Biennale Foto/Industria 2019 Bologna: le mostre promosse da Fondazione Mast
Biennale Foto/Industria 2019: Tecnosfera: l'uomo e il costruire
Dal 24 ottobre al 24 novembre 2019 - 11 MOSTRE / 11 LUOGHI
Musei e Palazzi del Centro Storico di Bologna,
Direzione artistica: Francesco Zanot,
Biennale promossa da Fondazione Mast
Tecnosfera: l'uomo e il costruire è il titolo della quarta edizione della Biennale bolognese dedicata alla fotografia dell’Industria e del Lavoro. Un unicum a livello mondiale per tematica e pluralità degli intenti, la Biennale, promossa dalla Fondazione Mast e aperta a Bologna dal 24 ottobre al 24 novembre 2019, rappresenta una manifestazione itinerante che coinvolge tutto il centro storico del capoluogo emiliano fungendo da catalizzatore.
Dal 24 ottobre al 24 novembre 2019 - 11 MOSTRE / 11 LUOGHI
Musei e Palazzi del Centro Storico di Bologna,
Direzione artistica: Francesco Zanot,
Biennale promossa da Fondazione Mast
Tecnosfera: l'uomo e il costruire è il titolo della quarta edizione della Biennale bolognese dedicata alla fotografia dell’Industria e del Lavoro. Un unicum a livello mondiale per tematica e pluralità degli intenti, la Biennale, promossa dalla Fondazione Mast e aperta a Bologna dal 24 ottobre al 24 novembre 2019, rappresenta una manifestazione itinerante che coinvolge tutto il centro storico del capoluogo emiliano fungendo da catalizzatore.
LUIGI GHIRRI - Palazzo Bentivoglio Ferrari, Maranello,1985-88 © Eredi di Luigi Ghirri |
La Biennale Foto/Industria 2019 accende i riflettori sul tema del costruire: un‘azione cruciale, intimamente radicata nella natura della specie umana che viene qui esplorata a tutto tondo, dalle sue radici storiche e filosofiche agli inevitabili risvolti scientifici. Dalle città alle industrie, dalle reti energetiche a quelle infrastrutturali, dai sistemi di comunicazione alle reti digitali, la Biennale intende indagare il complesso sistema dinamico del fare che caratterizza la presenza dell’uomo sul pianeta. Una presenza che, secondo il professore di geologia e ingegneria civile della Duke University Peter Haff, si può misurare analizzando la più recente e impattante delle sfere terrestri denominata tecnosfera: "the summed material output of the contemporary human enterprise. It includes active urban, agricultural and marine components, used to sustain energy and material flow for current human life, and a growing residue layer, currently only in small part recycled back into the active component. Preliminary estimates suggest a technosphere mass of approximately 30 trillion tonnes (Tt), which helps support a human biomass that, despite recent growth, is ~5 orders of magnitude smaller" (Scale and diversity of the physical technosphere: A geological perspective in Anthropocene Review - Article first published online: November 28, 2016; Issue published: April 1, 2017). Nello stesso articolo Jan Zalasiewicz, della University of Leicester, parla della tecnosfera come di una metafora di come l'uomo ha ridisegnato il pianeta.
L'edizione 2019 presenta al pubblico 11 mostre dislocate in musei e palazzi del centro storico: 10 di queste allestite in luoghi storici della città e Anthropocene aperta al pubblico al MAST fino al 5 gennaio 2020. Oltre 450 le opere esposte, tra fotografie, proiezioni video e film che trasformano per un mese la città in un osservatorio privilegiato sul lavoro e sull’attività dell’uomo.
La direzione artistica è di Francesco Zanot, curatore, saggista e docente, conosciuto come curatore di Camera – Centro Italiano di Fotografia di Torino dal 2015 al 2017, Zanot ha curato mostre e libri di artisti come Boris Mikhailov (Diary, Walther König, Colonia), Carlo Mollino (L’occhio magico, Silvana Editoriale, Milano), Francesco Jodice (Panorama, Mousse, Milano), Takashi Homma (Widows, Fantombooks, Milano), Erik Kessels (The Many Lives, Aperture, New York), Linda Fregni Nagler (The Hidden Mother, MACK, Londra), Luigi Ghirri (Kodachrome, MACK, Londra). Insieme ad Alec Soth è autore del libro Ping Pong Conversations (Contrasto, Roma). Già direttore del Master in Fotografia di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, ha tenuto conferenze e seminari in istituzioni di tutto il mondo, tra cui la Columbia University a New York, ECAL a Losanna, IUAV a Venezia, Francesco Zanot è anche associate editor della piattaforma curatoriale Fantom dal momento della sua fondazione e ha curato le mostre Give Me Yesterday, e Stefano Graziani: Questioning Pictures alla Fondazione Prada Osservatorio di Milano.
Gli Artisti e le Mostre
YOSUKE BANDAI, GIAPPONE
A CERTAIN COLLECTOR B
Museo Internazionale e Biblioteca della Musica
Strada Maggiore, 34
YOSUKE BANDAI - Museo della Musica Senza titolom 2016 © Yosuke Bandai. Courtesy of TARO NASU, Tokyo |
I rifiuti sono un inevitabile oggetto di attenzione e dibattito nel contesto della Tecnosfera. Per via della loro natura in gran parte tecnologica e artificiale, minacciano l’umanità con tempi di smaltimento sempre più lunghi: decenni, secoli, a volte addirittura millenni. Il fotografo giapponese li mette al centro del proprio lavoro che costituisce insieme una riflessione estetica e filosofica. Per le sue immagini, egli raccoglie una serie di rifiuti e altri materiali trovati e ne fa una serie di sculture minime e fragili, che durano il tempo di una ripresa fotografica. Il risultato sono immagini insieme attraenti, misteriose e disturbanti, fuori scala, frutto di un attento processo di revisione in cui gli oggetti di partenza, pure rimanendo del tutto riconoscibili, sono completamente trasformati.
LISETTA CARMI, ITALIA
PORTO DI GENOVA
Genus Bononiae - Santa Maria della Vita
Via Clavature, 8
LISETTA CARMI– Santa Maria della Vita Porto di Genova. Lo scarico dei fosfati 1964 © Lisetta Carmi. Courtesy of Martini & Ronchetti, Genova |
Lisetta Carmi è senza dubbio tra i fotografi più importanti del Novecento italiano. Nell’ambito di Foto/Industria sono esposti due suoi lavori, entrambi realizzati nel 1964. Il primo è un progetto sul porto di Genova, dove ritrae con la medesima intensità le forme maestose e terrificanti e la fatica degli uomini. Il secondo è una serie sull’Italsider, ugualmente realizzata a Genova, ancora in gran parte inedita e caratterizzata da un evidente slancio sperimentale, per cui astrazione e lavoro sono combinati in una indissolubile quanto potente amalgama. Accompagna la mostra la musica di Luigi Nono, che visita con Lisetta Carmi gli stabilimenti dell’Italsider nel 1964, ne registra i rumori e li pone alla base della sua composizione “La fabbrica illuminata”.
DAVID CLAERBOUT
OLYMPIA
Spazio Carbonesi - Palazzo Zambeccari
Via De’ Carbonesi, 11
Olympia è il più ambizioso e visionario progetto realizzato dall’artista belga David Claerbout. Protagonista è il celebre Olympiastadion di Berlino, noto per avere ospitato le olimpiadi del 1936, progettato dall’architetto Werner March. Secondo il suo progetto originario, lo stadio dovrebbe resistere per mille anni: tale era infatti la durata attesa dai gerarchi per l’intero ciclo del Terzo Reich. Per questo lavoro David Claerbout si è dunque chiesto come dovrebbe apparire l’Olympiastadion tra un millennio, sviluppando un complesso software di computer grafica che simula il degrado dell’architettura in tempo reale in una proiezione di grande formato, fino alla sua totale sparizione.
MATTHIEU GAFSOU
H+
Palazzo Pepoli Campogrande
Via Castiglione, 7
MATTHIEU GAFSOU – Palazzo Pepoli Campogrande 4.5.1 © Matthieu Gafsou / Galerie C / MAPS |
Il Transumanesimo è un movimento che si dà come obiettivo quello di migliorare le performance cognitive, psichiche e fisiche dell’uomo attraverso l’utilizzo della scienza e della tecnologia. Spesso abbreviato con la sigla H+, è il soggetto della mostra del fotografo svizzero Matthieu Gafsou, tra i maggiori talenti emergenti sulla scena internazionale. Il progetto costituisce una vasta ricerca su questo fenomeno, svolta all’interno di istituzioni scientifiche, laboratori e comunità in diversi paesi. A partire dalla capillare diffusione degli smartphone, che costituiscono ormai l’estensione del corpo di miliardi di individui, il lavoro documenta dispositivi e innovazioni che vanno dai supporti medici (pacemaker, protesi, arti cibernetici) agli innesti di microchip, dai cibi sintetici alle strategie anti-invecchiamento.
LUIGI GHIRRI
PROSPETTIVE INDUSTRIALI
Palazzo Bentivoglio
Via del Borgo San Pietro, 1
Tra i più celebrati artisti italiani del secolo scorso, Luigi Ghirri ha plasmato un intero immaginario fotografico, trasformando gli oggetti della propria quotidianità e l’intero paesaggio circostante in autentici strumenti di riflessione concettuale. Al fianco della ricerca personale, Ghirri ha realizzato importanti nuclei di lavoro per l’architettura, la pubblicità e l’industria. La mostra presenta per la prima volta in maniera estesa il rapporto tra Ghirri e la commissione industriale. Le fotografie realizzate per Ferrari, Costa Crociere, Bulgari e Marazzi, in gran parte inedite, vengono presentate insieme a materiali che raccontano l’intero processo di lavoro di Ghirri, dagli album di provini originali alle cartelle finali, strumenti preziosi per approfondire la carriera di un protagonista assoluto della storia della fotografia.
DELIO JASSE
ARQUIVO URBANO
Fondazione del Monte - Palazzo Paltroni
Via delle Donzelle, 2
Delio Jasse è tra i giovani fotografi più interessanti del panorama internazionale. Protagonista di numerose mostre personali, ha rappresentato il proprio paese, l’Angola, alla 56esima Biennale di Venezia. All’interno di Foto/Industria, Jasse presenta il suo ultimo lavoro: Arquivo Urbano, una serie dedicata alla capitale dell’Angola, Luanda, città abitata da 8 milioni di persone che dovrebbero duplicare entro un decennio. Realizzate attraverso la sovrapposizione di diverse immagini, le opere di questo progetto rimandano al passato coloniale che si riflette nelle facciate degli edifici e promuovono una complessa riflessione sul futuro, già evidente nello stile moderno delle nuove costruzioni. Jasse guarda al passato e contemporaneamente realizza una sorta di utopia architettonica che rimanda all’incertezza della crescita delle nuove metropoli africane.
ANDRÉ KERTÉSZ
TIRES / VISCOSE
Fondazione Cassa di Risparmio - Casa Saraceni
Via Luigi Carlo Farini, 15
Tra i protagonisti della street-photography al fianco di autori come Henri Cartier-Bresson e Robert Frank, l’ungherese André Kertész ottiene la cittadinanza americana nel 1943, potendo così esercitare il mestiere di fotografo negli Stati Uniti. Celebre per le istantanee che esprimono l’irresistibile vitalità della città e delle persone che la popolano, realizza i suoi più importanti lavori su commissione l’anno successivo. Nel pieno della guerra fotografa prima per la celebre rivista ‘Fortune’ la fabbrica di pneumatici Firestone, impegnata a rifornire le truppe al fronte, poi gli stabilimenti della American Viscose Corporation, concentrandosi sul rapporto tra uomo e macchina e sulla ricerca per la produzione di una fibra artificiale. Rarissimi e inediti, questi reportage evidenziano i tratti tipici del lavoro di Kértesz: i dettagli di un filo o di una mano al lavoro sono trattati come preziose nature morte. Mostra prodotta in collaborazione con la Médiathèque de l’architecture et du patrimoine e Diaphane nell’ambito di Usimage 2019
ARMIN LINKE
PROSPECTING OCEAN
Biblioteca Universitaria di Bologna – BUB
Via Zamboni, 33/35
Videomaker e fotografo italiano di fama internazionale, Armin Linke lavora da molti anni sui temi della trasformazione del territorio e delle forze economiche e politiche che la promuovono. Prospecting Ocean è uno studio, realizzato grazie alla collaborazione di scienziati, tecnici e legali, sullo sfruttamento delle risorse marine e l’amministrazione dei fondali di tutto il mondo. Realizzate con speciali veicoli sottomarini a controllo remoto e altri strumenti tecnologici all’avanguardia, le immagini mostrano ciò che risulta normalmente invisibile, svelando un denso intrico di macchinari e tubazioni per estrarre e distribuire risorse preziose. Il libro del progetto sarà edito da The MIT Press alla fine del 2019.
ALBERT RENGER-PATZSCH
PAESAGGI DELLA RUHR
Pinacoteca Nazionale
Via delle Belle Arti, 6
Tra il 1927 e il 1935, Albert Renger-Patzsch, tra i più importanti artisti della Nuova Oggettività tedesca, ha realizzato un’ampia serie di fotografie nella regione della Ruhr, ottenendo una dettagliata rappresentazione di uno tra i più archetipici paesaggi industriali europei. Il risultato è l’unico lavoro di Renger-Patzsch che non sia stato realizzato su commissione, un autentico capolavoro della fotografia documentaria e modernista che ha successivamente influenzato numerosi autori, tra cui i coniugi Bernd e Hilla Becher e i maggiori rappresentanti della cosiddetta scuola di Düsseldorf. Ora le 70 fotografie di questa mostra sono più importanti che mai: costituiscono un fondamentale supporto visivo per il dibattito sull’urbanistica, la crescita delle città e la rigenerazione del paesaggio delle zone minerarie. Mostra organizzata con il supporto speciale e la collaborazione scientifica dell’Ann und Jürgen Wilde Foundation, Pinakothek der Moderne, Monaco di Baviera.
STEPHANIE SYJUCO
SPECTRAL CITY
MaMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna
Via Don Minzoni, 14
STEPHANIE SYJUCO - MAMbo Spectral City, 2018 Video, tecnologia digitale 3D / 3D digital © Stephanie Syjuco. Courtesy of the artist and RYAN LEE Gallery, New York |
Stephanie Syjuco combina nei suoi lavori fotografia, video e nuovi media digitali. Americana di origine filippina, ha esposto in alcuni dei più importanti musei internazionali. “Spectral City” è un video realizzato con immagini scaricate da Google Earth che ricostruisce il percorso compiuto dal ‘cable car’ di San Francisco nel film “A Trip Down Market Street” del 1906, per realizzare il quale i Miles Brothers avevano montato una cinepresa sulla parte anteriore di un ‘cable car’. Pochi giorni dopo le riprese il grande terremoto di San Francisco avrebbe cancellato gran parte degli edifici documentati dalla pellicola. Parallelamente, nel video di Stephanie Syjuco l’algoritmo di Google cancella ogni presenza umana. Completamente deserta, la città appare proprio come dopo un enorme
cataclisma. “Spectral City” è una riflessione sui limiti e le distorsioni della visione delle macchine, sullo spazio pubblico e sul continuo processo di costruzione e ricostruzione della città.
EDWARD BURTYNSKY, JENNIFER BAICHWAL, NICHOLAS DE PENCIER
ANTHROPOCENE
Fondazione MAST
Via Speranza, 42
EDWARD BURTYNSKY Anthropocene |
Anthropocene è un progetto artistico che indaga l’indelebile impronta umana sulla Terra attraverso le straordinarie immagini di Edward Burtynsky, Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier. Combinando fotografia, cinema, realtà aumentata e ricerca scientifica, i tre artisti danno vita a un’esplorazione multimediale di grande impatto visivo che documenta i cambiamenti determinati dall’attività umana sul pianeta e ne testimonia gli effetti sui processi naturali. Il progetto si basa sulla ricerca del gruppo internazionale di scienziati Anthropocene Working Group impegnato nel raccogliere prove del passaggio dall’attuale epoca geologica – l’Olocene, iniziata circa 11.700 anni fa – all’Antropocene (dal greco anthropos, uomo). La ricerca è volta a dimostrare che gli esseri umani sono diventati la
singola forza più determinante sul pianeta.
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Fondazione Mast: Ente non profit internazionale legato al gruppo industriale Coesia e concepito come tramite tra l’impresa e la comunità, la Fondazione MAST nasce nel 2013 con l’intento di condividere con la città la sua missione culturale. Laboratorio multifunzionale in cui sperimentare nuovi modelli di welfare aziendale, il MAST è un luogo aperto alla città, di condivisione e collaborazione che ospita diverse attività. La PhotoGallery con mostre temporanee dedicate alla fotografia industriale e del lavoro, curate da Urs Stahel, è oggi l’unica istituzione al mondo dedicata alle immagini del mondo del lavoro.
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Fondazione Mast: Ente non profit internazionale legato al gruppo industriale Coesia e concepito come tramite tra l’impresa e la comunità, la Fondazione MAST nasce nel 2013 con l’intento di condividere con la città la sua missione culturale. Laboratorio multifunzionale in cui sperimentare nuovi modelli di welfare aziendale, il MAST è un luogo aperto alla città, di condivisione e collaborazione che ospita diverse attività. La PhotoGallery con mostre temporanee dedicate alla fotografia industriale e del lavoro, curate da Urs Stahel, è oggi l’unica istituzione al mondo dedicata alle immagini del mondo del lavoro.
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