L'articolo è uscito sulla rivista LuciaLibri
Una mattina di primavera appare su Le Nouvel Observateur quello che poi verrà ricordato come il Manifesto delle 343: una per una, dalla prima all’ultima, le voci delle donne che hanno abortito illegalmente. Il Manifesto è stato redatto da Simone de Beauvoir dal suo appartamento di Rue Schoelcher. È il 1971 e da oltre vent’anni Beauvoir riflette sulla condizione della donna, una riflessione nata dall’esigenza di capire se stessa e il suo percorso: “Se voglio definirmi, devo prima dire: Io sono una donna; tutte le altre affermazioni nasceranno da questa verità fondamentale”.
“Io sono una donna” è l’assunto, come ricordano le filosofe Geneviève Fraisse e Nancy Bauer, per il suo saggio filosofico ed esistenzialista, Il secondo sesso.
Come con il Manifesto, vent’anni prima Beauvoir strappa il corpo della donna dall’incessante tentativo di oggettivarlo per inserirlo in una struttura (sociale e politica) dove il corpo e la voce femminili si determinano e si differenziano dall’Uomo.
Maura Gancitano, nella prefazione a Le regine della filosofia. Eredità di donne che hanno fatto la storia del pensiero, edito da Tlon, cita proprio Simone de Beauvoir e Il secondo sesso per mettere in luce quanta strada sia necessario costruire ancora affinché la voce delle donne in campo filosofico non venga più ignorata: studi, diari, resoconti, indagini ad opera e firma di donne sono stati spesso taciuti perché giudicati senza importanza, dichiarazioni di fragilità o follia inconciliabili con l’immagine della madre-angelo del focolare che per molto tempo la società ha riservato come unica possibile condizione. Eppure, è da questa costellazione che possiamo innalzare il pensiero femminile e liberarlo dal giogo dell’invisibilità.
Albo illustrato e saggio filosofico. Le regine della filosofia a cura di Rebecca Buxton e Lisa Whiting, arriva a noi in questa veste grafica consegnandoci venti ritratti di filosofe, solo un piccolo gruppo che fa parte delle Grandi donne (alla fine del libro una lista esaustiva) che non sono state inserite (dimenticate volutamente o meno) nei manuali di filosofia e nei corsi universitari dedicati al pensiero occidentale. I loro lavori sono stati parzialmente studiati e talvolta poco approfonditi contribuendo a una storia del pensiero incompleta, frammentaria, limitando la capacità critica e venendo meno a quello che dovrebbe essere il compito della conoscenza.
Lo raccontano le ricerche condotte da Buxton e Whiting, rispettivamente dottoranda a Oxford e ricercatrice al Centre for Data Ethics and Innovation. “Non c’erano studi su donne filosofe”, ha dichiarato Buxton al Guardian. “Abbiamo trovato un libro chiamato I grandi filosofi, dove ogni capitolo parlava di un uomo e ogni capitolo era scritto da un uomo (…) e recentemente, il filosofo A.C. Grayling ha pubblicato il libro The History of Philosophy che non include capitoli su donne filosofe”.
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