Lettere e memorie autobiografiche: tracce di Virginia Woolf

Pensavo l'altra sera che non c'è mai stata un'autobiografia di una donna. Niente che possa essere paragonato a Rousseau. Suppongo che castità e modestia siano state la ragione. Ora, perché non dovresti essere non solo la prima donna a scrivere un'opera, ma anche la prima a raccontare la verità su se stessa? Ma solo il grande artista può dire la verità. Mi piacerebbe un'analisi della tua vita sessuale, come fece Rousseau con la sua. Più introspezione. Più intimità.


Virginia Woolf in una lettera all'amica Ethel Smyth, 24 dicembre 1940 


Sembrava che un'ombra giacesse sulla pagina. Era una barra scura e dritta, un'ombra che aveva la forma della lettera "I". Si cominciava a spostarsi da una parte all'altra per cercare di cogliere un frammento del paesaggio dietro di essa. Che fosse davvero un albero o una donna che camminava, non ne ero del tutto sicuro. Si veniva sempre richiamati indietro alla lettera "I". Si cominciava a essere stanchi di quell’"I". Non che quell’"I" non fosse rispettabile; onesta e logica; dura come un guscio di noce, e levigata per secoli da buoni insegnamenti e da una buona alimentazione. Rispetto e ammiro quell’"I" dal profondo del cuore. Ma – qui voltai una o due pagine, cercando qualcosa – il peggio è che, nell'ombra della lettera "I", tutto è informe come nebbia.

Virginia Woolf , Una stanza tutta per sé


Ci sono diverse difficoltà. In primo luogo, l'enorme quantità di cose che riesco a ricordare; in secondo luogo, il numero di modi diversi in cui si possono scrivere le memorie. Essendo una grande lettrice di memorie, conosco molti modi diversi.


Riesco a ricordare la sensazione della sua mano che si infilava sotto i miei vestiti; scendendo con fermezza e costanza, sempre più in basso. Ricordo come speravo che si fermasse; come mi irrigidii e cercai di divincolarmi mentre la sua mano si avvicinava alle mie parti intime. Ma non si fermò. La sua mano esplorò anche le mie parti intime. Ricordo il risentimento, il disgusto – qual è la parola per un sentimento così muto e confuso? Deve essere stato forte, dato che lo ricordo ancora. [...] Devo essere stata vergognosa o spaventata del mio stesso corpo.


Il problema che ho accennato alla prima pagina: perché è così difficile dare un resoconto della persona a cui accadono le cose. La persona è con ogni evidenza immensamente complicata. Si consideri l’episodio dello specchio. Sebbene abbia fatto del mio meglio per spiegare perché provavo vergogna nel guardare il mio volto, sono riuscita solo a scoprire alcune possibili ragioni; potrebbero essercene altre; non credo di essere arrivata alla verità; eppure questo è un episodio semplice, ed è successo a me personalmente, e non ho alcun motivo per mentire a riguardo. Nonostante tutto ciò, le persone scrivono ciò che chiamano "vite" di altre persone; cioè raccolgono una serie di eventi e lasciano sconosciuta la persona a cui sono accaduti.

Virginia Woolf, Tracce del passato




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