venerdì 3 aprile 2020

L'animale morente di Philip Roth: la storia senza tempo di un cuore malato di desiderio

Un lungo monologo, un flusso di coscienza, dove non manca una nostalgica nota ironica. L'incisività narrativa, caratteristica difficilmente riscontrabile nella letteratura ravvisabile invece nella cinematografia, pone sullo stesso piano narratore e lettore creando un continuum tra i due, una sorta di bolla emotiva all'interno della quale il narratore concede la sua storia mentre il lettore se ne fa carico.  L'animale morente di Philip Roth, edito da Einaudi, non perde la freschezza della sua prosa, nonostante gli anni che ci separano dalla prima pubblicazione avvenuta nel 2002, poiché la storia esce dalla cornice temporale attraversando il tempo e lo spazio a partire proprio dal protagonista, il professor Kepesh, personaggio che ritroviamo anche in altri suoi racconti.

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Lussuria e desiderio sono le forze centripete di questa storia senza tempo. Forze che creano un disequilibrio, una crepa in un sistema che sembrava assolutizzato dal distacco emotivo. David Kepesh è un professore universitario poco più che sessantenne la cui carriera è stata costellata da soddisfazioni accademiche e appassionati incontri sessuali solitamente con ex studentesse del suo corso di laurea. L'esperienza fisica è sempre stata per Kepesh espediente per un raggiungimento estatico puramente sessuale e, come tale, da relegare in quello spazio circoscritto e prestabilito. Nessuno avrebbe potuto turbare le sue certezze. Tuttavia, Kepesh non aveva ancora fatto i conti con Consuela Castillo, studentessa ventiquattrenne cubana. L'intensità della relazione instauratasi con la ragazza rivelerà, da subito, un turbinio di emozioni che trascendono la semplice relazione erotica. 

Nonostante gli sforzi messi in atto da Kepesh, il suo sguardo non riuscirà a tradire i suoi sentimenti: se da un lato la giovane studentessa viene descritta con vivida erotizzazione, dall'altro sono proprio i sentimenti di gelosia e di possesso che Kepesh non riuscirà a tenere a freno. 
Vacilla il mondo interiore del professore, vengono meno le sue certezze fino ad allora inespugnabili. Il desiderio, la trasgressione e l'erotismo cedono il posto alla fragilità umana. Kepesh fa esperienza di questa fragilità, così come fa esperienza della mancanza ogni volta che avverte di non possedere la sua giovane amante. 

Kepesh inizia, pertanto, a interrogarsi sul significato di Amore e separazione. Da qui la famosa citazione: "Io credo che tu sia completo prima di cominciare. E l'amore ti spezza. Tu sei intero, e poi ti apri in due". E allora ripenso a Moravia ne La noia: "Per quanto la malmenassi, la stringessi, la mordessi, e la penetrassi, io non possedevo Cecilia e lei era altrove, chissà dove". Cecilia, misteriosa e inafferrabile come la studentessa di Kepesh. La donna che è perennemente in fuga, come ricorda Proust. E intanto l'amore consuma il "cuore malato di desiderio" e "avvinto a un animale morente/ che non sa cos’è" (Yeats).

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