C'è un amore che grida, chiede aiuto, affonda e riemerge in un dolore che diventa, ben presto, riflesso di quella stessa storia, tormentata e ossessiva, quella narrata da Yann Andréa in Questo amore pubblicato da Fve editori. Giovane e introverso studente di filosofia, Yann Andréa abbandona la vita così come la conosceva per vivere Duras.
Yann Andréa e Marguerite Duras. Di loro avevo già scritto in uno dei miei libri*, immaginandoli a bordo della Peugeot 104, all'alba. I volti illuminati dai primi raggi di sole sul molo di Honfluer. Abitavano insieme da alcuni mesi dopo che lui, il ventitreenne studente di filosofia, era stato al cinema Lux di Caen per assistere alla proiezione di India Song e aver ascoltato la voce di Duras in seguito alla visione della pellicola. L'incontro con lei, quel primo incontro fu fatale.
Qualche tempo
prima, Yann Andréa aveva letto per caso I cavallini di Tarquinia. Folgorato dalla scrittura di Duras, attraversato dalle
sue parole, un turbinio di emozioni aveva messo in moto le zone più profonde e
recondite di Yann. Impossessato dalla scrittura di Duras, Yann Andréa non poteva
perdere l’occasione di conoscere colei che faceva tremare ogni parte del suo
corpo.
Lo vedo mentre
si avvicinava al cinema Lux, lo vedo mentre la cerca con gli occhi sulle note della
voce di Jeanne Moreau. Vedo il suo sguardo estasiato mentre ascolta le parole
di colei che già ama di un amore senza amore. È ammaliato, Yann Andréa, non
come gli altri ma più degli altri.
Lo guardo
mentre si avvicina a Marguerite. Tra le mani stringe il libro Détruire, dit-elle. Le chiede una dedica e poi aggiunge, con voce tremante, se può scriverle delle lettere, se può dargli un
indirizzo al quale spedirle. Inaspettatamente lei accetta e gli fornisce lo
stesso indirizzo che sarà il luogo nel quale si rifugerà, molti anni dopo, alla
morte di Marguerite Duras.
Lui le scriverà
per cinque anni consecutivi, senza ricevere risposta.
Non poteva
sapere che Marguerite Duras aveva ricominciato a bere proprio l’anno del loro
incontro. Stretta nella morsa della sua solitudine, Duras riviveva i dolori
della sua vita. Ritornava in modo ossessivo sulla sua storia. Travolta dalla
propria ossessione, Duras era logorata da ricordi troppo ingombranti per essere
lasciati nel posto in cui si trovavano ma, allo stesso tempo, troppo importanti
per essere ignorati. Duras non impedì che la corrente li allontanasse, tuttavia
nell’atto stesso di immergere la lenza nella memoria, lei lasciò che l’acqua
portasse a galla quello che era rimasto sul fondo per tanto, troppo, tempo.
Per cinque lunghi anni, le lettere di Yann Andréa portarono una luce nel buio della stanza di Marguerite Duras. Le sue parole denotavano un trasporto empatico senza eguali. Nessuno, in quel periodo, era riuscito a entrare così in profondità nel suo universo. Nessuno, eccetto quel giovane studente di filosofia. Lo stile linguistico, l’intensità del linguaggio… tutto nelle lettere di Yann era permeato dall’universo durassiano.
Nel 1980, dopo
due mesi di ricovero ospedaliero, Duras inviò a Yann Andréa l’opera L'homme
assis dans le couloir e questa volta fu lei ad essere ricambiata con il
silenzio. Non si arrese, continuò ad inviare scritti al giovane Yann.
Non smisero di scriversi fino alla fine di agosto del 1980 quando Duras inviterà Yann Andréa a bere un bicchiere di vino a casa sua. Fu in quel momento che Yann lasciò tutto e si trasferì da Marguerite a Trouville, un’ora di strada da Caen, anni luce distante dalla vita da studente che aveva condotto fino al giorno prima.
Inizia così una storia che durerà fino alla scomparsa di Duras. Gli ultimi sedici anni della vita di Marguerite Duras sono raccontati da Yann Andréa. Più di un compagno, più di un amante. Yann Andréa diventa Duras prima leggendola poi vivendola e poi ancora scrivendo di lei. Perché c'è solo una cosa che può salvare Yann Andréa ed è scrivere di questo incomparabile amore.
Un passaggio tratto da Questo amore: "Lei non sa chi scrive. Fino all’ultimo giorno dice: io non lo so chi scrive, io non so cos’è scrivere. E nonostante ciò scrive, lo fa ogni singolo giorno della sua vita, scrive anche quando non scrive. Vede qualcosa. Non si può resistere. Sa che non ne vale la pena, che scrivere non sostituirà l’assoluto, che non sarà mai raggiunto Dio, e però bisogna farlo, bisogna tentare questa quotidiana umiltà, scrivere, provare a raggiungere la parola."
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