Nobel Letteratura 2021: Annie Ernaux tra i favoriti
Annie Ernaux è tra i
favoriti al Premio Nobel per la Letteratura. La giuria, composta dai 18 membri
dell'Accademia svedese, svelerà il nome giovedì 7 ottobre. Già finalista al Man
Booker International prize 2019 con Gli anni, Annie Ernaux è una delle autrici più quotate al
Nobel. Dopo di lei, Anne Carson, Haruki Murakami, Ludmila Ulitskaya e Margaret
Atwood.
Ellen Mattson, dell'Accademia svedese, ha dichiarato che ciò che conta per i membri della giuria: “is always just excellent literature The winner needs to be someone who writes excellent literature, someone who you feel when you read that there’s some kind of a power, a development that lasts through books, all of their books. But the world is full of very good, excellent writers, and you need something more to be a laureate. It’s very difficult to explain what that is. It’s something you’re born with, I think. The romantics would call it a divine spark.”
In attesa di sapere il nome del Nobel, una riflessione sull'opera letteraria di Annie Ernaux.
Inizialmente è la finzione. I primi tre libri pubblicati e identificati come romanzo: Gli armadi vuoti, Ce qu'ils disent ou rien e La donna gelata. Successivamente, il racconto autobiografico con Il posto. Ma quest'ultima categoria non soddisfa Ernaux in quanto, pur mettendo in evidenza un aspetto fondamentale della sua scrittura (diametralmente opposto a quello di un romanziere), non dice nulla sullo scopo del testo, sulla sua costruzione. Se, a detta di Ernaux, Il posto, Una donna, La vergogna e, in parte, L'evento sono meno autobiografici che auto-socio-biografici, mentre Passione semplice e L'occupation sono analisi sulla modalità delle passioni, è altresì vero che i testi del periodo cosiddetto autobiografico sono soprattutto esplorazioni dove non si tratta tanto di dire l'io o di ritrovarlo, quanto di perderlo in una realtà più vasta, una cultura, una condizione, un dolore. rispetto alla forma del romanzo degli inizi, Ernaux dice di avvertire la sensazione d'una immensa e terribile libertà: «nello stesso momento in cui ho rifiutato la finzione, tutte le possibilità della forma si sono aperte».
Annie Ernaux
osserva lo spazio delle possibilità che le si palesano difronte.
Consapevolmente o meno, non può fare altro che immaginare la forma del romanzo
per la sua prima prova letteraria, Gli armadi vuoti. Annie Ernaux
racconta il destino di Denise Lesur e insieme la storia di una generazione. Studentessa
e figlia di bottegai della periferia parigina, Denise Lesur è protagonista
della drammatica esperienza dell'aborto clandestino che potrebbe mettere fine
ai suoi sogni universitari e alle speranze di riscatto sociale che i genitori
ripongono nella loro unica figlia.
«Per un po' ho
avuto il desiderio di non scrivere in prima persona ma in terza e tirare a
sorte su quale utilizzare. È uscita la prima persona ma credo che l'avrei
ugualmente utilizzata. Perché, all'interno di questo quadro fittizio, procedo a
un'anamnesi di ciò che mi è accaduto realmente: la bambina del bar-drogheria,
gli studi, l'università, l'aborto, il dolore. Tutto ciò che vive Denise Lesur
l'ho vissuto anch'io. Nel contenuto, non
trasformo la realtà e non la trasfiguro nemmeno, se è per questo!
Piuttosto mi ci tuffo».
«Nella parola
romanzo metto letteratura». E ancora più romanzo lo è il secondo libro, Ce
qu'ils disent ou rien costruito sul ricordo degli eventi di un'estate
vissuti da Anne, una ragazza di quindici anni. Scritto durante le vacanze
estive del 1976, stagione della grande siccità, Ernaux ha la sensazione di
immergersi nei sentimenti di quell'adolescente, di ritornare lei stessa ad
essere una quindicenne.
La donna
gelata viene considerato da Ernaux un testo di «transizione verso
l'abbandono della finzione nel senso tradizionale del termine». Così come ne Gli
armadi vuoti vi è un'esplorazione di una realtà che affonda nell'esperienza
personale rivelando un sentire collettivo, ne La donna gelata
l'esplorazione si sposta sul ruolo femminile. «Negli incontri che ho avuto
quando è uscito questo libro, ho notato che nessuno lo leggeva come un romanzo
ma come un racconto autobiografico. Non ne sono stato affatto infastidita,
da nessun punto di vista, né personale né "letterario". In quel
periodo, nel 1981, e per diversi anni, mi ero posta molte domande sulla
scrittura e non confondevo più letteratura e romanzo, letteratura e
trasfigurazione della realtà. Avevo, inoltre, cessato di definire la
letteratura».
E difatti, fin dalle prime pagine de La Femme gelée vengo trascinata da una forza inusuale. È la lingua di Ernaux. Affilata, tagliente. Non si risparmia. Ho come la vaga sensazione di essere travolta da qualcosa di più grande. L'"io" dell'autrice rimesta nel torbido dei ricordi. In questa discesa nel "secondo sesso", Annie Ernaux descrive il percorso di una donna che, a ritroso, si accorge di lasciare «sempre meno di quel che crede».
In questa
discesa nella scrittura del proprio io, Ernaux si cala nella «réalité sociale»,
dando un nome a ciò che non era concesso nominare, tratteggiando i contorni del
«Féminin et féminisme». Tra identità e alterità si scopre donna in grado di
prendere decisioni sul proprio corpo e sulla propria persona, coinvolgendo il
lettore, facendolo partecipe attivo dell'esperienza vissuta.
Annie Ernaux
trasferisce sulla carta quella che Natalie Froloff ha denominato «infrastoria»,
nella quale confluiscono branche della conoscenza «notoriamente distanti» tra
loro come la sociologia e la letteratura. L'evento porta in nuce l'unione
di questi ambiti per descrivere una storia personale e intima di denuncia
contro i dogmi sociali di quel periodo.
Come scrive Valeria
Lo Forte, «le esperienze più scandalose sono testimonianze doverose contro il
silenzio: il racconto dell’aborto clandestino è denuncia di uno scacco sociale
e infrazione di un tabù letterario». Va da sé che disvelare «la dominazione
sociale e quella dell’ordine simbolico rimane fondamentale per la scrittrice,
che nonostante l’approdo al mondo intellettuale continua a scrivere dai margini
di Parigi» (come ha avuto modo di osservare Pierre Bras ne La révolte
esthétique d’Annie Ernaux).
L'evento si
colloca tra i testi di Annie Ernaux che inscrivono il sociale nello stile e lo
sviluppano attraverso lo stile narrativo e linguistico. Il fil rouge che unisce
la sociologia alla letteratura si staglia, con prepotenza, sul testo entrando
in contatto diretto con lo stesso.
La parola
diventa anello di congiunzione tra esperienza intima e personale ed esperienza
collettiva. Dalla parola di Ernaux traspare una presa di coscienza e di
responsabilità della realtà sociale vissuta e poi raccontata. Attraverso una
forma metatestuale, giocando con il testo e con le sue infinite
interpretazioni, con archetipi, simboli e modelli che saturano lo scritto
ernauxiano, si entra in totale alchimia con la narrazione autobiografica mutata
in autosociobiografia.
«Ho creato un collegamento confuso tra la mia classe sociale originaria e ciò che mi stava accadendo». L'evento è lo scritto nel quale l'autrice diventa emblema della classe operaia di provenienza ed è anche il libro nel quale intravedo il legame tra Ernaux e le donne della sua vita.
In un'intervista
rilasciata nel maggio 1993 e citata da Isabelle Charpentier, Annie Ernaux sostiene
che «la scrittura può mostrare. Mostra altro rispetto a un documentario
o al lavoro di un sociologo».
Le pagine de
L'Événement ripercorrono i paesaggi della memoria, diapositive personali, istantanee
che appartengono ai viali alberati di Rouen, alla campagna di Yvetot, ai
palazzi in rovina di (mettere città donna gelata). La parola scorre tra
l'impalcatura di un cantiere testuale in costante costruzione dove il tratto
biografico si modella abbracciando una voce comune in perenne tensione verso «verità
che non siano di ordine semplicemente individuale… ciò che trovo devono essere
verità collettive». Annie Ernaux parla di storia transpersonale a proposito
della sua scrittura: «l'“io” sarebbe legato a una forma impersonale, appena
sessuata, a volte addirittura più una parola dell'“altro” che una parola del
“me” (…) personale, autobiografico, ma non individuale. Penso di scrivere
perché assomiglio a tutti gli altri. È la parte di me che somiglia a tutti
quelli che vogliono scrivere».
Privandosi
dell'io, Annie Ernaux «si fa attraversare dagli altri per rivelarsi a se stessa»,
«pour y retrouver le monde» mentre la sua opera viene interamente messa nelle
mani del lettore.
Parte del mio studio sull'opera letteraria di Annie Ernaux è contenuta nel mio ultimo, L'evento della scrittura. Sull’autobiografia femminile in Colette, Marguerite Duras, Annie Ernaux pubblicato da 13lab Editore libro
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