Cesare Pavese - Bianca Garufi: Fuoco grande, Giulio Einaudi 1959
Settant'anni dalla scomparsa di Cesare Pavese. Il ricordo attraverso le parole di Bianca Garufi.
Fuoco grande è un inedito di Cesare Pavese ritrovato agli inizi degli anni Cinquanta e pubblicato da Giulio Einaudi nel 1959. Un romanzo scritto a due, a capitoli alterni, in collaborazione con l'amica Bianca Garufi. In copertina Fuoco di Renato Guttuso.
Si riporta l'introduzione a Fuoco grande, scritta da Bianca Garufi, quale preziosa testimonianza che attesta non solo la vicenda editoriale che ruota attorno all'inaspettato ritrovamento del volume datato 1946 ma racconta anche il coinvolgimento umano ed emotivo che sottende la preparazione di un libro per la stampa, quell'amore per l'editoria, la sperimentazione e il lavoro formativo dei redattori oggi fagocitato da quelle che Gian Carlo Ferretti, alcuni anni fa, ha chiamato le concentrazioni editoriali oligopolistiche.
Nell'intento di raccogliere in un unico volume tutti i racconti editi ed inediti di Pavese, e d'includervi anche i frammenti di racconti e romanzi rimasti incompiuti, l'editore Giulio Einaudi, al quale, dai vari appunti ritrovati in casa di Pavese, risultava l'esistenza di un romanzo scritto in collaborazione da Pavese e da me, mi chiedeva se possedessi una copia dattiloscritta e più definitiva dei capitoli di questo romanzo, da lui rintracciati e scritti da Pavese.
Prima che io potessi rispondere e inviare i capitoli richiestimi, ebbi la comunicazione che, cerando meglio fra le carte lasciate da Pavese, inaspettatamente era stato trovato un dattiloscritto (contenuto in una cartella con le date a matita a pugno di Pavese 4/2/1946 - 6/?/1946) che poteva considerarsi l'ultima stesura del romanzo a quel momento, completa dei capitoli dell'una e dell'altra mano e identica, del resto, a quella in mio possesso. Il dattiloscritto in queste condizioni, a giudizio dell'editore, consentiva di presentare il romanzo inedito in un volume a sé.
Nel romanzo, che procede a capitoli alterni, un capitolo scritto da Pavese e uno da me, Pavese seguiva la vicenda dal punto di vista dell'uomo, Giovanni; io facevo altrettanto dal punto di vista della donna, Silvia.
All'undicesimo capitolo il romanzo si interrompe. Nella nostra prima intenzione, questo doveva essere solo l'inizio di una narrazione più vasta. Infatti sia il dattiloscritto appartenente a Pavese che quello da me conservato, erano corredati (oltre che da schizzi a matita della pianta di Maratea e della pianta dei due piani della casa materna di Silvia) da nostri appunti su quello che sarebbe dovuto essere il seguito della vicenda, cioè la vita di Silvia e dell'avvocato fuggiti in città, un amore tra Giovanni e Flavia, il suicidio di Silvia. Ma l'interruzione del racconto al culmine del viaggio tra Silvia e Giovanni a Maratea, quando il segreto di Silvia e della sua famiglia è svelato, fa sì che la carica emotiva e la tensione narrativa raggiunta dalla vicenda in quel punto può permettere di considerare il romanzo non come una parte, ma come un'opera in sé compiuta. L'edizione segue con assoluta fedeltà la lezione del dattiloscritto. Il titolo è dell'editore.
Bianca Garufi
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Questa edizione è ormai introvabile. E' possibile, tuttavia, acquistare l'edizione aggiornata del 2008 edita da Einaudi a cura di Mariarosa Masoero, direttrice del Centro Studi Gozzano Pavese.
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