fare davanti all'orrore? E' qui che Cavalli spinge sull'acceleratore emotivo trascinando il lettore in una spirale di fotogrammi perversi, scenari che potrebbero appartenere a una macabra fantasia narrativa. Eppure, pagina dopo pagina, ci accorgiamo che l'orrore narrato rischiamo di viverlo ogni giorno, anche in questo momento.
La vita dispari di Paolo Colagrande (Einaudi) tra i cinque finalisti del Premio Campiello 2019, è una storia che procede per ricordi, per suggestioni, per situazioni di vita avventurosa e talvolta fuori dall’ordinario ma anche per episodi alienanti. E' il ritratto di un personaggio inseguito dalla voce narrante (e, di conseguenza, anche dal lettore) dall'infanzia fino all'età matura. Tra atmosfere surreali e stranianti, vengono narrati episodi e accadimenti che dipingono, dapprima, i contorni sfumati e labili del protagonista Buttarelli, poi il suo carattere, il suo più profondo sentire conferendo alla narrazione un valore poetico appassionante.
Buttarelli conduce una vita densa di colpi di scena, inaspettati ai suoi stessi occhi, sbalorditivi per il lettore che tenta, talvolta invano, di rintracciare un fil rouge tra le innumerevoli peripezie.
Colagrande ha il merito di uscire dal recinto del romanzo tradizionale italiano, cui siamo stati abituati negli ultimi tempi, per esplorare nuovi orizzonti narrativi dove la capacità del racconto non teme la potenza dell'ironia e la magia del non detto.
Il gioco di Santa Oca di Laura Pariani, (La Nave di Teseo) tra i cinque finalisti del Premio Campiello 2019, è la mappatura di un determinato periodo storico di una precisa porzione d'Italia. Siamo tra la metà e la fine del 1600, in Lombardia. L'alternanza passato-presente tra un capitolo e l'altro tiene viva la fiamma della curiosità e la sete di conoscenza del lettore nei confronti di una storia che esce dagli schemi sia sul piano narrativo-stilistico sia sul piano linguistico. Se la forza narrativa si misura nella celebrazione dei diritti individuali e dei nobili ideali di libertà e uguaglianza, la bellezza linguistica di quest'opera ci restituisce l'incanto di una terra, di una parte d'Italia, narrata attraverso i dialetti, rivisitata attraverso le caratteristiche linguistiche del lombardo. Chissà che il riconoscimento che auspicava Doninelli, in occasione della presentazione del libro al Premio Strega, avvenga con il Premio Campiello, dal momento che "questa eccellente scrittrice non ha ricevuto dalla cultura italiana nella misura in cui ha dato, sempre con generosità e senza fare calcoli (vizio che viceversa opprime molte menti brillanti del nostro Paese)".
Con taglio documentaristico, Lo stradone di Francesco Pecoraro (Ponte alle Grazie), tra i cinque finalisti del Premio Campiello 2019, ci regala uno spaccato dei nostri tempi: sguardo ontologico sull'immagine, sull'oggetto osservato. Il narratore, dal settimo piano del suo appartamento, osserva un luogo già conosciuto eppure guardandolo dall’esterno riesce a intravedere e carpire dettagli nuovi. Pecoraro riprende le misure di una terra già conosciuta ma realmente esplorata per la prima volta, coglie nuovi significati, riconosce i centri emotivi. La descrizione del luogo e delle persone consente la scoperta di nuovi punti di vista, uno di questi si traduce in una mutata lettura della sua stessa vita. Il narratore si guarda dall'esterno allo stesso modo di come guarda i passanti lungo la strada: si esamina, fa i conti con la sua vita fino a quel momento, le scelte, i rimpianti, i ricordi. La storia personale si intreccia alla storia di un Paese sempre in bilico tra illusioni e fallimenti. Penso ai temperamenti nella scrittura di Lodoli e al desiderio, alla tensione nei racconti di Tondelli. Penso a questo mentre chiudo un libro che con grande ingegno affronta la scompigliata molteplicità odierna.
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