La poetica dell’altrove nelle opere di Giovanni Leto

Questo articolo è apparso sul Magazine Wall Street International, Ne pubblichiamo un breve estratto. 


Giovanni Leto 1985 (Monreale 1946) Orizzonte grigio n°2 47,5X47,5 Tecnica mista su masonite



Sono le "macerie della civiltà" che da sempre mi affascinano nelle opere di Giovanni Leto. Quelle macerie che rivelano una ricerca costante, epifanica, stilisticamente incastonata nel suo tempo e, pertanto, in continuo divenire, una ricerca che risente dell'urgenza di una rivelazione, che "non dice né nasconde, ma accenna" (come già aveva intuito Eraclito).
L'oggetto rifiutato dalla civiltà assume un nuovo significato e trova una nuova collocazione nel luogo "delle terre di nessuno, della assenza dell'uomo stampata negli orizzonti con tante schegge di sua passata e consumata presenza" (Giovanni Leto, Le terre di nessuno, a cura di Marcello Venturoli, ed. Associazione Culturale Hobelix, Messina, 1985).

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