La voce di Antonella Rizzo nel suo ultimo libro, Il fazzoletto di stoffa (Kinetès Edizioni)
Sento la voce dell'autrice. La
sua parola scuote il mio corpo. È un brivido. Un momento che lascia spazio a un
baluginare di pensieri ed emozioni. «Non sono
io la donna del libro. Tutt'al più le assomiglio, come può assomigliarle
qualsiasi donna del nostro tempo che vive sola e che lavora e che pensa». Così si raccontava Oriana Fallaci in una lunga
intervista negli anni Settanta. La voce di Fallaci si sovrappone a quella di
dell'autrice del libro che sto leggendo. E con lei quella di tante altre donne.
Madri, sorelle, amiche. Compagne di vita e di viaggi, di attimi condivisi, di
dolori taciuti.
Vengo trasportata dal libro di
Antonella Rizzo. Il fazzoletto di stoffa (pubblicato da Kinetès Edizioni, 2021)
è una raccolta di racconti brevi, incisivi, luminosi. La voce di Rizzo,
autentica e audace, accompagna alla scoperta della vita di Olivia e delle sue
stagioni, per le vie di Roma dove antico e moderno si scontrano di continuo,
conduce negli incubi di Anastasia, accanto a Venere, oppure al fianco di un
corpo sfinito durante la quarantena.
Sono questi alcuni dei racconti
di Rizzo che rappresentano l'umanità incontrata ogni giorno. Un'umanità spesso
strattonata e trascurata che trasforma il singolo, oggettivandolo e
disumanizzandolo. Ed è lì che la parola dell'autrice cede il posto a quella
delle singole storie raccontate. È in loro che ci si riconosce. Si scivola
nelle fragilità delle protagoniste, nelle loro angosce, nella loro rabbia,
nella loro determinazione. È come guardarsi allo specchio, scoprirsi indifese
difronte alla narrazione atroce e veritiera al tempo stesso (come nel racconto
Femminismo chimico). Nella lettura si rintracciano segni di comunione di
sentimenti e d'intenti.
Nello sguardo dell'altro si cerca
il valore del gesto incondizionato. Donare senza pretendere nulla in cambio,
donare per alleviare.
I racconti di Rizzo dipingono un
quadro frammentato da brandelli di bellezza e sincerità intrecciati insieme.
Come scrive Giorgio Ghiotti nella prefazione, «restiamo
felicemente incantati e ammirati dalla capacità dell'autrice di ibridare
narrazione e riflessione, invenzione e respiro saggistico».
Il fazzoletto di stoffa di
Antonella Rizzo suggerisce più letture per poter assaporare la moltitudine di
voci che si dispiegano tra queste pagine. Ognuno ritroverà qualcosa di se
stesso, una parte del proprio io, quella parte nascosta ai più, velata da mistero
e che, talvolta, noi stessi fatichiamo a mettere a fuoco. Ognuno, dicevo, troverà
qualcosa di sé e quindi auguro a questo libro di essere letto più e più volte
da diverse persone affinché possano cogliere l'essenza degli attimi proprio
perché è in quei momenti che, come scrive Rizzo, «può
succedere quello che non è successo in una vita».
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