domenica 22 dicembre 2024

Bene immobile, l'ultimo capitolo dell'autobiografia in movimento di Deborah Levy

Bene immobile è l’ultimo capitolo dell’autobiografia in movimento di Deborah Levy, un’opera che esplora con delicatezza e profondità i temi della memoria, del desiderio e dell’identità. In questo volume, Levy affronta la questione del possesso (reale, emotivo e simbolico)  intrecciando il concetto di casa con quello di spazio personale, intellettuale e creativo. Al centro del libro c’è il sogno di una “casa perfetta”, una sorta di rifugio immaginato, lussureggiante e irraggiungibile, che la scrittrice dipinge come fosse un desiderio profondo ma impossibile. 




La casa diventa metafora non solo di una proprietà materiale, ma anche dello spazio mentale in cui scrivere, immaginare e reinventarsi. Come negli altri due libri che compongono le trilogia, Il costo della vita e Cose che non voglio sapere, anche qui la ricerca della casa ideale è solo il punto di partenza. Deborah Levy intreccia questo desiderio con riflessioni più ampie sulla vita delle donne, sul costo emotivo della libertà e sull’importanza di occupare uno spazio che non sia solo fisico, ma anche culturale e spirituale. Attraverso le sue esperienze, Levy invita a interrogarsi su cosa significhi veramente possedere qualcosa: una casa, una storia, una vita.

Il suo linguaggio, come nei libri precedenti che compongono la trilogia, è lirico e stratificato, con una prosa che scivola tra l’introspezione intima e le riflessioni universali.

La casa è la cornice per esplorare temi profondi: la scrittura come luogo di appartenenza, lo scorrere del tempo e l’inevitabile imperfezione della vita vissuta. In questa opera, Levy ci offre un ritratto vivido e commovente della tensione tra ciò che desideriamo e ciò che abbiamo, spingendoci a riflettere su cosa significhi davvero mettere radici nel mondo.



lunedì 9 dicembre 2024

L'autobiografia in movimento di Deborah Levy. Il costo della vita

Il costo della vita di Deborah Levy è più di un memoir; è un diario dell’anima, un manifesto personale, un’ode alla libertà e alla trasformazione. Dopo Cose che non voglio sapere, Levy ci accompagna nel secondo capitolo di quest'autobiografia in movimento. Con una prosa delicata e potente, Levy ci trascina nella sua vita di donna e scrittrice, in un momento di transizione che è tanto una rottura quanto un’apertura verso nuove possibilità. È una riflessione intima su ciò che significa vivere veramente, su ciò che siamo disposti a perdere – o a lasciare indietro – per costruire un’esistenza autentica.

 



Il libro si apre con un capitolo cruciale della vita dell’autrice: la fine del suo matrimonio, un evento che fa crollare le fondamenta di ciò che conosceva fino a quel momento. Il trasferimento in un piccolo appartamento con le sue due figlie adolescenti diventa il simbolo di questa frattura e, allo stesso tempo, l’inizio di una nuova era. Levy ci conduce attraverso gli spazi angusti della sua quotidianità, raccontando con sincerità disarmante le sfide di una donna di mezza età che cerca di rimettere insieme i pezzi della propria identità. La casa diventa il luogo dove i sogni incontrano le difficoltà pratiche, dove l’autonomia si scontra con le necessità materiali e, soprattutto, dove si riscopre il valore della semplicità e della resistenza.

 

Ma Il costo della vita non è solo il racconto di una separazione; è un’analisi acuta e lucida del prezzo della libertà femminile. Levy ci mostra come le donne siano spesso costrette a negoziare spazi e ruoli in una società che continua a considerarle soprattutto madri, mogli e figure di supporto. Racconta di come le aspettative sociali possano diventare una gabbia, e di come, per liberarsene, sia necessario un sacrificio – economico, emotivo, psicologico. Il "costo" di cui parla il titolo è un concetto poliedrico: è il prezzo del cambiamento, il prezzo dell’indipendenza, ma anche il prezzo di non arrendersi a un’esistenza che non si sente propria.

 

L'autrice intreccia riflessioni personali a momenti universali, passando dalle relazioni interpersonali alle dinamiche di potere, dai legami familiari alla solitudine. Il suo stile è intimo e tagliente, capace di catturare con poche parole le contraddizioni dell’esperienza umana. In un momento, Levy può descrivere il calore di una giornata estiva; nel successivo, ci trascina in una meditazione sul significato dell’amore, o sull’illusione della sicurezza.

 

Alla base di tutto, c'è la scrittura. Per Levy, scrivere non è solo una professione, ma una forma di sopravvivenza, un modo per dare senso al caos. La penna diventa lo strumento con cui negozia il suo posto nel mondo, con cui scava dentro di sé e trova nuova forza.

 

Il costo della vita è un libro che parla a tutte le donne – e a chiunque abbia mai affrontato una trasformazione radicale. È un invito a interrogarsi su cosa significa vivere pienamente, su cosa siamo disposti a perdere per essere fedeli a noi stessi. Levy non offre risposte facili; al contrario, il suo racconto ci lascia con domande aperte, con frammenti di una vita che è sempre in movimento. Eppure, proprio in questa incompletezza risiede la bellezza del libro: è un promemoria che la libertà non è mai gratuita, ma che vale sempre il prezzo da pagare.

venerdì 6 dicembre 2024

Alice Rivaz, La pace degli alveari

Scopro Alice Rivaz, questa autrice definita da Annie Ernaux sorella di femminismo.


Un estratto dal suo libro La pace degli alveari, (Paginauno edizioni, 2019)



“Credo di non amare più mio marito. E pensare che tutta la mia famiglia immagina sia l’uomo della mia vita, dato che ho penato così tanto e così a lungo per lui, ho lavorato per lui, a causa sua. Ma è da questo che si misura forse l’amore? Io non credo. Quel che misura, ciò di cui è testimonianza non è piuttosto una certa obbedienza a un destino? Obbedienza, sì, il termine più vero di quello di amore e che a poco a poco lo sostituisce, quando le squame cominciano a caderci dagli occhi e osiamo chiamare gli esseri e i sentimenti con il loro vero nome, quando quelli che chiamiamo mio marito ci appaiono per ciò che realmente sono, forse traghettatori che non sanno quel che fanno, però lo fanno affinchè dietro di loro, nella loro ombra, imbarcate con loro in questo passaggio da una riva all'altra, non ci sia dato di conoscere in solitudine i mulinelli, la spuma delle onde, affinchè non restiamo senza compagno, e senza testimone durante la traverata. Ma com’è difficile vedere un semplice compagno in colui che tanto a lungo è stato qualcos’altro. E poi! Che razza di compagno! Lui che è per l’appunto così poco tagliato per vivere con noi, lui che non apprezza le nostre stesse cose, non desidera le nostre stesse cos’è attirato da ciò che non amiamo, indifferente e talvolta ostile verso quel che amiamo. Quanto gli preferirei a questo punto la compagnia di un’amica, di una madre. Il fatto è che loro appartengono a una specie diversa dalla nostra. L’avevo capito già da piccola. E’ tra di loro che dovrebbero trascorrere la vita, inseguire il proprio destino. Del resto solo tra loro sono sono davvero felici, davvero autentici, senza di noi”.


mercoledì 4 dicembre 2024

Restituire alla vita: memoria, scrittura e immagine nell'opera di Annie Ernaux

Giovedì 5 dicembre alle ore 17.00


Museo di Roma in Trastevere - Sala Multimediale


Incontro organizzato dall'associazione Le parole delle scrittrici



Se non le scrivo, le cose non arrivano al loro compimento, sono state solamente vissute.

Questa potente affermazione di Annie Ernaux non solo ispira l'incontro, ma incapsula l'essenza del gesto della scrittura (di pavesiana memoria) come atto fondante della vita stessa. Basato sulla biografia "Annie Ernaux. Ritratto di una vita", pubblicata nell'ottobre del 2022, e sul carteggio, a oggi inedito tra Durantini ed Ernaux, l'incontro esplora come la parola scritta non solo documenta l'esistenza ma la modella, trasformando frammenti di vita in narrazione.

Attraverso l'analisi della produzione di Ernaux, si approfondirà l'intreccio tra memoria, scrittura e immagine e come tale intreccio restituisca alla vita ciò che il tempo rischia di cancellare: la scrittura quale necessità in grado di creare un ponte tra noi e il mondo.

domenica 1 dicembre 2024

Pampaluna: Premio di scrittura femminile “Il Paese delle donne” (XXV edizione)

Pampaluna riceve il Premio di scrittura femminile “Il Paese delle donne” (XXV edizione) per la sezione letteratura per l'infanzia e ragazz*

Ringrazio sentitamente l'Associazione e la giuria tutta.


Associazione  Il Paese delle Donne

Casa internazionale delle donne di Roma

Roma, 30 novembre 2024


La giuria, presieduta dalle co-presidenti, Maria Paola Fiorensoli e Fiorenza Taricone e composta da Gabriella Anselmi, Donatella Artese De Lollis, Antonella Bontae, Amelia Broccoli, Marina Del Vecchio, Gabriella Gianfelici, Monica Grasso, Irene Iorno, Enrica Manna, Patrizia Melluso, Eva Panitteri, Beatrice Pisa, Lucilla Ricasoli, Anna Maria Robustelli, Maria Teresa Santilli.




Attribuisce il Premio di scrittura femminile “Il Paese delle donne” (XXV edizione) per la sezione letteratura per l'infanzia e ragazz* a Pampaluna  (Dalia edizioni)  



con la seguente motivazione: Pampaluna conferma le indubbie qualità letterarie di Sara Durantini: una scrittura misurata e avvolgente, una intensa frequentazione con l'analisi introspettiva e una preziosa cura della Memoria che, com'è noto, gli antichi Greci consideravano madre della Muse (per la lettura della motivazione rimando alla rivista Speciale 25 Il Paese delle Donne).