a cura di Saretto Cincinelli
Dal 15 ottobre 2019 al 12 gennaio 2020
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
Roma
A distanza di circa 40 anni dalla prima mostra personale di Robert Morris tenutasi nel 1980, a cura di Ida
Panicelli e dedicata alla scultura minimal, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea celebra
un artista fondamentale per la storia dell’arte contemporanea, maestro del Minimalismo americano di cui è
stato uno dei fondatori, della Process Art e della Land Art, per citare solamente alcune grandi correnti che
hanno rappresentato tappe di una ricerca incredibilmente prolifica e multidirezionale durata una sessantina di
anni.
Monumentum. Robert Morris 2015 - 2018 a cura di Saretto Cincinelli è la prima mostra che viene
dedicata all’artista dopo la sua morte, avvenuta nel novembre del 2018, ed espone una serie di opere realizzate
da Morris negli ultimi anni della sua attività e mai esposte prima in Europa. Sono sculture che richiamano
figure umane appartenenti alle due serie MOLTINGSEXOSKELETONSSHROUDS, realizzate in tela belga
bagnata in una particolare resina e apposta su modelli per ottenerne la forma, e Boustrophedons, in fibra di
carbonio, esposte rispettivamente nel 2015 e nel 2017 alla Galleria Castelli di New York.
L’inedita relazione
spaziale tra i due nuclei esposti in questa occasione alla Galleria Nazionale nasce da un progetto concordato
con lo stesso Morris prima della sua scomparsa.
I recenti gruppi scultorei di Morris testimoniano il crescente interesse dell’artista per la figura umana e per
l’opera dei maestri del passato, segnando una svolta anche nel suo vocabolario formale che sembra affrancarsi
definitivamente dal senso di ordine e astrazione tipiche di una parte dell’avanguardia americana per orientarsi
verso elementi più marcatamente barocchi e allegorici.
In questa esposizione, oltre ai richiami a Donatello
risuonano espliciti anche quelli a Rodin, ai tardi disegni di Francisco Goya, alle statue piangenti dello scultore
gotico Carl Sluter.
Utilizzando materiali associati alla pittura, come il lino belga e la vernice, per formare sudari di figure
scultoree, Morris crea notevoli tensioni: tra l’apparente presenza delle figure e la loro assenza, tra l’idea di
scultura come un’arte eminentemente spaziale e quella dei gruppi di figure interagenti tra loro che rivela un
trattamento quasi pittorico e, infine, tra lo spettatore e la sua percezione di ogni singola scena.
La mostra è realizzata in collaborazione con la Galleria Castelli di New York.
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