Ci sono romanzi che si sentono fin dalle prime pagine e quello di Dola de Jong, L'albero e la vite (La Nuova Frontiera, 2023, traduzione di Laura Pignatta), è sicuramente uno di questi. Si sente la voce della narratrice, Bea, a cui si affianca quella di Erica. Non siamo davanti a due personaggi, ma a due persone e in questo sta la forza della scrittrice.
Man mano che le pagine scorrono, Bea ed Erica si svelano davanti a noi, inconsapevoli della piega che la loro esistenza sta prendendo. Condividono lo stesso appartamento e nel tempo condivideranno anche la stessa paura e la stessa angoscia per una vita che sfugge a qualsiasi categorizzazione.
L'amicizia diventerà un amore inconfessabile di fuoco e acqua. E come si può scappare da qualcosa che arde e al tempo stesso travolge? Sullo sfondo, Amsterdam all'alba della Seconda guerra mondiale. E qui un'altra voce femminile si inserisce nella storia, la madre di Erica. Lei è sempre stata a conoscenza del segreto della figlia, e sarà proprio lei all'origine del dolore di queste due giovani donne innamorate.
Da leggere anche la postfazione per capire il percorso editoriale e letterario che ha avuto il libro prima di vedere la luce nel 1954.
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